Nicolas Batum e le statistiche NBA
Forse girano troppe formule complicate attorno al basket
Soprattutto in America negli ultimi anni sia i media che vari addetti ai lavori – Daryl Morey di Houston su tutti…- si affidano a migliaia di statistiche diverse per cercare di prevedere praticamente tutto, il rendimento di un giocatore, di una squadra e via dicendo, e i vari ‘maghi’ della matematica sfornano di continuo nuove formule.
il PER (player efficiency rating), inventata da John Hollinger, ora dirigente dei Grizzlies, è tra le più conosciute; per farla breve il risultato è un numero che tiene conto di voci statistiche positive e negative rapportate al numero medio di possessi di una partita NBA ( per non favorire i giocatori delle squadre che giocano ad alto ritmo). I leader di questa statistica come media dal 1978 ad oggi sono Michael Jordan – con un PER di 27.91- e Lebron James – 27.35-, seguiti da Shaq, David Robinson e Wilt Chamberlain, tutti ‘mostri sacri’ del basket NBA. Lo stesso Hollinger definisce la statistica più appropriata per l’attacco che per la difesa, dove notoriamente contano intensità, voglia ed intelligenza, qualità che non si possono quantificare….
Personalmente ritengo che i numeri e le statistiche siano utilissimi per analizzare una qualunque partita già giocata, ma non credo sia realistico pensare di poter prevedere ad esempio il rendimento futuro di un giocatore, o anche di determinarne il valore attuale. Sono troppe le variabili da considerare - condizione fisica e psicologica, feeling con coach e compagni, sistema di gioco, ritmo, ruolo all’interno della squadra, infortuni dei compagni, il tipo di playmaker e tante altre ancora…- per poter ridurre tutto ad uno o più numeri. Prendiamo il caso di Nicolas Batum, per anni ‘bistrattato’ tatticamente da coach McMillan -relegato in angolo sul lato debole in attacco mentre Andre Miller o Brandon Roy cercavano il gioco a due con Aldridge – e per questo desideroso di raggiungere Rubio a Minnesota, a maggior ragione dopo aver riassaporato il vero piacere di giocare nelle 6 gare di Eurolega disputate con Nancy durante il lockout - chiuse con 15.8 punti, il 44% su 8.3 tiri da due a partita( massimo 5.8 nel 2010/2011, salirà a 6.3 dopo la ‘serrata’) il 33% su soli 2.5 tentativi (soluzione evitata grazie alla maggior libertà di muoversi in attacco), l’81% su ben 7.3 tiri liberi di media ( frutto in parte della netta superiorità atletica ,mai più di 2.1 fino ad allora nei Blazers, 2.7 nel dopo lockout.), con 6.7 rimbalzi ( massimo 4.5 in precedenza)e 5.2 assist ( addirittura mai sopra gli 1.5…). Rifirmato dai Blazers –pareggiata l’offerta di Minnesota-, ma in un sistema offensivo che gli concede molta più libertà, il francese è una delle note liete della stagione di Portland con 16.2 di media più 5.6 rimbalzi, 4.4 assist, 1.2 stoppate e 1.5 recuperi, tutti career high, e non esiste un calcolo matematico che poteva prevederlo; l’esempio perfetto di come tutto possa cambiare per un giocatore anche senza cambiare squadra, basta una variabile diversa…