NBA Biography Christmas Special: Bill Russell (Parte 2)
Seconda (delle 3) parti della biografia di Bill Russell dello speciale di NBA Biography Fanzone
Parte 1: http://www.sportando.com/ita/usa/nba/70328/nba-biography-christmas-special-bill-russell-parte-1.html
Punto veloce della situazione della parte precedente. Bill ha vinto 2 titoli NCAA con University of San Francisco, ha vinto l’oro a Melbourne ’56 senza neanche una partita NBA di esperienza, ha rifiutato gli Harlem Globetrotters per entrare nel draft e i Celtics hanno fatto di tutto per sceglierlo togliendo dalla strada gli Hawks e i Royals. Ora lo aspetta la NBA.
La NBA. Prima di ciò però vennero le Olimpiadi a Melbourne ’56, che coincidevano con tutta la Preseason e le prime partite di Regular Season della stagione 1956/1957. Scelse lui di andare a Melbourne e rimandare la prima partita in maglia Celtics. Prima di partire per l’Australia firmò il contratto con i Celtics che vedeva 5.000 dollari trattenuti ad ogni gara saltata per le Olimpiadi (sì, perché una volta i giocatori si pagavano per gara giocata).
Ci va senza una partita NBA di esperienza, ma la selezione americana distrugge ogni avversario sul suo cammino: 98 a 40 al Giappone, 101 a 29 alla Thailandia, 84 a 44 alla Bulgaria, 113 a 51 al Brasile, 85 a 55 alla Russia e qualificazione per le semifinali. Poi la distruzione dell’Uruguay (101 a 38) ed una seconda, importantissima, vittoria contro i rivali russi in finale per 89 a 55. Sette vittorie in sette partite, finisce come migliore realizzatore della squadra (ah, ricordo che non ha nemmeno una partita di esperienza in NBA). Scarto medio? 54 punti. Oro più che meritato.
A Dicembre torna a Boston ed all’aeroporto trovò ad attenderlo il proprietario dei Celtics Walter Brown ed il compagno Bill Sharman. Gli si avvicinò Brown: “Perché dovrei punirti per aver vinto una medaglia d’oro per il tuo paese? Dividerò con te la differenza”. Il proprietario dei Celtics restituirà 2.500 dollari per ogni gara giocata da Bill a Melbourne.
I Celtics, partiti senza Russell, vantavano un record di 16 vittorie e 8 sconfitte, guidati soprattutto dalla matricola Tom Heinsohn. La prima partita (con tanto di numero 6 e scritta Celtics) la gioca in casa, al Boston Garden, il 22 Dicembre 1956 contro i Saint Louis Hawks, a squadra che avrebbe potuto avere lui fra le sue file se non fosse stato per quello scambio. I Celtics vinsero 95 a 93, ma nessuno sa che l’NBA che abbiamo sotto gli occhi oggi è nata quel giorno. Bill fa 6 punti, 16 rimbalzi e 8 stoppate partendo dalla panchina, in 21 minuti totali. Lui però ha cambiato l’NBA. Saltava e stoppava tutti i tiri, magari abboccava anche alle finte, ma volava per fermare il pallone diretto a canestro. Inoltre si alzava in volo anche per prendere i rimbalzi, mentre allora si eseguiva il tagliafuori e il rimbalzo ti doveva cadere comodamente fra la mani. In più aggiunse un altro aspetto difensivo importantissimo: se il mio compagno è battuto dall’uomo io lo vado ad aiutare.
Non era lui ad attarsi alla NBA, era la NBA che si stava adattando al suo gioco. Bill però fa fatica a ingranare, nelle sue prime partite non si fa vedere molto. Il 26 Dicembre 1956 Boston batte i Philadelphia Warriors (segnarsi il nome per chi non lo conosce ancora perché lì arriverà il suo rivale Wilt) con una grande vittoria 120 a 97. E’ la prima partita in doppia doppia per Bill: 15 + 16. Quella partita è l’inizio dell’era Russell: Bill aveva dimostrato in 20 giorni (come a McClymonds HS e a USF) che dopo poche partite a marce basse sarebbe riuscito a far suo quel gioco. Il 27 dicembre si ripeté a quota 15 nella vittoria contro Rochester, ed il 30 alzò l’asticella personale con il nuovo career high a 20 punti condito da 17 di rimbalzi e 7 stoppate che garantirono un tranquillo 105 a 92 su Syracuse.
Il 1 gennaio 1957 i Philadelphia Warriors vennero nuovamente sconfitti per 100 a 87 grazie alle splendide performance dei due “rookie”: Tom Heinsohn segnò 30 punti e Bill ne fece 17 conditi da 25 rimbalzi. Nel dopo partita il proprietario dei Warriors, Eddie Gottlieb, accusò i Celtics dei Auerbach di usare una diesa a zona illegale, dove Russell aspettava l’avversario per stopparlo, e disse che buona parte delle stoppate di Russell erano interferenze . L’allenatore dei verdi rispose con un semplice “ridicolo!” mentre il supervisore degli arbitri Jocko Collins dichiarava di aver personalmente analizzato la difesa del numero 6 senza riscontrare niente di non conforme al regolamento. Non era vero ciò che diceva Gottieb, parlava così perche non aveva mai visto nulla del genere. In quella partita il centro dei Warriors, Neil Johnston, 12 volte allstar e 3 volte miglior marcatore viene completamente cancellato da Bill: non segnerà un punto per i primi 42 minuti di gioco. Johnston era il simbolo della pallacanestro di allora (prima di Russell), quella con i piedi per terra. Adesso è arrivato un giocatore che ha completamente cambiato la percezione del gioco. Nella partita successiva Bill lascerà un solo canestro al suo avversario per tutto il primo tempo.
Il 12 Gennaio 1957 i Celtics si trovavano in trasferta a Saint Louis. Durante la partita Bill subì moltissimi cori razzisti e insulti nel riscaldamento e durante la partita. “Babbuino”, “Negraccio”, “Animale” furono alcuni degli epiteti che gli vennero rivolti, delle vere e proprie ustioni per l’anima di un uomo così sensibile alla discriminazione razziale. Russell, ferito nell’animo, fa 19+20 e porta i suoi alla vittoria, con tanto di indice alzato davanti alla bocca a fine partita per zittire i tifosi avversari.
Il 15 gennaio al Madison Square Garden il veterano Harry Gallatin usò ogni trucco del suo repertorio d’esperienza per limitare il “rookie”: trattenute, spinte sui fianchi, gomitate ed i Knicks vinsero per 116 a 106. Il ragazzo imparava velocemente, però. Il basket professionistico era molto più duro, e dove nell’NCAA era solito evitare i contatti, presto imparò che nell’NBA essi facevano parte del gioco e dovevano essere usati a proprio favore. Intanto che i compagni iniziano a conoscerlo si diffonde la filosofia difensiva dell’”Hey Bill”: se perdo il mio uomo chiamo il buon Russell che stoppa il mio avversario e gli ricaccia in gola la palla. Il 22 febbraio nella sconfitta a Philadelphia ritoccò il suo primato personale di punti segnati toccando quota 33. Fra Febbraio e Marzo Bill alterna superpartite a gare in cui delude le attese.
La stagione terminò con i Celtics a quota 44 vittorie e 28 sconfitte, e la qualificazione come miglior record ai Playoff. Bob Cousy fu l’MVP stagionale ed Heinsohn il “Rookie of the Year”. Bill pagava sicuramente il fatto di aver iniziato la stagione in ritardo, ma vedere un giocatore dalla pelle bianca (seppure un compagno) vincere il premio che lui riteneva di meritare lo colpì in uno degli aspetti per lui più sensibili, quello della razza. Difficile dire che dei due poteva meritarselo:
Heinsohn (ala grande) viaggiava 16.2 punti + 9.8 rimbalzi con il 39.7% al tiro.
Russell (centro) aveva invece 14.7 punti + 19.6 rimbalzi con il 42.7% dal campo.
Il formato playoff dell’epoca prevedeva 2 semifinali e subito dopo la finale fra le vincenti (nel ‘56/’57 non c’erano 30 squadre, ma solamente 8). Boston era prima nella sua Conference, ciò voleva dire affrontare la #2 Syracuse, a quelle che ora chiameremmo “Finali di Conference”. Bill al suo esordio nei Playoff fa 16 punti, 31 (e dico 31) rimbalzi e 12 stoppate. Syracuse viene letteralmente spazzata via dai Celtics.
In finale ci sono i tanti odiati Saint Louis Hawks. Il problema però è dall’altra parte: ha un nome, Bob, ed un cognome, Petit. Gli Hawks portano a casa le prime 2, successivamente Boston pareggia 2-2. Saint Louis trascinata da Petit porta a casa Gara 5, ma un super Russell dominante nella sesta partita forza Gara 7. La gara è tiratissima. Sul 90-88 Petit salva i suoi e li porta all’overtime. Sul 108-108 Cousy sbaglia un facile tiro sul finale. Sarà secondo overtime. Sull’ultima azione Jack Coleman (grande veterano Hawks) si incarica dell’ultimo tiro dato che i suoi perdono 125 a 123. Batte l’uomo, corre in area e… Bill lo stoppa! Gara 7 si chiude in doppio overtime (Bill giocherà 14 tempi supplementari in carriera nei Playoff. Li vincerà tutti…). Bill Russell è autore in quella gara di 19 punti, 32 rimbalzi e 5 stoppate. E del suo terzo successo in 14 mesi. Titolo NCAA, oro a Melbourne e il primo (di 11) titolo NBA.
Bill sapeva di avere ancora grandi margini di miglioramento e parecchie lacune, e nell’estate del 1957 lavorò duramente assieme al fratello Charles sui suoi punti deboli. Anche grazie ai progressi del suo centro nella stagione 1957-58 Boston partì con quattordici vittorie in fila, compresa quella del 16 novembre sui Warriors nella quale il centro accalappiò l’incredibile cifra di 49 rimbalzi. I Celtics vinco 21 delle prime 25 partite del campionato NBA prima di concludere a 49 vittorie e 23 sconfitte.
Ai Playoff ci sono i Philadelphia Warriors. Facile eliminazione in cinque gare, con Bill a quota 19 punti e 30 rimbalzi nel “closing game”. A frapporsi fra Bill e il titolo ci sono di nuovo i Saint Louis Hawks. Nell’opener St.Louis sorprese nuovamente i biancoverdi - 104 a 102 - ma la sera dopo, il 30 marzo 1958, un monumentale numero 6 da 22 punti e 27 rimbalzi dominò la partita guidando i suoi al 136 a 112 finale e ristabilendo la parità. Poi la terza gara… Terzo quarto. Palla che schizza in alto sopra il canestro dopo un tiro. Russell salta, afferra il pallone, ma cade su una caviglia avversaria e si provoca una distorsione. Strada in discesa per gli Hawks che vincono il titolo grazie ad un magistrale Petit. Bill si consolerà con il premio di MVP della lega (“ma lo avrei barattato volentieri con il mio secondo banner”). A quel punto accadde un fatto strano: nonostante fosse stato nominato miglior giocatore del campionato, venne inserito solo nel secondo quintetto e la cosa rinfocolò in lui l’opinione che alla base delle scelte dei giornalisti ci fossero pregiudizi razziali. I giornalisti non aspettavano altro. Il giorno dopo sulla prima pagina dei giornali sportivi il titolo: “negro with an ego”. Bill lavora molto in estate, vuole dimostrare a tutti che è lui il migliore della lega. Intanto il rapporto con coach Auerbach cresce ancora di più: visto che Russell fa il lavoro sporco per tutti, in allenamento (perché a Bill odiava allenarsi) quando si giocava il 5 vs 5, Bill era esonerato dal parteciparvi. Prendeva una tazza di thè (gentilmente offerta dal coach) e discorreva con l’allenatore sulla squadra.
Nella stagione succesiva, la ‘58/’59 (terza di Bill nella NBA), la squadra parte male. Perde 5 delle prime 10 partite. Russell la prende sulle spalle: 16.7 punti e 23 rimbalzi per il resto della stagione. Le conseguenze? Boston fa il record di vittorie della storia della regular season (52) e Bill vince il suo secondo premio MVP in 3 anni. Hanno davanti a loro i Syracuse Nationals ai Playoff. Il risultato sembra scontato. E invece no. I Nationals lottano con il cuore, fino a cedere 130 a 125 a Gara 7. Davanti i rivali storici Lakers. SWEEP! Bill la vince 3 a 0 (ai tempi se vincevi le prime 3 gare su 3 ti aggiudicavi la serie) contro i nemici e vince il suo secondo titolo NBA. Dopo la sconfitta John Kundla, coach dei Lakers, commentò amaramente: “Non temiamo i Celtics, temiamo Russell. Toglietelo dalla loro squadra e possiamo batterli. Ma con lui è impossibile, ci ha frustrati psicologicamente”. Dopo la vittoria finale Bob Cousy (gran passatore della squadra e futuro Hall of Famer) si dirige verso Auerbach e dopo aversi fatto i complimenti a vicenda della vittoria Bob chiederà : “Coach, ma a lei piace come passo la palla?” Proverbiale la risposta di Auerbach: “Cousy (perché chiamava tutti per cognome) per me la palla puoi anche fartela passare dal culo basta solo che arrivi dove deve arrivare”. Cousy non farà mai più una domanda simile in vita sua.
Nel corso di quell’estate accettò un’offerta da parte del Dipartimento di Stato americano e visitò alcuni paesi africani, dove tenne alcuni camp dove giocava a basket con dei bambini dei villaggi attorno. Quando visitò la Liberia Bill scoppiò in lacrime per il tanto amore che le popolazioni locali gli mostrano. Decise di investire nelle piantagioni di gomma locali, dando lavoro a tutte le persone del posto (e perdendoci anche 250.000 dollari).
La stessa estate però cambia qualcosa nella vita di Bill. I Philadelphia Warriors, ora che si è ritirato Johnston (quello degli 0 punti in 42 minuti), necessita di un centro. Selezionano un giocatore che l’anno prima aveva guadagnato 60.000 dollari giocando con gli Harlem Globetrotters. Giocava al college a Kansas ed è nativo di Philadelphia, siccome nacque a Wilton Street la madre decise di chiamarlo Wilt.
Il resto continua nella terza (e ultima, e la più divertente) parte della biografia, dove avverrà “The big collision”: Bill Russell contro Wilt Chamberlain.