Dalla D-League all'Italia: Richard Howell
Il big man da North Carolina State ha scelto Caserta per debuttare in Europa
Nel post su Lorenzo Brown abbiamo già parlato dei problemi che incontrò North Carolina State in quella che doveva essere la stagione del ritorno dei Wolfpack al vertice. Una delle poche note positive fu il rendimento di Richard Howell, big man appena firmato da Caserta, che chiuse il 2012/13 con 12.7 punti, 10.9 rimbalzi (ben 18 doppie-doppie) e 1.7 assist, tirando il 57% da due ed il 64% ai liberi.
Non scelto nel draft 2013, Howell firmò in Francia, salvo poi cambiare idea e tornare negli States per provare a fare la squadra con i Portland Trail Blazers.
Con la squadra dell'Oregon giocò una sola partita di preseason, prima di essere tagliato e dirottato agli Idaho Stampede. Lì Howell si fece subito notare per la solidità del suo gioco:
In 20 partite medie di 18 punti, 10.6 rimbalzi, 2.6 assist e 1.4 recuperi, tirando con il 56% da due ed il 61% ai liberi, con un +3.9 di plus/minus medio.
Il tutto da rookie, in una squadra con due piccoli come Dee Bost e Pierre Jackson che monopolizzavano (a dir poco.....) il gioco.
Ed infatti la metà esatta dei sui canestri dal campo è arrivata senza l'assist di un compagno, grazie ai 4.2 rimbalzi offensivi per allacciata di scarpe, dato notevole se si considera che spesso divideva l'area con uno specialista come Dallas Lauderdale, altro giocatore prettamente interno.
Sarà un caso, ma dopo la sua partenza per le Filippine (vicino al doppio 20 di media...) la squadra è crollata, perdendo 18 partite sulle 30 rimaste....
Howell non è uno stoppatore e non ha particolari doti atletiche, ma riesce comunque a incidere nel pitturato grazie all'intensità e ad una forza fisica non indifferente. Non ha ancora un gran tiro dalla media/lunga distanza - un'arma che potrebbe fargli comodo specie più avanti nella carriera - ed intelligentemente non ne abusa, preferendo dedicarsi a quel che gli viene meglio, ovvero prendere vagonate di rimbalzi e realizzare solo quando si trova nella sua 'confort-zone'.
Fino ad ora l'ha sempre fatto, e probabilmente lo farà anche in Italia.