Sardara: Presente, passato e futuro, si riparte dall'essere Sassari
Questa mattina, nella Club House societaria, il presidente della Dinamo Banco di Sardegna Stefano Sardara ha incontrato i giornalisti per fare il punto sul momento della stagione
Partendo dal passato: quello che è avvenuto è chiaro a tutti, la stagione è complicata, è un’annata che arriva dopo il triplete e la gestione di questo momento non è stata facile. Il primo errore che ho commesso io è quello di allungare un ciclo che avrebbe dovuto chiudersi prima, e questo ha complicato le cose. Probabilmente, nella costruzione della squadra abbiamo contravvenuto alla nostra regola fondante, che è quella di cercare giocatori che hanno fame e voglia di sbattersi, affidandosi invece a nomi da “triplete”, più che a uomini con precise caratteristiche. I nostri errori ci sono e si vedono, ora dobbiamo trovare la nostra giusta anima, ma siamo sereni e certi di riuscire a superare questo momento così come ci siamo riusciti gli anni passati.
Il presente è quello che ci impone di continuare, vogliamo ballare sotto la pioggia e non certo aspettare che passi, è il momento di fare corpo, trovare le motivazioni e insegnare ai ragazzi che è lo spirito di squadra a fare la differenza. L’uscita di Mitchell è su questa linea, non sarà un problema se dovessimo fare a meno di qualcun altro. L’importante è che quelli che vanno in campo siano pronti a lottare su ogni singola palla. I playoff sono lì, non accetteremo di arrenderci senza combattere fino alla fine. E questo è ciò che ho detto ai ragazzi anche ieri sera.
Guardando al futuro, arriviamo dalla due-giorni di Barcellona dove da un punto di vista societario abbiamo avuto un riconoscimento mai ricevuto. Per tanti motivi: primo perché lo fa la realtà che negli ultimi 15 anni ha gestito le coppe come l’Eurolega. E’ un riconoscimento che non arriva all’indomani del triplete e questo fa capire l’apprezzamento e la valorizzazione sul nostro progetto. Questo non ha niente a che fare con la diatriba Eurolega-Fiba perché quello che abbiamo ricevuto lunedì non è altro che una licenza, che nella storia è già stata data, pensiamo a Roma, Treviso, Bologna, ce l’ha in corso Milano, e nel passato è stata data a Siena. Non è una novità, è la prosecuzione di un percorso che ci ha fatto crescere tanto e ci ha dato visibilità. Siamo straorgogliosi di questo progetto, aspettiamo di finire la stagione nel migliore dei modi e di poter riprogrammare. La società si è sempre sbucciata le ginocchia e mai come ora questa regola deve essere rispettata. Mi aspetto che questo sia l’impegno che tutti quelli che lavorano per la Dinamo, giocatori per primi, mettano nel lavoro.”
Sembra che questo riconoscimento europeo, come altri risultati della Dinamo, abbia dato fastidio all’esterno…
“Non pensavo che ciò che abbiamo fatto in questi anni potesse dare così fastidio, anche se altre volte da sardo che si è affacciato fuori dal mondo dell’isola ho vissuto questo atteggiamento di ‘distacco’. Quindi non è una novità, però se qualcuno si permette di insultare o non riconoscere i meriti della società io rispondo”.
La scelta europea com’è maturata, pensate ci possano essere delle conseguenze?
“Credo che Lega e Federazione abbiano fatto bene il loro mestiere. Lo stesso presidente Petrucci - che ci ha più volte indirizzato verso l’attesa, perché comunque la Federazione fa parte della Fiba - ha fatto quello che è nelle sue prerogative e ha fatto bene il suo lavoro. Rimane il fatto che le competizioni europee sono libero arbitrio delle società commerciali quali sono le società di pallacanestro, che devono pensare al loro futuro. Questo lo fanno, sempre pensando di fare il bene, nel migliore dei modi. Dal punto di vista giuridico, non c’è mai stato un precedente che ci possa far temere niente. Credo però che il tema non sia questo, credo che la Fiba possa organizzare bellissime coppe e magari anche noi un giorno potremmo prenderne parte. In questo momento la nostra è una scelta dettata dall’esperienza diretta con Euroleague che ci ha fatto crescere esponenzialmente, su tutti i livelli, dal campo al marketing, in un confronto straordinario con il mondo esterno".
Pensando al presente, come ritiene le parole di Jack Devecchi, che sembra un po’ arrabbiato?
“Io voglio in campo 5 Jack Devecchi che vengano sostituiti da altri 5 Jack quando escono. Quando abbiamo chiuso la stagione e ricostruito la squadra tutti si aspettavano grandi cose anche perchè dal punto di vista tecnico c'erano tutti gli elementi. Quello che non siamo riusciti a costruire è la chimica, il punto è il problema mentale di ragazzi che devono avere un approccio completamente diverso. Forse pensavano di arrivare in un mondo di titani dove tutto era scontato. Noi invece siamo Sassari, e dobbiamo sgomitare per ottenere ogni singolo obiettivo e risultato. Quello che ha detto Jack lo condivido in pieno".
Come state pensando di ripartire con la programmazione?
“Si riparte dall’identità. Non è facile sapere cosa fare dopo che hai vinto un triplete. La pressione è stata tanta ed è l’elemento che ci ha fatto fare l’errore più grosso, affidarci ai nomi e non agli uomini. L’anno prossimo si riparte da gente come Jack, da uomini che hanno queste caratteristiche, di intensità, voglia di fare e coscienza di dove sono e per chi giocano. E soprattutto dalla serenità, perché dobbiamo riconoscere che è la cosa che è mancata".
Qual è al momento la situazione contrattuale di Mitchell?
“Si rispetta il contratto, non metterà più piede in campo con la Dinamo ma la società ha principi e valori che non hanno un prezzo. Un giocatore che non ha adempiuto alla prestazione per cui era stato chiamato, che viene allontanato e continua a essere pagato, sta fermo”.
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