Sergio Scariolo: 'Siamo pronti per i playoff'
Il coach dell'Olimpia parla dei playoff
Sergio Scariolo ha parlato a Tuttosport parlando dei playoff in cui Milano giocherà contro la Reyer Venezia nei quarti di finale. Eccole le parole del coach.
"Io ho lanciato una crociata per il basket italiano? Sono contento, se lo si pensa. I miei interventi esprimono opinioni e sensazioni dopo mesi di silenzio e studio. L'intenzione è aiutare il movimento a crescere, dopo anni in cui mi pare si sia pensato a interessi singoli. Petrucci che vietò ogni part-time nello stesso paese in cui allena un club? Un dirigente esperto e di qualità come Petrucci merita considerazione massima. Per uscire dallo specifico, dico che il problema non è l'ipotetica costruzione di una inviolabilità, ma è in chi - per codardia o per cercare vantaggi - segue l'imperatore senza valutarne i vestiti. L'imperatore diventa tale per merito, non ne ha chi lo segue per interesse. Non può far notìzia una voce fuori dal coro. La diversità di opinioni dovrebbe essere normale, in confronto. Non dovrebbe esserci un solo coro. Playoff? Abbiamo avuto alti e bassi, normali per una squadra con 10 elementi nuovi su 12. Abbiamo raggiunto l'equilibrio e la condizione poco alla volta. Sbagliando, pure. L'innesto di Bremer e il ritorno in salute di Hair-ston ci hanno lanciato definitivamente. Ecco un altro aspetto che mi preoccupa del basket italiano. S'è perso il concetto di progetto, la capacità o volontà di identificare ciò che oggi vale 2, ma col lavoro può valere 6. Qui si vive soltanto partita per partita. Come costruire, allora? Yannis sta completando la miglior stagione in carriera, superando problemi dovuti a due fattori: 1: per la prima volta è uscito davvero da casa, i tre mesi al Barcellona non contano. 2: ha disputato gli Europei e come tutti i reduci dalla Lituania ha poi affrontato calo, fatica. Siamo cresciuti quando lui, Cook e compagni hanno ritrovato smalto. Nulla è poi casuale, lui ha capito meglio la realtà e i compagni hanno imparato a innescarlo. I giovani nostrani? Nicolò ha talento, è intelligente, ha importante potenziale inespresso. Deve crescere, ma ora che il suo ruolo è chiaro e definito deve essere sempre più esigente con se stesso. Chiaro, con lui e Gentile bisogna mescolare fiducia, capacità di rischiare, pure essere rigidi. E giudicarli e impiegarli secondo rendimento. Senza concessioni. Esempio Olympiacos che ha vinto con i giovani greci? Credo possa esserlo in Grecia. In Italia serve tempo perché negli ultimi anni gli italiani non erano certo al centro di un progetto. Comunque, sì, bisogna rischiare. Gentile, due giorni dopo il suo arrivo a Milano, ha giocato 12" nella partita decisiva per noi in Eurolega. Non bisogna avere fiducia cieca, ma neppure abbassare l'ostacolo. Ho imparato una cosa da ct della Spagna che bisogna far sentire ai giovani che sono parte di un programma, devono avvertire l'attenzione intorno. E per questo non basta aggiungere un preparatore o un tecnico. E' questione di attenzione, nel bene e nel male. Licenza triennale? Non è ancora sicura. Ma se così fosse, sarebbe il riconoscimento del credito conquistato attraverso il lavoro, la linearità da questa società. Il progetto-Olimpia mi pare apprezzato a livello internazionale più che in Italia. Serie A? E' una delle note più confortanti e importanti dal mio ritorno in Italia. La qualità degli allenatori è altissima. Molte squadre esprimono basket di qualità. E pure di genere diverso. Scudetto? Noi vogliamo vincere, ma non è l'assillo. E intanto dobbiamo concentrarci su Venezia. La Reyer ha disputato una grande stagione, ha alternative, esperienza. Sarebbe un errore sottovalutarla perché l'abbiamo battuta due volte. Futuro? Juan Fernandez, che ha il nostro passaporto, diventerà uno dei migliori play europei se sapremo dargli il tempo per crescere".
Scariolo ha anche parlato con La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole.
"Ho l'esperienza e ho avuto maestri talmente bravi per avere la sensibilità di capire quando è il caso di mettere dei punti fermi e chiarire le cose dice . Sono stato zitto per un po', ho verificato quello che tutti mi avevano detto sul nostro basket e quando ho avuto le idee chiare, le ho espresse. Per fortuna non ho la necessità di lavorare in Italia per dar da mangiare alla mia famiglia: dire quello che penso lo ritengo un contributo al movimento come quello di sviluppare e far giocare tanto i giocatori italiani. La mentalità del "è meglio stare zitti" è quella che porta all'appiattimento, alla stagnazione, alla piaggeria, alla sudditanza di un movimento cioè alla man- canza di idee. Che possa pagare questo atteggiamento, e il primo pegno l'abbiamo già versato in semifinale di coppa Italia, è in preventivo. Nei playoff i toni si alzeranno, situazioni come quelle di Torino non le accetteremo più, non bisogna spaventarsi ma essere ancora più bravi in campo per attutirne gli effetti. Questa società si è guadagnata sul campo e merita il rispetto dovuto all'unico vero progetto che c'è nel nostro basket e non solo per i 24 scudetti di tanto tempo fa. ono contento della qualità della pallacanestro raggiunta e del coinvolgimento dei giocatori in un sistema che non è facile ma che dà risultati a medio e lungo periodo. Ci sono indicatori importanti, siamo primi negli assist, al top di tutte le statistiche. In difesa, dove abbiamo dei limiti strutturali, dobbiamo crescere, soprattutto negli uno contro uno. E' una questione di energia ma siamo giovani e questo ci dovrebbe dare un plus quando le serie di playoff si allungheranno. Perché il mio sistema è difficile? Perché non è un gioco di esecuzione meccanica e ripetuta ma dà ai giocatori delle opzioni tra le quali scegliere. E' più faticoso e meno automatico ma tutte le grandi squadre sono elastiche e versatili. Metto in preventivo un numero di palle perse piuttosto elevato, ora sono 16.5 a partita, ridurle di 3 o 4 è un obbiettivo importante nei playoff. Siena è arrivata prima con merito. Ha dovuto rinunciare subito all'unica scommessa fatta tornando sui propri passi con scelte più tradizionali. Ora si trova con un organico di 15 giocatori che non ha eguali in Europa: la qualità di chi sarà costretto a stare in tribuna è altissima. Noi dobbiamo inserire Dentmon. Si sta allenando solo da 4 giorni perchè si è infortunato a un piede. Per fortuna non deve salvare la patria ma solo darci una mano. Cantù ha scelto di cambiare assetto durante l'anno, poi sono arrivati gli infortuni. Partiamo di rincorsa ma con la voglia, l'ambizione, l'energia e la consa pevolezza anche tecnica di poter ribaltare la situazione e non con la rassegnazione vista in passato nei playoff italiani. Anche se i grandi passi nascono da tanti picco li passettini e a Siena penseremo se la affronteremo. Ora c'è Venezia e siamo la squadra che pagherà di più la lunga sosta. La mia paura non è mai stata relativa alla squadra o alla società, ma al pubblico. Ritengo una grande cosa che ci stia dimostrando che ci crede, ha fiducia in ciò che stiamo facendo".