Pistoia, il pensiero del presidente Maltinti dopo la multa da €14.000
Maltinti scrive una lettera aperta
Chi -pensavo- avendo visto stasera la partita in TV può ancora sostenere che questo non è lo sport più bello del mondo? I tanti sms ricevuti da società lontane alla sirena finale, i complimenti dei giornalisti, le lacrime di commozione del coach, l’unione fra due tifoserie rivali in nome del nostro piccolo Manuel, tutto entrava con forza nell’album di una serata splendida, non solo per chi aveva appena vinto, ma per tutti coloro che amano questo sport. Che gioia e che soddisfazione! Al pari di quando mille tifosi pistoiesi avevano invaso il Forum d’Assago di martedì sera per gara-5 dei playoff lo scorso anno, o di quando in duemila avevano valicato l’Appennino per colorare di bianco e di rosso l’Unipol Arena di Bologna…
Del resto la passione di questa città per il basket ha radici antiche e il nostro essere toscani, ironici, sagaci, mai violenti, ha aggiunto quel tocco in più che oggi mi fa, credo a ragione, pensare di avere uno dei palasport più belli e caldi di tutta Italia. Poi, dopo aver preso sonno a un orario indefinito ed essermi svegliato non proprio al massimo della forma, data l’età che inesorabile avanza, nel pomeriggio di martedì arriva la mazzata.
Ammenda da parte della Federazione di 2200 euro per offese del pubblico agli arbitri e 12000 euro in sostituzione del provvedimento di squalifica del campo per presenza di non meglio specificate persone che si trovavano durante la partita a bordocampo. C’erano 4000 spettatori lunedì sera sulle tribune del PalaCarrara… Ce ne sarebbero pure stati di più se la capienza del nostro impianto ce lo avesse consentito: qualche “vaffa” all’indirizzo dei direttori di gara, sicuramente, è scappato a qualcuno. E allora niente da dire su quei 2200 euro: ce li siamo meritati? Sì, e li paghiamo.
Ma come posso accettare il resto dei provvedimenti? Come posso accettare una giornata di squalifica del campo (commutata come da prassi in 12000 euro di ammenda) per la presenza di persone non identificate che si trovavano a bordo campo, sotto il canestro, durante il tempo supplementare? Quella persona non identificata, ero io. Il presidente della società, che magari non avrà titolo per trovarsi lì (e me ne scuso con tutti), ma che sicuramente non può essere definita “persona non identificata”.
Ammetto di non essere un volto da jet set del basket internazionale, ma dopo quasi mezzo secolo di attività, a vario titolo, nello sport, forse identificato o identificabile, mio malgrado lo sono… Era la mia presenza così tanto minacciosa, pericolosa, scorretta, da dover essere sanzionata con una squalifica del campo? Nei palasport che ho visitato, e sono stati tanti, dal Trentino alla Sicilia, ho visto anche canestri spostati durante un tiro libero, cartelloni pubblicitari rovesciati durante una rimessa, borse da donna gettate in campo durante un time-out.
Se lunedì sera a Pistoia fosse successa una cosa del genere, applicando il principio di proporzionalità, avremo forse dovuto giocare le prossime ventiquattro gare interne in campo neutro, a porte chiuse, e quattro contro cinque? Il basket italiano ha sicuramente dei problemi: tutti lo sappiamo, tutti lo diciamo, ma a volte mi chiedo se ci sia la reale volontà di intervenire…
12000 euro di ammenda per una società come la nostra sono un duro colpo: da presidente avrei preferito impiegare quei soldi per pagare i nostri collaboratori, che svolgono un lavoro encomiabile e che meriterebbero da parte mia un trattamento economico migliore di quello che purtroppo riesco a garantire loro.
Ogni anno tante, troppe società di basket gettano la spugna, spariscono, muoiono. Io non sarò forse un presidente molto amato dalla classe arbitrale, ma il mio essere sanguigno e verace, vuol dire essere anche istintivo, e mi rendo conto che questo non sempre è un bene…
E’ vero: senza arbitri, la domenica non si gioca! Ma ricordiamoci tutti anche l’altra faccia di questa stessa medaglia: senza società, la domenica non si arbitra!
Come presidente, ma ancor più come un quasi settantenne innamorato di questo sport io chiedo che ogni componente (Federazione, Lega, società, giocatori, tecnici, arbitri) abbia per una volta il coraggio di sedersi attorno al medesimo tavolino e che non abbia paura di mettersi in discussione. Finché non ci sarà la prese di coscienza di essere tutti sulla stessa barca, finché non ci sarà la volontà di trovare insieme le soluzioni il basket italiano non si risolleverà! Se un giocatore commette cinque falli, va in panchina.
Se un allenatore rimedia due tecnici, viene espulso. Se una società paga in ritardo dei contributi, viene penalizzata. E’ giusto così! Quanti arbitri invece vengono fermati per gli errori commessi nel corso della direzione di una gara? Chi giudica il loro operato se non degli ex-colleghi? Chi può mettere in dubbio una loro interpretazione nella stesura del rapporto di gara? Esiste una qualsiasi forma di dialogo fra arbitri e giustizia sportiva?
La capacità di confronto, quello vero, serio, reale, onesto, che può scaturire solo quando tutti quanti ci metteremo allo stesso pari, ci guarderemo negli occhi e non ci vergogneremo a chiedere scusa e fare un passo indietro se capiremo di aver sbagliato: ecco, a parer mio, cosa manca, alla base di tutto, nel basket italiano di oggi. Pistoia non farà ricorso, pagherà l’ammenda, e andrà avanti. Per ora! Io amo la mia città, ma ancora di più amo questo sport, e vorrei che tutti quanti lo amassero. Ma per poter amare qualsiasi cosa, c’è bisogno di rispettarla. Se lo amiamo, rispettiamo il basket…
Roberto Maltinti
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