EuroLeague Power Rankings: dalla sedicesima alla nona posizione
Le squadre in lotta ai margini dei playoff secondo il Power Rankings di Sportando
Porte aperte, e un grande polmone non può sempre sopperire ai cambiamenti costanti del corpo. Meglio vivere il futuro prossimo come primo passo di un nuovo percorso, e non solo per gli addii dei vari Jenkins, Simonovic, Jovic, Guduric, Kuzmic e Mitrovic. Le rivoluzioni arrivarono anche in passato, ma sempre con il bastone del comando in mano a Dejan Radonjic, e allora l’esordiente Dusan Alimpijevic, una carriera lampo alle spalle, deve essere al contempo scommessa e punto fermo. In campo, palla in mano al realizzatore Rochestie, con momenti di riflessione ad appannaggio di Nikola Radicevic. Il resto è tiro, Feldeine, talento, Lessort, e difesa, Lazic. Batteria esterni, alle spalle di un front-office che vira da una gioventù ben preparata nelle massime strutture giovanili mondiali (Simanic, Jovanovic e Jankovic) ad un’esperienza di primo piano europeo (Bjelica e Antic).
15 - BROSE BAMBERG
Si riparte, dopo tanto aver illuso in EuroLeague, e tanto aver raccolto in patria. Non ingannino i verbi, ma per Trinchieri la massima competizione europea è sempre stata un affaccio al grande ballo, uno splendido vestito indosso, e nessun accesso concesso. La mezzanotte è tuttavia passata, e con lei Strelnieks, Theis, Causeur, Melli e Miller. Cenerentola riparte allora da Rubit, 4 di presenza con ottime mani nel passaggio, e Mitrovic, più che un nuovo Melli un’ala forte di netta ispirazione interna. Il resto è esperienza (leggasi Hackett, Radosevic, Hickman e Zizis) per un roster riflessivo che al poco talento complessivo può opporre una massima applicazione collettiva. Teatro perfetto per Andrea Trinchieri, rivelandosi tale. E se anche Quincy Miller dovesse, come sembra, rivelarsi un flop…
14 - ZALGIRIS KAUNAS
Un coach al centro del progetto. Questa la scelta dello Zalgiris, che ha elevato Sarunas Jasikevicius a massimo responsabile e massimo investimento, ben sapendo che ogni cosa ha una data di scadenza. Jankunas in campo, senza più la voce pesante di Javtokas: certezze, in un mercato che ha sancito il fallimento Augusto Lima, ma anche il giusto lavoro (dunque in uscita) su Leo Westermann e Lukas Lekavicius. Meglio allora guardare a chi ha reso il Monaco una realtà a livello europeo, la coppia play-pivot Dee Bost-Brandon Davies, sommando in regia Vasilije Micic. L’ex astro nascente del basket europeo, che convinse il Bayern Monaco di Svetislav Pesic al pesante investimento, ottiene l’ultima e massima opportunità: rinascere nelle mani di un maestro del ruolo. Il mercato è tutto qui, in una miriade di conferme dal mercato interno senza alcuna scoperta degna di nota. Ma non si dimentichi Toupane, discreto atleta senza numeri eccelsi nello spot di ala piccola, in cerca di certezze dopo due stagioni ai margini di un’occasione Nba.
13 - UNICAJA MALAGA
Sensazione esterna di massima stabilità, Malaga è invece reduce da una stagione controversa, passata per le avvisaglie della fine di un ciclo e per il primo, grande trofeo europeo. Una EuroCup conquistata d’un soffio, quando tutto pareva perduto, e che ha permesso a Joan Plaza di mantenere l’incarico nonostante i tanti pensieri di addio. Certo, il tutto scade il 30 giugno 2018, ma la conseguenza si chiama continuità. Via Lafayette, non certo un elemento di primo piano, e via anche le utilità di Fogg, Omic e Smith. Sugli esterni il prodotto non cambia, con la scommessa Soluade e la certezza McCallum al fianco di Nedovic in regia, o l’altissima fisicità di Dragan Milosavljevic, in cerca di una consacrazione dopo gli anni in maglia Alba Berlino. Da comprendere il reparto lunghi: Giorgi Shermadini, al netto dell’esperienza, è azzardo in EuroLeague, mentre Augustine cerca l’ultimo acuto dopo il mezzo flog in maglia Cska Mosca. Da non dimenticare “l’italiano” Jeff Brooks.
12 - MACCABI FOX TEL AVIV
Il dopo Blatt è stato un incubo, e un solo playoff (con zero titoli nazionali) in tre anni è un magro bottino senza molti precedenti nella lunga gestione di Shimon Mizrahi. Meglio quindi cancellare ancora tutto e ripartire, con Neven Spahija in panchina, e senza i vari Ohayon, Weems, Goudelock, Iverson, Pnini Landesberg Miller, Rudd e Smith in campo. Ne emerge quindi una nuova orchestra fortemente legata al reparto di regia. Pierre Jackson, nelle poche gare in maglia Cedevita della scorsa stagione, è stato un lampo accecante, e l’accoppiata con Norris Cole (ex Miami Heat di lungo corso) potrebbe spostare molti equilibri, senza dimenticare la grande produzione del piccolo Dibartolomeo. Le guardie, Roll e Kane, possono compattare mestiere (il primo) e atletismo (il secondo), con una garanzia dall’arco come il veterano Deshaun Thomas (Barcellona e Anadolu nel suo passato). E mentre la dirigenza cerca di creare un nuovo zoccolo duro nazionale (detto di Dibartolomeo, da non dimenticare Mashour, Zoosman e Koen), tra i lunghi la scommessa Bolden si accoda alle certezze Parakhouski e Tyus (fondamentale cavallo di ritorno dopo le “magre” con Panathinaikos, Anadolu Efes e Galatsaray).
11 - AX ARMANI EXCHANGE OLIMPIA MILANO
Fanalino di coda da due stagioni, l’Olimpia Milano cerca una dimensione europea ripartendo dal terzo progetto reale dell’era Armani. Dopo Banchi e Repesa, tocca a Simone Pianigiani, e in una dimensione collettiva più che individuale, la società non ha badato a spese, consegnando al coach senese una squadra consona alle sue corde. Se la Milano di Repesa, dopo l’addio di Gentile, non aveva un riferimento condiviso (nelle idee del coach, come nelle azioni di ogni singolo giocatore), quella di Panigiani pare tornare all’era Banchi, con un direttore d’orchestra come Jordan Theodore, e un risolutore individuale dell’entità di Andrew Goudelock. In contorno giocatori di sistema rodati, Micov e Bertans, o talenti da definire, M’Baye e Jefferson. Per arrivare al capitolo caldo, sotto canestro. Dopo la tragica esperienza Raduljica, un possibile mostro a tre teste di peso da valutare: Gudaitis-Tarczewski-Young. L’ex Olympiacos, in caso di fortunato recupero, potrebbe essere l’ago della bilancia tra una stagione ai margini e una stagione vincente, vista la scarsa esperienza ai massimi livelli del resto del team.
10 - VALENCIA BASKET
Dopo tanto aver bussato alle porte del paradiso, presentandosi anche con tre EuroCup tra le mani, la società «Taronja» fa il suo ingresso consegnando il lascia passare più importante, ovvero la massima lega nazionale d’Europa. I campioni di Spagna, perso coach Pedro Martinez, ripartono dal padre del Tenerife (vincitore della Champions League) Txus Vidorreta, e dalle tante certezze di un mercato conservativo. Il leader Pierre Oriola è volato al Barcellona, è vero, ma il reparto lunghi potrà contare ancora su Bojan Dubljevic, supportato dall’ex Unics Latavious Williams e soprattutto dal centrone tedesco Tibor Pleiss. Palla in mano ancora a Martinez, Vives e Diot, Erick Green sarà la nuova bocca da fuoco di un reparto esterni di garanzia dove brilla Fernando San Emeterio. Il prodotto quintetti differenti e di difficile interpretazione, con gli eclettici Doornekamp, Thomas e Sastre.
9 - ANADOLU EFES ISTANBUL
Credere di essere qualcosa di diverso, per poi risvegliarsi nel medesimo limbo dei predecessori. Strana sorte per Velimir Perasovic, uomo del cambiamento che il cambiamento non ha ottenuto all’Abdi Ipekci, ma solo guardando i risultati. Per una Final Four mancata d’un soffio al Pireo, c’è un campionato terminato al cospetto dello stesso carnefice di Dusan Ivkovic, Ufuk Sarika. Questo il primo sguardo superficiale, pur non dimenticando la valenza di quel che compare o non compare in bacheca. E allora, dentro con i piedi pesanti, dicendo no a Heurtel, Honeycutt, Granger e Paul su tutti. Meglio affidarsi alla velocità e alla leadership di Errick McCollum, già vincente con Ergin Ataman al Galatasaray, e capitalizzare il vero capolavoro della gestione Perasovic, ovvero la crescita a tutto campo di Bryant Dunston (non a caso fresco di un nuovo e milionario biennale). Al loro fianco, non dimenticando la pesante assenza di Cedi Osman, tanti faticatori dei parquet europei, ovvero il lungo atipico Brock Motum, l’atletico Josh Adams (a cui è richiesto un salto di qualità per diventare fondamento difensivo), il faticatore Vladimir Stimac, il sostanziale Edo Muric e il tiratore Kruno Simon.
Nomi di contorno, che non possono bastare sull’asse McCollum-Dunston. Dubbi, che evidentemente lasciano il passo al vero ago della bilancia: Derrick Brown. Giocatore senza eguali in Europa, attaccante completo capace di difendere su quattro spot, saprà tornare ad essere totale (e continuo) riferimento anche ai massimi livelli europei come nell’ultima stagione di Krasnodar?