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NBA 19/07/2012, 11.06

'Houston we have a problem', lo stesso avuto a Minnesota

La carriera da post giocatore di Kevin McHale che dopo aver distrutto Minnesota adesso minaccia anche i Rockets

NBA

La NBA è un posto strano. Ci sono quelli della vecchia scuola e quelli che guardano al futuro, chi si considera un tradizionalista e chi un progressista del gioco. Di certo non c’è nessuno come Kevin McHale. 

Quando parlerò con Sebastian gli augurerò buona fortuna e dirò lui di stare attento perché dovrà avere a che fare con la peggior persona della Lega, Kevin McHale.

Ora queste parole non arrivano da un gentiluomo d’altri tempi, né da un professionista modello, ma quando, nel 2009, Stephon Marbury le pronunciò (riferendosi al suo cuginetto Sebastian Telfair ai tempi neo acquisto dei T-Wolves) in pochi presero le difese dell’ex Celtics. Il perché si scopre nella carriera da dirigente e allenatore dello stesso McHale che continua tutt’oggi sul pino, ma anche dietro la scrivania, degli Houston Rockets. 

Il Kevin McHale giocatore è uno dei pochissimi che davvero non hanno bisogno di presentazioni: Hall of Famer, 3 anelli vinti con i C’s e la sua maglia numero numero 32 che penzola dal tetto del TD Garden. Nativo di Hibbing, 3 ore d’auto da Minneapolis  ed ex stella della University of Minnesota dopo il ritiro dal basket giocato, KM tornò a casa come analista televisivo e assistente speciale dei Minnesota Timbewolves. 

Dopo solo un anno, nel 1994, l’allora proprietario Glen Taylor decise di affidargli il front office, silurando il grande Jake McCloskey (detto “trader Jake” per via della sua inclinazione ad effettuare scambi di mercato e sul quale non basterebbe un libro per raccontarne la storia). 

McHale parte col botto: sceglie un giovane 18enne del South Carolina con la 5a chiamata al Draft del 1995 di nome Kevin Garnett, dopo aver assunto l’anno precedente come coach il suo ex compagno alla University of Minnesota, Flip Saunders. Gia allora però l’assunzione di Saunders destò qualche sospetto. La NBA è comunque un posto fatto di uomini e relazioni, ma perchè scegliere proprio il tuo ex compagno di stanza al college nonostante fosse all’asciutto di panchine NBA? McHale rispose che Flip sarebbe diventato uno dei migliori cocah della lega e in questo caso l’ex compagno di Larry Legend ebbe più che ragione. Per l’ultima volta da General Manager.

Con la scelta di Stephon Marbury (scambiato durante il Draft ’96 per Ray Allen, primo grande errore) i Lupi sembravano destinati a dominare i prossimi 10 anni di Western Conference, ma nell’estate del 1998 ecco il crack. 

Minnesota firma un estensione contrattuale a Garnett per la somma discerta di 126 milioni di dollari in 6 anni. KG si sarebbe meritato ogni centesimo del contrattone, ma è difficile credere che McHale non potesse non aver valutato le conseguenze di un contratto di quella portata. Una di queste fu il lockout del 1999 al termine del quale Stephon chiese la cessione. McHale lo accusò di essere invidioso del contratto e delle attenzioni di Garnett il che è anche probabile, ma, dopo 2 e mezzo anni, il risultato alla fine dei conti fu la cessione di Ray Allen per Terrell Brandon, un ottimo giocatore, ma con i migliori anni ormai alle spalle. 

Avendo perso durante l’estate anche Tom Gugliotta, Minnesota passò da essere il futuro della Lega a lottare per un posto ai playoffs, trascinata unicamente da The Big Ticket. Lo scambio Marbury contribuì alla diffusioni di voci che volevano McHale come arrogante, razzista, incapace di gestire i propri giocatori e soprattutto più attento alle amicizie che al merito. 


Ma la vera frittata l’Hall of Famer la combina con Joe Smith. Durante la off season 1999 (sempre quella viziata dal lockout) i Minnesota Timberwolves firmano con un contratto annuale l’ala grande Joe Smith, ex prima scelta assoluta del Draft 1995 (quello di KG appunto) e in uscita da Philadelphia dopo una stagione da oltre 15 punti e 6 rimbalzi di media. La somma spesa per acquisire i servigi di Smith si assestò sul milione e 75.000 dollari, un po’ pochino per un giocatore così giovane e con quei numeri. Il colpo di McHale non passò inosservato. Smith giocò la stagione in maglia T-Wolves segnando 13.2 punti e catturando quasi 9 carambole per gara, non poco per uno da considerarsi gratis per i canoni salariali NBA. 

Ma a Stern non la si fa adesso così come non la si faceva allora. Tra i corridoi NBA circola la voce secondo la quale McHale e Taylor avrebbero stipulato un accordo segreto con Smith per 3 contratti annuali con la promessa di un pluriennale da 86 milioni per 6 anni alla scadenza del suo terzo accordo. Di più, sembra che l’accordo sia stato messo per scritto, tramite scrittura privata, una violazione grave delle regole contrattuali NBA. Stern e i suoi indagano e si scopre che le voci hanno più di un fondamento. Minnesota si sarebbe accaparrata Smith a tale cifre per permettersi più spazio salariale e quindi altri buoni giocatori da mettere sotto contratto. Ora quella di un accordo di questo tipo è una pratica diffusa nella Lega, ma solo verbalmente. Mettere per scritto un accordo del genere significa che, se scoperti, i guai sono in arrivo. E la mano dell’Olympic Tower di solito va giù pesante. 

Risultato: annullamento del contratto di Smith (che tuttavia dopo una stagione ai Pistons tornò poi in Minnesota per altri 2 modeste campionati), multa da 3.5 milioni alla franchigia, sospensione di Kevin McHale dal suo incarico dirigenziale e soprattutto cancellazione dei diritti di scelta per le future cinque chiamate (poi ridotte a 3) al primo giro nei draft successivi, che per una squadra in cerca di equilibrio e futuro è come togliere il caso ad un astronauta. Fu il proprietario Taylor ad assumersi la responsabilità del misfatto, nessuna parola di chiarimento né di scuse ai propri tifosi giunse dalla bocca di McHale. 

I T-Wolves tradussero le loro 2 scelte disponibili prima con Ndubi Ebi (visto anche a Ferrara, Rimini e Imola) e poi con Rick Rickert presunto talento proveniente, guarda il caso, proprio dalla University of Minnesota. Rickert non solo non riuscì mai a fare la squadra, ma fu coinvolto in un alterco prima verbale e poi fisico con Kevin Garnett che della squadra era oltre che la stella anche il padrone assoluto del futuro. 

Come dire: non esattamente The Steal of the Draft. 

A Minneapolis non si sono più ripresi. Grazie all’impensabile apporto di KG sono stati sempre in grado di guadagnarsi i playoffs, ma per ben 7 stagioni consecutivi hanno concluso la stagione con un eliminazione al primo turno.  Nel 2004 KM riuscì finalmente nel tentativo di costruire attorno a KG una squadra di livello portando in Minnesota Sam Cassell e Latrell Sprewell. I Wolves raggiunsero le finali di conference perdendo contro i Lakers.

Sfortunatamente, ancora una volta, né McHale né la proprietà riuscirono a scendere a compromessi con ego “importanti” quali quelli di Sam I Am (ceduto per Marko Jaric) e Spree. 

A questo punto, la cessione di Kevin Garnett (al cui indiscutibile gioco McHale ha sempre contrapposto il suo pazzesco stipendio) sembrava l’unica via. Ancora una volta però, fra le tante opzioni di trade il GM preferì quella proposta da una sua antica amicizia, il suo ex compagno ai Celtics Danny Ainge, che propose a McHale un pacchetto composto da 2 prime scelte e 5 giocatori: Al Jefferson, Ryan Gomes, Sebastian Telfair, Gerald Green e Theo Ratliff.

Nessuno di questi ha mai giocato più di 3 stagioni nei Timberwolves e soprattutto nessuno, con la parziale eccezione di Jefferson (poi ceduto a Utah per 2 prime scelte) ha mai giocato in modo da giustificare la perdita di Tha Kid. 

Viene di nuovo da chiedersi: possibile che hai tempi fosse questa l’unica contropartita utile per la cessione di un ex MVP come Garnett? E non è curioso che tale trade sia occorsa proprio con l’ex squadra di McHale il cui GM è uno dei suoi migliori amici nonché suo ex compagno di squadra proprio a Boston? 


Il risultato fu titolo per Boston e KG e record Bobcatsiani per Timberwolves.

Ad onor di cronaca e per correttezza va detto che prima di lasciare Minneapolis l’ex idolo del Boston Garden ha firmato la cessione della terza scelta assoluta del Draft 2008 O.J. Mayo con Kevin Love scelto alla 5a dai Grizzlies, un colpo che per la verità oggi vale il futuro dei Wolves. 

Daryl Morey doveva essere la nuova grande stella del management non solo NBA, ma di tutto lo sport americano. Il suo approccio moderno e basato su uno studio avanzato delle statistiche lo avevano candidato ad essere il prossimo Billy Beane, quello del film Moneyball. 

La realtà è stata più cruda e da quando Morey è il General Manager dei Rockets , Houston ha raggiunto i playoffs solo in un’occasione. E chissà qual è stato l’aspetto statistico che ha suggerito, la scorsa estate, a Daryl la scelta di Kevin McHale come capo allenatore, il quale in 2 parentesi come coach dei Minnesota Timberwolves si era guadagnato un record discutibile di 39 vittorie a fronte di 55 sconfitte e la nomea di non essere esattamente Phil Jackson nella gestione del gruppo. 

Come prevedibile i Rockets hanno concluso una stagione perdente, ma il peggio sembra debba ancora arrivare.  A Hoston vogliono smantellare mezza squadra al fine di prendere l’ambitissimo Dwight Howard che peraltro difficilmente andrà in un club in cui è di nuovo lui l’unica stella. I Rockets  quindi hanno già amnistiato Luis Scola (15.5 punti e 6.5 rimbalzi ad uscita) e ceduto Kyle Lowry (14.3 punti, 6.6 assist e 4.6 rimbalzi per gara) che ha dichiarato alla stampa che la sua cessione è frutto solo ed unicamente dell’impossibilità di giocare per coach McHale. Nel frattempo è arrivato Jeremy Lin, che All Star non è (e difficilmente lo sarà), ma il suo contratto si, definito da moltissimi degli addetti ai lavori e dal suo ex compagno Melo Anthony come “ridicolo”. 

Se Howard, non arriverà i Rockets rimarranno ancora distanti dalle vette della Western Conference e lo spazio salariale liberato sarà utile per qualcuno di certo inferiore al pivot dei Magic. Magari qualcuno nativo del Minnesota o con un passato ai Celtics. 

Houston we have a problem, the same has occurred in Minnesota.

© Riproduzione riservata
E. Carchia

E. Carchia

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Comments Occorre essere registrati per poter commentare 11 Commenti
  • HisAirness 19/07/2012, 19.08
    Citazione ( alert 19/07/2012 @ 17:48 )

    Però spiegami il motivo che sta alla base dello smantellamento di un team buono. Hanno perso i due play, preso Lin, aministiato Scola per cosa? Per perare di arrivare ad Howard?

    amico mio avere la presunzione di sapere cosa c'è dietro le scelte di un GM (che sia Mchale o che sia Buford) mi sembra un tantino presuntuoso. Se vuoi mi arrogo questa facoltà e posso dirti che tanto vale riniziare da capo piuttosto che stare li, nel limbo, senza infamia e senza gloria. Il mercato dei free agent l'anno prossimo è sicuramente più ricco di quello attuale, la stessa cosa non si può dire del prossimo draft (a meno di clamorose esplosioni) però imbastirsi il roster di Rookie e avere tanto spazio salariale è sicuramente il miglior modo per cercare di reiniziare un ciclo. Ma ripeto, questa può essere la mia visione, sbagliata o giusta che sia non si fonda comunque sull'aspetto principale: conoscere e programmare dall'interno. PS: "possibile che Hai tempi"

  • zbo90 19/07/2012, 18.56
    Citazione ( Vittorio 19/07/2012 @ 13:35 )

    Ma come? Jeremy Lin fino a quando era NY era un Dio adesso non e più nessuno? OK McHale avrà fatto i suoi errori ma questo articolo mi sembra troppo cattivo e ve dice uno che ha sempre odiato McHale fin da quando venne a Milano per far finta di fir ...

    lin un dio? per favore. il taiwanese porta soldi, è per questo che gli è stato dato un contratto così ingiustificato. come giocatore mi sembra poca roba, non saranno certo due o tre quarantelli (sempre conditi da una decina di palle perse) a fare di lui un all star. molti giocatori nel sommerso nba potrebbero fare partite del genere se gli fosse dato spazio e la palla praticamente sempre in mano (ricordiamo che il buon jeremy è esploso durante l'assenza contemporanea di melo e stat)

  • alert 19/07/2012, 17.48
    Citazione ( HisAirness 19/07/2012 @ 13:29 )

    l'articolo non mi trova per niente d'accordo. Sarei curioso ad esempio di andare a rivedere chi ha pescato Minnie con le prime scelte dei Celtics e poi dei Jazz. Oltretutto se scegli prima Garnett e poi Love così impacciato in ruolo da scrivania non ...

    Però spiegami il motivo che sta alla base dello smantellamento di un team buono. Hanno perso i due play, preso Lin, aministiato Scola per cosa? Per perare di arrivare ad Howard?

  • Vittorio 19/07/2012, 13.35

    Ma come? Jeremy Lin fino a quando era NY era un Dio adesso non e più nessuno? OK McHale avrà fatto i suoi errori ma questo articolo mi sembra troppo cattivo e ve dice uno che ha sempre odiato McHale fin da quando venne a Milano per far finta di firmare per l'Olimpia in modo da avere un contratto molto più ricco dai Celtics.

  • HisAirness 19/07/2012, 13.29

    l'articolo non mi trova per niente d'accordo. Sarei curioso ad esempio di andare a rivedere chi ha pescato Minnie con le prime scelte dei Celtics e poi dei Jazz. Oltretutto se scegli prima Garnett e poi Love così impacciato in ruolo da scrivania non devi essere. Inoltre Houston, nonostante una rosa non certo da contender (per usare un eufemismo), ha sfiorato quest'anno i Playoff e il suo unico demerito è quello di essersi trovata nella conference sbagliata. Con una rosa non eccelsa e un presunto allenatore incapace, Houston fosse stata una squadra dell'est, avrebbe tranquillamente giocato i playoff lasciando a casa, magari, i Sixers del santone Collins.

  • alert 19/07/2012, 12.52
    Citazione ( alert 19/07/2012 @ 12:51 )

    Le personalità strabordanti non sempre portano benefici. In una lega fatta di gente che si sente Dio, avere un allenatore/GM che fa a gara a chi ce l'ha più duro non funziona. Ora non so quali siano le strategie dei Rockets, ma al momento non funzi ...

    ad Howard mettendo sul piatto Scola, un play ed altri pezzi ma così chi diavolo vorrebbero dare?

  • alert 19/07/2012, 12.51

    Le personalità strabordanti non sempre portano benefici. In una lega fatta di gente che si sente Dio, avere un allenatore/GM che fa a gara a chi ce l'ha più duro non funziona. Ora non so quali siano le strategie dei Rockets, ma al momento non funzionano. Vogliono Howard e smantellano una squadra senza avere la certezza. Prendono Lin quando avevano due play validissimi come Lowry e Dragic. Amnistiano Scola e si tengono l'ex Kings Kevin Martin. Mah.----------------------olimpia1390--- Loro giocavano benissimo considerato il cast ed è proprio questo che fa rabbrividire. Il senso di smantellare un gruppo giovane e in crescita non lo capisco. Avrei compreso se avessero fatto un'offerta ad H

  • Baker 19/07/2012, 12.07

    Complimenti x l'articolo......Vedo un grandissimo futuro ..pieno di vittorie x il buon Jeremy.............Auguri

  • magicgroup 19/07/2012, 11.37

    Triste realtà... come spesso accade, chi è bravo con la palla in mano non lo è dietro ad una scrivania! Incredibile però come dopo tanti anni e magagne, trovi ancora qualcuno che gli dia in mano la propria franchigia!

  • IlRicchione 19/07/2012, 11.23

    Fresca...ammetto che tutte queste cose non le sapevo. Comunque bell'articolo a prescindere che possa piacere o meno. Non sapevo tutto questo di McHale..