Consigli per gli acquisti: senior delle conference ‘minori’
Sei nomi da seguire in vista del prossimo mercato estivo
Terzo appuntamento con la rubrica ‘Consigli per gli acquisti’, una sorta di presentazione per quei giocatori che hanno poche possibilità di arrivare in NBA e che, molto probabilmente, troveremo in giro per l’Europa già dalla prossima stagione. Dopo aver visto la SEC e la ACC, è il turno delle ‘minori’, ovvero tutte le conference al di fuori delle Big Six, quindi escludendo ACC, Big Ten, Big 12, Big East, Pac 12 e SEC. Da tener conto che si parla di moltissimi atleti, qui ne segnaliamo i primi 6, in attesa di segnalarne altri nelle prossime settimane:
1- Nate Wolters (South Dakota State): una sorta di ‘Fredette dei poveri’, playmaker con buona stazza che porta il suo contributo in diverse aree del gioco, nonostante sia l’indiscussa prima punta offensiva . Un fastidioso infortunio lo ha rallentato poco dopo l’inizio della stagione, comunque le sue cifre restano ottime:21.5 punti con 5.8 rimbalzi e 5.6 assist, il 49% da due, il 36% da 3 e l’83% ai liberi, giocando ben 38.3 minuti a partita. Potrebbe anche arrivare in NBA, dove atleticamente soffrirebbe parecchio, in Europa invece potrebbe misurarsi fin da subito con un buon livello, anche la nostra serie A…
2- Ian Clark (Belmont): intelligentissima comboguard originario di Memphis, sono ormai 4 stagioni che segna con ottime percentuali – mai sotto il 50% da due ed il 40% da tre - per Belmont - squadra da seguire nel torneo NCAA-. Nel suo anno da senior ha raggiunto una precisione incredibile al tiro, attualmente segna 19.6 punti in 33 minuti con il 66% da due su 5.6 tiri a partita ed il 50% tondo da tre ( 6.8 tentate), a cui aggiunge 3.4 rimbalzi , 2.5 assist e 1.6 rubate. Piccolo e non abbastanza atletico per giocare guardia in NBA, negli anni del college ha dimostrato di poter fare bene sia il role player che la prima punta, facile prevedere per il leader dei Bruins una più che discreta carriera dalle nostre latitudini…
3- Jamal Olasewere e Julian Boyd (Long Island): entrambi talentuosi, il primo è un’ala sui due metri che cerca di spostarsi sul perimetro in attacco, ma che è al meglio quando può attaccare il canestro; abbastanza atletico e molto attivo anche in difesa, il suo limite maggiore è il tiro, per la stagione in 29 minuti segna 18.8 punti con il 53% da due, il 28% da tre ed il 72% ai liberi ( su 7.2 a partita, perfetto indice della sua bravura nell’attaccare l’area e prendere il contatto…). Boyd invece giostra di più sotto le plance, dove si muove bene e sfrutta quasi sempre il vantaggio in muscoli e forza fisica per prendere la miglior posizione possibile. Sia lui che Olasewere segnarono 22 punti con 2 rimbalzi nel 104 a 75 subito da Kentucky ad inizio stagione, senza mostrare nessun timore reverenziale per i ‘celebri’ Wildcats. Molto sfortunato, a inizio carriera Boyd ebbe dei problemi cardiaci che ora sembrerebbero risolti, adesso dovrà riprendersi dalla rottura del crociato anteriore, avvenuta il 12 Dicembre contro Rice dopo 8 partite nelle quali stava segnando 18.5 punti (59% da due, 61% ai liberi) con 6.1 rimbalzi e1.3 stoppate (in teoria potrebbe anche chiedere alla NCAA di ripetere l’annata). Per talento puro sono certamente due da seguire…
4- Brandon Davies (BYU): per gli appassionati veri di NCAA non dovrebbe essere un nome completamente nuovo, dato che il lungo di Brigham Young è stato la principale spalla di Fredette nel clamoroso anno da senior dell’attuale comboguard di riserva dei Kings. Ala/centro di 2.05 con buone mani, la sua crescita è stata costante nelle ultime stagioni, sempre concluse con cifre sensibilmente migliori dell’anno precedente. Difensore di grinta più che di atletismo o di fisico, dà sempre l’impressione di lasciare ogni goccia di sudore sul parquet, qualità che sicuramente lo renderà l’idolo di qualsiasi tifoseria. In attacco gravita maggiormente vicino al canestro, anche se nell’ultima stagione, complici anche le maggiori responsabilità offensive, spesso prova un tiro o una partenza in palleggio da poco dopo la lunetta. Inoltre la provenienza da BYU quasi sempre è sinonimo di testa sulle spalle e grande abitudine al lavoro, ulteriore bonus per la carriera futura del lungo, che per questa stagione in 28 minuti segna 18 punti con il 54% da due ed il 69% dalla lunetta, a cui aggiunge anche 7.5 rimbalzi, 2.2 assist, 1.5 rubate e 1.2 stoppate.
5- Khalif Wyatt (Temple): forse il nome più conosciuto tra quelli in questo elenco, leader assoluto della giovane Temple di questa stagione che, nonostante le aspettative inferiori rispetto al solito, ha trovato il modo per battere la temibilissima Syracuse, con lo stesso Wyatt a quota 33 e 4 assist con 10 su 25 dal campo ed un sontuoso 15 su 15 ai liberi. Più guardia che playmaker per stazza (1.94 ed abbastanza muscoloso) e istinto, è costretto in regia dalla mancanza di alternative valide nel roster degli Owls, ed anche per questo motivo non ha iniziato benissimo la stagione al tiro. Salito di livello con l’inizio dell’Atlantic Ten (più competitiva che in passato con l’arrivo di Butler e VCU) nonostante sia il protagonista del ‘ game plan’ delle difese avversarie, incarna alla perfezione la durezza e l’intensità che da sempre sono il marchio di fabbrica di Temple ( da dove noi abbiamo pescato un paio di guardie niente male, Greer e Hawkins…). Difficilmente andrà in NBA – principalmente per limiti di stazza e atletismo-, troverà sicuramente diversi estimatori in Europa; per la stagione segna 17.7 punti con 2.3 rimbalzi, 4 assist e 1.6 rubate con il 49% da due, il 32% da tre e l’83% ai liberi.
NB: Ogni giocatore riportato nell'articolo ha nella sua scheda giocatore le statistiche in tempo reale, anche relativamente alla stagione NCAA in corso