Trades, si torna a parlare di NBA anche sotto l'ombrellone
Dal lockout alla calda estate della NBA ricca di rumors e movimenti dove le grandi città sono protagoniste
Sarà quel che sarà, ma ancora una volta il buon vecchio David Stern ha visto più lungo di tutti. Il lockout dello scorso anno ha messo a nudo tutte le debolezze e le controversie del sistema NBA, ma è stato anche seguito da una stagione speciale e non è finita qui. Il nuovo contratto collettivo per un verso e per un altro (vedi la possibilità di “amnistiare”) sembra favorire un mercato estivo che negli ultimi anni (con l’eccezione di “The Decision”) aveva perso l’appeal di una volta.
E come se non bastasse le mete di destinazione, di grandi nomi, maggiormente coinvolte sono due luoghi decisamente interessanti come Los Angeles, California e Brooklyn, New York il che rende il tutto ancor più divertente.
E ovviamente Steve Nash, un grande attore mancato (per ora...) non poteva non diventare anche lui parte del reality che va in scena a L.A. da diversi anni a questa parte. Il Buss minore, Kupchak ormai si limita ad eseguire gli ordini, ha messo a segno il grande colpo facendo contenti tutti compreso il Mamba i cui gusti non sono proprio facilissimi.
Ma guardando con attenzione l’affresco perfetto che pare adesso il quintetto dei gialloviola piccola sbaffatura la si può notare. Intanto perché Nash è una delle migliori point guard sul pianeta con la palla in mano, ma è probabilmente il peggiore quando la palla ce l’ha il suo diretto avversario. E ci sarebbe un losangelino con lo 0 in giro per la Western Conference che con la boccia ci sa fare, come hanno constatato proprio i Lakers negli ultimi playoffs. Vero, l’energia e la coesione difensiva spesso e volentieri la si trova anche con un attacco fluido ed equilibrato e per renderlo tale Steve non è secondo a nessuno.
La sigla del canadese sul contratto da 27 milioni per 3 anni ha portato alla memoria anche l’incredibile stagione 2003-2004 quando i Lakers, asfaltati l’anno prima da Parker e Duncan, ingaggiarono Gary Payton, si quel Payton e Karl Malone, si quel Malone. Anche allora come adesso sembrava che i primi 5 dei Lakers fossero pronti a dominare il mondo, salvo poi scoprire che gli infortuni vanno a braccetto con l’età e che un incidente come quello che occorse a Bryant in Colorado può condizionare più di una stagione. Come dire: bene Nash, ma la stagione a Los Angeles, dentro e fuori dal campo è ancora tutta da giocare.
Ma dopotutto a chi importano queste cose? Vedere Steve Nash nella stessa squadra di Kobe Bryant e Pau Gasol è qualcosa di troppo bello e troppo romantico, un mix di talento e tecnica che capita una volta ogni due o tre lustri. E magari Bynum (che stando alle ultime voci dovrebbe rimanere un Laker) a son di pick n’roll con l’ex Suns si ricorderà anche di essere il miglior lungo ad ovest e smetterà di fare capricci. Il due volte MVP indosserà il numero 10. Non fatevi ingannare è un omaggio a grandi fantasisti del calcio, uno su tutti, il suo amico, Alex Del Piero.
Nella capitale del mondo che noi tutti conosciamo come New York City dopo decenni, finalmente, si ri-parla di basket pro senza per forza nominare i Knicks. Si perché, con tutto il rispetto per la palude chiamata New Jersey, la mossa di Shawn Carter meglio conosciuto come Jay-Z di portare una squadra NBA a Brooklyn si è rivelata più che vincente. Anche perché, come era facilmente prevedibile, giocare nel luogo che fu di Notorious B.I.G. piuttosto che in un’arena, sotto alla quale si dice sia sepolto il corpo di Jimmy Hoffa, pare avere più senso per il popolo NBA. E quindi, proprio mentre i sicari del super proprietario Prokhorov erano sulle piste del GM Billy King per aver ceduto la prima scelta ai Blazers in cambio di un Gerald Wallace che pareva prontissimo ad accasarsi presso altre destinazioni, ecco che lo stesso King ha messo a segno la trade della vita portando a casa quel Joe Johnson che a scanso di equivoci sarebbe un 5 volte All Star. Il tutto spedendo in Georgia, oltre ad una prima scelta del prossimo Draft, tali Farmar Jordan, Morrow Anthony, Petro Johan e Stevenson DeShawn che 5 ASG se li sono visti al massimo sul divano delle rispettive dimore. E come per magia, siglato JJ anche il buon Wallace ha fatto rientrare i sicari, firmando un’ estensione contrattuale. A questo punto in quel di Las Vegas, impegnato con il Team USA, anche Deron Williams si è sentito più tranquillo nel firmare (direttamente dal suo iPad, grazie ad un App gratis che sia chiama Sign Now. Only in the U.S...) anche lui la sua discreta estensione da 98 milioncini. La squadra, già discreta di suo, sarebbe diventata stellare con l’innesto di Dwightmare, se non fosse stato per l’agente di Brook Lopez che ha fatto capire bene alla dirigenza che il suo non è un cliente da utilizzare come pedina di scambio, oltretutto alle tempistiche della controparte e che mancava solo un ok per firmare un bel pluriennale con quel che rimane dei Bobcats. E quindi dentro anche Lopez uomo da 15 e 10 per allacciata di scarpe e voilà ecco la nuova contender al titolo ad est: sono forti, sono relativamente giovani, hanno il giusto palcoscenico e giocano a New York. E no, non si chiamano Knicks.
Finalmente si torna a parlare di NBA anche sotto l’ombrellone.