Meo Sacchetti: Dal campo profughi alla promessa di mio figlio
Il coach dell'Enel Brindisi si racconta dalle colonne di Repubblica
SULLA PALLACANESTRO
«Non avrei mai immaginato di vincere un argento a Mosca marcando Sergei Belov».
SUL FIGLIO BRIAN
«Non gli ho mai regalato niente, anzi gli ho tolto qualcosa. A cinque anni, quando mi ruppi il ginocchio, mi disse: “Babbo, lo vincerò io lo scudetto per te”. E’ andata proprio così».
SUL GIOCO
«E’ piacere. Sbraitare, appesantire gli altri, non serve. Mi piace il talento perché io non ne avevo, con Pozzecco era una continua sfida, Travis Diener mi disse che non era arrivato dall’America per difendere. Ma il giocatore per me fondamentale è stato Shane Lawal: generosità e concretezza».
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