Hackett: Vivo o morto mi volevano in campo. Mi aspettavo una tutela maggiore dall'Olimpia
Le parole di Daniel Hackett a Il Corriere dello Sport
L’intervista di Hackett inizia con il ricordo di quando era al college, prima degli Europei in Spagna, quando dopo tutta la preparazione con gli azzurri USC gli intimò di tornare in NCAA per iniziare il programma. La combo guard di Milano chiese di restare in nazionale e ne scaturì una litigata con USC e tre giornate di squalifica “che scontai per amore della Nazionale. Questo lo voglio dire a chi oggi mi accusa di non tenere a questa maglia, come se non fossi italiano. Mi fa male, ma cerco di ignorare queste accuse perché sento di aver fatto qualcosa di buono per la pallacanestro italiana e per i club per cui ho giocato. Ho le spalle large, vado a testa alta”.
Hackett ha poi risposto alla domanda sulla posizione presa dall’Olimpia Milano: l’ha fatta sentire abbandonato?
Abbandonato no, sorpreso sì. Mi sentivo nel giusto dopo essere stato visto dallo staff medico della mia società, che sapeva bene quali erano le mie condizioni fisiche. Anzi lo sapeva tutta l’Italia, che mi ha visto in TV durante i playoff. Ho tre evidenti problemi fisici. Per cui, anche se capisco l’etica societaria dell’Armani, e so che hanno ottimi rapporti con la nazionale mi aspettavo una tutela maggiore, visto che sono un loro giocatore.
Continuando nell’intervista l’ex MVP di Coppa Italia, Finali Scudetto e Supercoppa ammette lo sbaglio di aver lasciato il ritiro.
“Non dovevo andare via dal ritiro. E’ stato uno sbaglio enorme, sono stato spinto dal mio carattere, che non è perfetto ma umano. Capita a tutti di avere quei cinque minuti in cui ti si chiude la vena ma ho sentito una mancanza di rispetto nei miei confronti” ha aggiunto Hackett che ha spiegato come sono andate le cose. “Non ho disturbato Pianigiani perché c’era un torneo in corso a Sarajevo. Quanto a Petrucci ci siamo sentiti. Se lui vorrà aiutarmi ha il potere politico per farlo. Lui sa che ho dei problemi, vedrà le cartelle cliniche. Quelle che il 18 luglio chi era a Trieste non ha guardato”.
Infatti Hackett ha spiegato sempre a Il Corriere dello Sport che solo il CD con gli esami al tendine d’Achille era visibile mentre quelli relativi alla schiena (discopatia e lacerazione) non si aprivano ("Sarebbe che del materiale che ho portato, solo quello relativo al tendine d'Achille era visibile. Mentre visionavamo i dischetti con il dottor Cortina, infatti, ci siamo accorti che non riuscivamo ad aprire gli esami relativi alla schiena, dove si evidenziano la discopatia e la lacerazione al costato, che sono le cose più recenti, quelle che mi danno più problemi").
Dopo una chiacchierata con Cuzzolin e Fioretti che è diventata poi un battibecco dopo che i membri dello staff hanno esposto ad Hackett il loro programma (“in tre giorni c’era l’idea di farmi arrivare ad allenarmi cinque contro zero) il giocatore spiega di essere e tornato in albergo e di aver deciso di andare via solo dopo aver letto il comunicato della FIP che scriveva che si sarebbe aggregato alla squadra a partire dal 21 luglio. “Senza che nessuno avesse visto i miei esami! A quel punto ho perso la testa e sono tornato a casa”.
Cosa si aspetta dalla Procura?
Posso solo essere paziente ed aspettare la decisione, accettarla. Se saranno cinque mesi di squalifica, Milano farà la sua scelta. Se rompessero il contratto? Mi dispiacerebbe molto ma sono stati chiari nella loro posizione. Sono convinto che se venerdì ci fosse stato Pianigiani a Trieste non sarebbe successo tutto questo”
Ma a Trieste c’era Fioretti, vice storico dell’Olimpia Milano.
“Appunto. Lui mi ha visto strappato in Gara 5, non è strano? Non so cosa si vuole fare di me, se un capro espiatorio o uno strumento di pubblicità. So solo che con me non c’è mai stata chiarezza in Nazionale e ognuno fa come vuole: c’è chi viene al Media Day e chi no, chi sceglie gli Europei o viene anche alle qualificazioni, chi può andare a casa e chi invece, come me, quest’anno doveva andare in campo per forza. Vivo o morto
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