Marco Belinelli al three-point shootout: 'Vado per vincere'
Belinelli rappresenterà l'Italia e gli Spurs al prossimo All-Star Game
Marco Belinelli sarà alla Gara del tiro da 3 punti all’All-Star Game.
Belinelli ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport anche sui suoi primi mesi agli Spurs.
Primo giorno agli Spurs. il timore del primo giorno di scuola se n'è andato in un attimo. Prima mi ha abbracciato Duncan. Duncan, capite? Poi lo ha fatto anche Pop. E naturalmente Manu. Mi sono sentito subito benvenuto nella nuova famiglia. Proprio in quel primo giorno ho capito di trovarmi in una squadra forte e ambiziosa. Pronti via, abbiamo riguar- dato gli ultimi 5' di gara-6 delle finali con Miami. Analisi dettagliata. Nessun commento su quello che tutti hanno pensato sia stato l'errore capitale: rimbalzo di Bosh, palla ad Allen, pareggio e supplementare. Pop ha puntato il dito su una serie di favolate commesse precedentemente in attacco. Si è ricominciato da lì: una lezione per il futuro. Avevo visto la gara in Italia. Ero stato sveglio e tifavo Spurs. Miami non la sopporto. Avevo pronosticato che avrebbero vinto 4-2: ci ho quasi azzeccato.
All-Star Game. Ci tengo, perché è una cosa importante. Per me, per i miei tifosi, per l'Italia. Inutile essere modesti, sarà un passo avanti nella mia carriera. Naturalmente vado per vincere.
Sogno di essere il primo italiano con l’anello di campione NBA. Allucinante. E' due o tre anni che non penso ad altro. Poi in questa palestra, come a Chicago, hai sempre fisso davanti agli occhi i banner dei titoli conquistati. A me fa solo crescere dentro la voglia pazzesca di vincere. Anche per zittire tutti quelli che non hanno mai creduto in me e dicevano di tornarmene in Europa.
Momento chiave in NBA. Il primo anno con coach Monty Williams a New Orleans. Eravamo una squadra forte, giocavo tanti minuti e in quintetto. Ho avuto le prime grandi responsabilità, un compagno come Chris Paul e sono andato ai playoff. Ho acquisito consapevolezza dei mie mezzi e pensato che potevo essere un protagonista nella Nba.
Fase difensiva. Si può migliorare e in parte penso di averlo fatto. Ci vuole più applicazione, concentrazione e sacrificio. La scuola Thibodeau a Chicago mi ha permesso di fare un bel salto. Gli appunti che ho preso con i Bulls sono utilissimi anche qui con Pop.
Il più difficile da fermare. Facile: Kevin Durant. Sa fare tutto. Tiro da tre, da destra, da sinistra, post, bravissimo pure a subire falli. E devi stare attento perché dalla lunetta è infallibile.
Emozione. Quando gioco contro Kobe Bryant. Mi mette soggezione. Per me è come vedere una statua, un dio. Il secondo anno a Golden State mi ha dato la sua maglia. Che emozione!”.
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