Caputo replica a Iavazzi: A volte mi ricorda Alice nel Paese delle Meraviglie
La pronta replica di Caputo alle parole di Iavazzi nei suoi confronti
Era impensabile che un personaggio navigato e preciso come Rosario Caputo lasciasse passare in silenzio le piccanti dichiarazioni di patron Iavazzi nei suoi confronti ed infatti così è stato. Una nostra richiesta d’intervista era partita venerdì mattina, appena uscite le dichiarazioni di Iavazzi, ma Ross the Boss ha volutamente evitato di alimentare polemiche prima di una gara importante come quella contro Capo d’Orlando e per questo tutto è stato rimandato ad inizio settimana.
Mr. Pepsi, che nel suo ufficio dell’IBG conserva in bella mostra i ricordi indelebili della sua avventura in bianconero, è visibilmente amareggiato per come sia ormai naufragato questo suo ritorno nella Juve, ma con dati e documenti alla mano ha fatto chiarezza sui diversi passaggi che hanno caratterizzato gli ultimi mesi bianconeri.
Le sue porte per la Juve apparentemente sono sempre ed ancora aperte, ma oggi la sensazione carpita dal suo sguardo e dalle sue parole dice che la delusione per il trattamento riservato è tanta ed immaginare che lo strappo con Iavazzi possa ricucirsi è alquanto improbabile.
(Ciamillo & Castoria)
Caputo preferisce partire da lontano e ricordare quindi come si è arrivati al suo ritorno nella Juve con quel ruolo di “super manager” e consigliere del Presidente. Il suo esordio è con una metafora che rievoca la sua proverbiale ironia e non le manda a dire in relazione alle dichiarazioni rilasciate da Iavazzi la scorsa settimana: “Il Presidente Iavazzi a volte mi ricorda “Alice nel paese delle meraviglie” che di tanto in tanto, fuori a qualche bar, incontra qualche testa di …e d’incanto la realtà diventa uno splendido specchio deformato. Consiglierei dunque di bere meno caffè fuori i bar e più bevande zuccherate, in modo da non alterare lo stato dei fatti. La realtà dei fatti invece è molto chiara e conservo tutti gli sms e le email che lo testimoniano. Il Presidente Iavazzi la scorsa estate venne da me per chiedermi una mano e forse qualcosa in più, perché non sapeva come tirarsi fuori dal pantano in cui era capitato. Chiarii subito che avrei dato una mano e lo avrei fatto portando in dote con me la pluriennale e vincente esperienza nelle Juve. Per rispetto alla mia storia nella Juve e per le affettuose pressioni ricevute da alcuni veri tifosi non ho quindi saputo e potuto dire di no, definendo un perimetro per il mio contributo economico tra i 100-110mila euro che ad oggi mi risultato tutti contrattualizzati. A suo tempo Iavazzi mi propose qualunque carica o ruolo nel club, ma Il mio compito sarebbe quindi stato solo quello di organizzare la società, occuparmi dei rapporti coi procuratori, allestire la squadra col coach ed inoltre regolare il comportamento del Presidente nelle vicende societarie. La squadra che ha battuto Capo d’Orlando è stata costruita da me e Dell’Agnello ed io in particolare, come ho già detto, ho gestito i rapporti con i procuratori che non volevano più sentire parlare di Caserta”.
Quali difficoltà ha incontrato in sede di mercato?
“Tantissime. Mi sono dovuto spendere molto per provare a ridare credito al club. Lo stesso procuratore italiano di Downs, per convincere il ragazzo a venire ed il procuratore americano a dare l’ok, mi ha fatto mandare una lettera personale per perorare il suo arrivo in Italia alla Juve. Lo stesso possiamo dirlo con Payton Siva che è arrivato qui solo dopo le mie grandi insistenze e soprattutto per il rapporto pluriennale di amicizia che c’è con Virginio Bernardi. Molti ricorderanno poi la mia presa di posizione in merito all’acquisto di Amoroso, col quale sono stato ore al telefono per fargli accettare la nostra offerta. Comunque sui giocatori mi fermo qui, anche se avrei un paragrafo per ognuno di loro”.
E’ vero però che Ghiacci lo ha voluto lei?
“Certamente. Una squadra oltre al talento deve avere personalità e deve essere ben voluta dal pubblico. Avere in squadra, oltre ad Amoroso, un’altra testa calda che potesse bilanciare la presenza e la personalità dei tanti americani pensavo potesse essere una scelta giusta. Tutto sommato credo di aver avuto ragione se penso agli ultimi 8’ contro l’Orlandina”.
Ha qualche rimpianto sul lavoro fatto in estate?
“Quando cercavo nuove risorse e se ne trovavano con fatica mi ero riproposto di vestire i panni del paciere tra Iavazzi e Barbagallo, il cui contributo economico concreto, indipendentemente da qualche uscita mediatica pre-partita fuori luogo, non poteva essere disperso nell’interesse della Juvecaserta. Poi però ho visto che hanno ricominciato a giocare a cane e gatto ed ho lasciato perdere”
Tornando al discorso societario, dove e quando sono sorti i problemi?
“Voglio ricordare che la prima tegola si è vista con l’iscrizione al campionato e li, ci sono sms che lo testimoniano, ho preso il controllo della situazione scrivendo quella lettera alla FIP che poi il Presidente firmò in calce. Ne conseguì che la Federazione ci diede l’ok ma, entro pochissimi giorni, bisognava poi ottenere una fidejussione di 350.000 € e Iavazzi mi comunicò di non essere in grado di recuperarla. A quel punto o tornavamo a fare la A2 o trovavo una soluzione e così la famosa Alice tornò nel mondo reale. Sempre svolgendo il semplice ruolo di “consigliere”, con una delle aziende che rappresento, abbiamo trovato una banca che ottemperasse alle richieste della FIP. Ciò è stato fatto con il 50% messo a garanzia dall’azienda ed il 50% messo con un deposito cauzionale che spero davvero non venga intaccato. Inoltre credo sia giusto sottolineare che in questa fase, per alimentare l’idea di Caserta Città del bakset e per far gonfiare il petto al Presidente, ho acquistato sempre con un’azienda a me vicina ben 250 abbonamenti. Tornando alla domanda, il problema è sorto quando dopo aver avviato la barca si necessitava del quotidiano e di quelle cazzate (fitti, auto, bollette ecc…) di cui io certamente non potevo occuparmi. Non avendo tempo per le mille questioni che caratterizzano la vita di un club. Proposi quindi di ingaggiare Antonello Nevola come Direttore Operativo, il cui palmares lo ritengo, tra alti e bassi, validissimo per un club come la Juvecaserta di oggi. Tutto ciò per testimoniare che nella prima fase la mia presenza c’è stata ed è stata concreta e tangibile. Nella seconda fase, quella operativa, tutto è legato ad un concetto di cassa che caratterizza la vita delle aziende ed io lì non potevo fare assolutamente nulla più. Il Presidente ha quindi pensato di andare avanti da solo per la sua strada, di tornare a parlare lui con i procuratori e quindi di relegare la mia figura ancor di più di quanto non l’avessi voluta relegare io in fase iniziale. Quello che dovevo fare ed avevo promesso l’ho dunque fatto, compreso il rendermi disponibile per qualunque consiglio”.
Quindi le porte per la Juve e Iavazzi restano aperte?
“L’importante è che mi si chiami magari prima di qualche guaio e non come fatto con l’infortunio di Siva. Io penso di aver fatto tanto mentre non credo che gli altri possano dire altrettanto. Di certo c’è che Iavazzi ritengo dovrebbe interrogarsi sul perché le persone che si avvicinano poi si allontanano e soprattutto Iavazzi deve ancor di più riflettere se ciò avviene con quelli che ha avvicinato lui. Resto comunque a disposizione per chiunque voglia interpellarmi, altrimenti continuerò a seguire la Juvecaserta pagando il mio biglietto”.
Queste sono le parole dirette, chiare ed inequivocabili di Rosario Caputo. Se patron Iavazzi volesse rispondere, come sempre, siamo disponibili.