Missione compiuta per i Blazers?
Portland ha giocato bene le sue carte nella offseason?

Entrando nella offseason per Portland erano due le priorità assolute: un centro difensivo ed un secondo quintetto nuovo. Vediamo com’è andata:
Il Centro
Neil Oshley , dopo aver fatto un pensierino su Splitter , è riuscito a prendere - sacrificando il rookie da Kansas Jeff Withey- Robin Lopez - reduce dalla prima stagione in carriera senza problemi di falli (2.8 sui 36 minuti, di gran lunga superiore ai 5.1 dell’annata precedente) uno dei suoi principali problemi ad inizio carriera- dai Pelicans. Lopez non è un All Star ma sa farsi rispettare in area ed è un discreto intimidatore. In attacco raramente cerca soluzioni personali fuori dalle sue corde - 52% dal campo in carriera-, ed in più segna i liberi e quindi non deve esser tolto necessariamente dal campo nei finali punto a punto, come accade a diversi suoi pariruolo. Sostituisce Hickson, che, nonostante i tanti rimbalzi presi, non è stato assolutamente un fattore in difesa - solo Milwaukee ha concesso più tentativi dei Blazers nella restricted area. Da quella distanza gli avversari dei Blazers hanno tirato con il 61.9%. In generale Portland ha concesso il 47.4% dal campo, meglio solo dei Cleveland Cavs-, anche perchè non ha le caratteristiche fisiche dell’intimidatore. Con Lopez al suo posto - oltre alle migliori alternative dalla panchina, tra le quali anche il secondo anno da Illinois Meyers Leonard, appena ventenne - l’upgrade è innegabile, ancor di più considerando il prezzo abbordabile - poco più di 12 milioni totali nelle prossime due stagioni -. rispetto a quelli di tanti altri centri titolari di simile valore tecnico.
Le riserve
Nel valutare il lavoro della scorsa stagione di Stotts non si può non considerare l’inadeguatezza delle sue riserve , ultime NBA sia per punti segnati che per valutazione. Claver, Nolan Smith, Luke Babbitt, Ronnie Price, Sasha Pavlovic, Jared Jeffries e Will Barton hanno tirato sotto il 40% dal campo, e non è che gli altri abbiano fatto molto meglio...Giusto dire che per la maggior parte si trattava di atleti giovani e/o alla prima stagione NBA, resta il fatto che hanno in pratica costretto il loro coach a spremere come limoni i titolari.
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La tabella riguarda le combinazioni da quattro atleti più usate per gara da tutte le squadre NBA, e nelle prime 8 ce ne sono ben due di Portland. Non è casuale la presenza per due volte anche di Indiana e Memphis, dato che entrambe hanno avuto a loro volta problemi con le riserve.
Per cambiare la situazione sono arrivati in ordine sparso i vari C.J. McCollum, Allan Crabbe, Mo Williams - che ha guidato i Jazz da titolare nella scorsa stagione-, Earl Watson, Thomas Robinson e Dorell Wright (ci sarebbero anche Terrell Harris e Dee Bost, che ad oggi sembrano i maggiori indiziati per ridurre il roster a 15 giocatori), che, assieme ai confermati - e si presume migliorati dopo aver metabolizzato il debutto in NBA - Claver, Freeland, Barton e Leonard, consentiranno a Stotts diverse varianti di gioco che lo scorso anno non erano possibili.
Crabbe, McCollum, Williams e Wright - atleta versatile in grado di dare una mano in più ruoli anche in difesa e con il passaggio, reduce dalla migliore stagione in carriera nel P.E.R. con 16 - sono tiratori da tre sopra la media.
Robinson è una forza della natura che nella scorsa stagione si è trovato in due situazioni non ideali, ma ha i mezzi fisici e l’intensità giusta per emergere. Molti possono giocare più ruoli, e quindi favorire assetti small - Wright o Batum da quattro-, backcourt con più giocatori in grado di trattare il pallone, la possibilità di pressare di più in difesa senza aver paura di spremere troppo i titolari. Tante nuove situazioni tattiche che dovrebbero aiutare i Blazers nella corsa ad uno degli ambitissimi posti playoff della Western Conference.
La bravura di Oshley è stata quella di riuscire a colmare i buchi del roster senza sacrificare asset importanti e strapagare nessuno. Niente da dire, missione compiuta