I problemi dei Minnesota Timberwolves
Analizziamo cosa non funziona in una delle delusioni della stagione NBA
1) DEBOLEZZA NELLA DIFESA DEL PITTURATO
Salta all’occhio immediatamente un dato in particolare: i Minnesota Timberwolves sono primi in NBA per percentuale di tiro concessa agli avversari nell’area pitturata. Le squadre che affrontano la formazione di Rick Adelman convertono vicino a canestro con una percentuale del 64.5%, essendo andati a bersaglio in 378 occasioni su 586. Il problema ha varie spiegazioni tecniche: innanzitutto la non eccelsa qualità difensiva dei due lunghi Nikola Pekovic e Kevin Love, ma molto è dovuto anche dalla facilità con cui gli esterni avversari, specialmente le guardie, penetrano in area e riescono ad avvicinarsi al canestro. Per far comprendere l’importanza di questa statistica è sufficiente ricordare che Indiana è la 30esima in punti concessi nel pitturato (49,2%), Chicago 28esima (53.4%), Oklahoma City 27esima (54%) e San Antonio 26esima (54.1%). La mancanza di un cuscinetto difensivo tra i piccoli ed i lunghi, quello che dovrebbe essere Corey Brewer, guardia adattata al ruolo di ala piccola, spezza la frazione difensiva della squadra e favorisce questo dato.
L’altro principale problema che porta a questa statistica è la mancanza di atletismo ed intimidazione del roster a disposizione: la squadra è ultima in NBA per stoppate date (3.3 di media), mentre è quarta per numero di stoppate subite (6.3 a gara). Il dato fa emergere ancora di più le contraddizioni del roster, che è sesto per numero di rimbalzi catturati (45.4 a gara) e addirittura terzo nei rimbalzi offensivi (13.4) dietro solo al quintettone dei Pistons e ai New Orleans Pelicans. Il concetto che pregna da questi dati è la chiara mancanza di gioco interno adeguato a sfruttare i passaggi che il playmaker Ricky Rubio (terzo in NBA per numero di occasioni create nell’arco di un match) distribuisce in grande quantità a tutti i compagni e lo sbilanciamento del gioco offensivo verso conclusioni più lontane dal ferro, dovute alle naturali caratteristiche del sistema offensivo di Adelman e dalla caratteristica dei giocatori a disposizione, scelti proprio per sposarsi con quell’idea di gioco.
2) FASE OFFENSIVA INCERTA
Sebbene il gioco e la circolazione della palla siano di ottima fattura, salta all’occhio un dato molto interessante sulla situazione offensiva della squadra: Ricky Rubio serve il 34.7% degli assist della squadra ed il dato sul numero dei possessi garantisce a spiegare l’eccellente circolazione di palla che porta a prendere tiri puliti:
Kevin Love (102,79 possessi ogni 48 minuti)
Kevin Martin (102,79 possessi ogni 48 minuti)
Ricky Rubio (102,58 possessi ogni 48 minuti)
Corey Brewer (102.45 possessi ogni 48 minuti)
I Timberwolves sono la squadra con il maggior equilibrio nella circolazione del pallone di tutta l’NBA in rapporto al quintetto base, ma emerge il problema dell’attacco: mancanza di affidabilità in fase offensiva in alcuni giocatori chiave. Corey Brewer pur avendo un numero di possessi pari agli altri suoi compagni ha un impatto sul gioco in efficienza pari a 6,2%: un terzo di quello di Kevin Love (17.7%) metà di quello di Kevin Martin (12.1%) e circa il 60% inferiore a quello di Ricky Rubio (10.1%), nonostante il playmaker spagnolo sia il peggiore in percentuale di tiro e nonostante Brewer sia il giocatore che gode di maggior spazio sul perimetro. L’inefficienza della squadra è chiara nei dati sulla fase d’attacco: 26esima in campionato nel rapporto tiri presi/tiri realizzati (appena il 42.9% dal campo), peggio di loro solo Milwaukee Bucks, Charlotte Bobcats e Cleveland Cavaliers. Nel momento in cui sei la prima squadra per numero di tiri tentati (89.2 a gara), ma converti con così poca precisione (37.8) i problemi sono evidenti. Basti pensare che Miami è la squadra con meno tiri tentati (75.9), ma prima per percentuale di realizzazione (50.6%); San Antonio la seconda e Houston la terza. Molti dei giocatori dei Timberwolves sono inadeguati in fase offensiva, non puniscono gli scarichi (terzi in triple tentate, 25esimi in triple realizzate con appena il 32.3%) e non sono in grado di crearsi le occasioni da soli. Manca decisamente versatilità in fase offensiva, manca un giocatore che sappia crearsi il tiro anche forzando quando i piazzati non entrano nel canestro. E’ il secondo problema da risolvere per alzare la pericolosità offensiva del team.
3) GIOCATORI NON BILATERALI
I Minnesota Timberwolves devono fare i conti con una squadra che non è capace nei suoi elementi di garantire efficienza sia da un lato che dall’altro del parquet. La mancanza di giocatori bilaterali, ossia capaci di fare egregiamente sia la fase offensiva, sia quella difensiva è alla base di tutto quanto sopra elencato. La squadra si trova con alcuni giocatori ottimi in difesa ma non oltre il discreto in attacco nel migliore dei casi (Brewer, Cunningham, Mbah A Moute, Rubio e Dieng) ed altri ottimi in attacco, ma rivedibili in difesa (Love, Pekovic, Martin e Barea). A oggi soltanto due giocatori sembrano adeguati a fare entrambe le fasi del gioco garantendo un buon contributo: Chase Budinger, che però è out e Robbie Hummel, che in ogni caso per il suo essere acerbo e comunque a livelli inferiori allo standard NBA non gode di tanti minuti.
Prendendo il miglior record del campionato di Indiana come esempio si nota come tutto il quintetto dei Pacers sia eccellente sia in attacco, sia in difesa con qualche leggera eccezione (George Hill, Lance Stephenson, Paul George, David West e Roy Hibbert). La capacità del quintetto e anche della panchina (Scola, Mahinmi e Granger su tutti) di garantire sempre la stessa durezza difensiva e di punire in attacco con chirurgia è alla base dei grandi risultati di Indiana. Tutte le grandi squadre dell’NBA odierna hanno un roster costruito su giocatori bilaterali, se non hai questi giocatori inevitabilmente paghi dazio in una delle due situazioni di gioco.
- MOSSE RISOLUTIVE
La squadra necessita di equilibrio; Flip Saunders nel precampionato confermò che l’obiettivo estivo sarebbe stato bilanciare il roster. Ad oggi il bilanciamento è solo nei ruoli, ma non nell’effettiva capacità dei giocatori di controllare le fasi del gioco. L’aggravante è portata da un sistema, quello di Rick Adelman, che si gioca moltissimo su corsa e contropiede, tiri rapidi e grande quantità di conclusioni per sfiancare le difese avversarie obbligandole a correre perennemente dietro a 5 uomini mai fermi. Il miglioramento del NetRatig è fondamentale se la squadra vuole crescere nei risultati, perché, al netto delle occasioni e della mole di gioco d’attacco che crea, il solo 0.9 nel rapporto punti segnati/punti subiti, in relazione al numero di tiri presi rispetto a quelli concessi non è assolutamente soddisfacente, basti pensare che Indiana ha 11, San Antonio 9.7, Miami 8.6 e Portland (non la squadra più difensiva dell’NBA) 5.9. Di riflesso questo equilibrio da ricercarsi andrebbe anche ad influire sul già ottimo rapporto assist/palle perse (1.54, decimo posto nella lega, in linea con la nona posizione negli assist distribuiti). L’acquisizione di un’ala piccola di livello difensivo ed offensivo alto sarebbe il punto di partenza: molte sono disponibili, da Rudy Gay, a Luol Deng, passando per Danny Granger. Rimane comunque la sensazione che con il rientro di Budinger la squadra possa cambiare radicalmente faccia specialmente in attacco.
Pagina di 2