Ferdinando Minucci a La Repubblica: 'Primi ma vogliamo di più'
Il presidente della Mens Sana rilascia una lunga intervista a La Repubblica
Nel corso di una lunga intervista rilasciata a Stefano Valenti a La Repubblica, Ferdinando Minucci presidente della Mens Sana Siena, ha fatto il punto della situazione in casa della squadra campione d'Italia, analizzando il girone di andata chiuso al primo posto.
Questa l'intervista.
"Programmando la stagione, anziché portare grandi cambiamenti abbiamo preferito estendere questo, poggiando sulle nostre certezze. Altre squadre invece sono agli inizi di un ciclo importante, magari lo è Pesaro che ha chiuso l'andata in una posizione di rilievo. Ma non solo, perché Teramo era data spacciata ed ora ha un ruolino da prima (vinte 4 in fila, come i marchigiani). Del resto volevate tutti un campionato emozionante, ora ce l'avete. Io, sinceramente, lo preferivo diverso..." dice Ferdinando Minucci, presidente e general manager di Siena.
Avete perso per infortunio due giocatori determinanti come Kaukenas e Lavrinovic, ma la sostanza al campionato continuate a darla con la vostra continuità in testa.
"Guardando quel che ci è successo in questi mesi il risultato è ottimo. Se poi si vanno a vedere le partite fatte, quelle perse, e come stiamo giocando, non siamo particolarmente soddisfatti".
La vostra analisi di questa insoddisfazione?
"Che la perdita dei due lituani incide sulla qualità del nostro gioco e quindi, volendo essere ottimisti e guardando la classifica, va bene così. Se però non vedessimo miglioramenti, allora cambieremmo l'ottimismo della nostra analisi".
Non siete gli unici ad aver avuto problemi di infortuni e di roster. E neanche gli unici ad esserne usciti brillantemente: Cantù (terza) ha perso Scekic, Bologna (quinta) McIntyre, Teramo da ultima ha giocato più di un mese senza un americano.
"Le squadre sono fatte dagli uomini, dentro e fuori dal campo, ed il valore aggiunto è dato da come si affronta il futuro, avendo anche la pazienza di aspettare. Noi siamo impegnati su due fronti e per questo siamo dovuti andare sul mercato (con Rakocevic) ritenendolo indispensabile anche per prevenire future difficoltà. Quelle che poi abbiamo avuto".
C'è sempre pressione da vittoria, su questa Montepaschi?
"Siamo in una condizione strana. Perché non dovremmo averla, dopo cinque scudetti consecutivi ed i risultati degli ultimi dieci anni. Ed invece ce ne è tantissima. Ma non dell'esterno, è il nostro sistema che la produce: l'obiettivo resta quello di spremere al nostro interno il massimo delle risorse e delle motivazioni. E l'avere questa spinta resta molto bello, a mio giudizio".
Come ieri: battete Montegranaro, girate la boa al primo posto, ma Pianigiani in sala stampa lancia messaggi di preoccupazione.
"Può sembrare ingrato nei confronti dello sforzo di chi in campo ha tirato la carretta più del previsto, proprio a causa degli infortuni. Prima di quelle dichiarazioni mi sono confrontato con Simone, trovandoci d'accordo. I giocatori devono sempre avere ben chiari il sacrificio di una società ed il lavoro di uno staff per ottenere il massimo risultato. Primi sì, ma vogliamo di più".
Quando contate di riavere Lavrinovic in campo?
"Nella seconda o terza gara di Top 16. Sicuramente a posto per la Final Eight di Coppa Italia".
Sarà il primo obiettivo della stagione, in calendario a febbraio. Ma quello più ambito resta il sesto scudetto consecutivo, come nessun altro nella storia del nostro basket.
"E' così ed è per questo che non abbiamo azzerato il progetto in corsa facendone partire uno nuovo. C'è stata solo una scommessa, Summers, e non è andata bene. Per questo poi abbiamo scelto gente esperta, sapendo quel che ci poteva dare".
E' sorpreso dai patemi di Milano, dove la radice di tutto pare risieda in una debole tenuta mentale?
"Sorpreso no. Però resta pur sempre a due vittorie da noi, mica lontanissima. Mi aspettavo che Gallinari sarebbe stato un problema nel momento in cui avrebbe lasciato la squadra. E poi pesa la perdita di Hairston. Milano ha fatto un'ottima campagna acquisti, scegliendo ottimi giocatori. Che però vengono da sistemi consolidati e diversi (il riferimento è a Nicholas e Fotsis dal Panathinaikos) ed allora serve pazienza. Che però scarseggia tra i tifosi, la stampa ed a volte anche tra i dirigenti. Ma non mi sembra sia il caso di quelli di Milano".
Minucci, la pazienza l'hanno esaurita pure a La7. Da febbraio il campionato trasloca su La7D, canale di nicchia che comporterà un calo importante degli ascolti.
"Mi auguro ci sia un incontro in tempi rapidi con la La7, in virtù di un contratto in essere. Quando un prodotto non funziona, come in questo caso, ci può essere una doppia responsabilità, sia del prodotto che di chi lo gestisce. A titolo personale dico che quest'anno l'esperienza delle dirette sulle emittenti locali è molto positiva e che la Rai confeziona un prodotto di medio livello che cattura audience più alte di quelle che avevamo a pagamento. La7 era la ciliegina sulla torta, è chiaro che ora ci verrà a mancare uno spicchio importante su cui era basato il progetto di visibilità".
Tra poco più di un anno verrà a mancare anche Dino Meneghin, ai vostri tavoli d'incontro con la Federazione. Il suo non ricandidarsi alla presidenza, mentre parlate di programmazione pluriennale, può cambiare la sostanza delle trattative in essere?
"A titolo personale mi spiace per Dino, col quale ho un ottimo rapporto. Ma non cambierà nulla, anche perché Meneghin non è mai stato un candidato dei club. Io spero sempre che al di là di ruoli e persone prevalga il desiderio di dare una mano al basket nelle difficoltà, globali, che sta attraversando".
E' stato da amico del basket l'intervento del presidente del Coni, Petrucci?
"L'ho molto apprezzato. Nella crisi economica mondiale, quello dello sport è un mondo dove gli investimenti subiscono una grande volatilità. E per questo deve essere sostenuto, in modo deciso, e col pieno impegno di tutti. Petrucci, con la sua scesa in campo, lo ha fatto".