Pacers, la rinuncia a Frank Vogel e il peso delle aspettative eccessive di Larry Bird
Gli Indiana Pacers hanno deciso di cambiare direzione e di rinunciare a Vogel. Bird si aspettava di più da questa squadra...ma forse le sue aspettative erano eccessive
Gli Indiana Pacers sono stati eliminati al primo turno dei playoffs dopo una serie chiusasi solamente a gara 7 contro i Toronto Raptors. Indiana veniva da una stagione dove i playoffs non erano stati raggiunti, soprattutto a causa della lunga assenza di Paul George, infortunatosi con Team USA. La scorsa estate Bird aveva deciso di cambiare direzione, puntando di più sulla small-ball, e rinunciando a Roy Hibbert, ormai ritenuto non più adatto al tipo di basket che i Pacers avrebbero giocato. Anche David West decise di andarsene, adducendo anche il trattamento riservato ad Hibbert come uno dei motivi del suo addio.
Tre giorni fa i Pacers hanno preso un'altra importante decisione per il loro futuro, non confermando Frank Vogel sulla panchina per la prossima stagione. Da qualche giorno si erano diffuse parecchie indiscrezioni sul futuro di Vogel, con un Bird insoddisfatto e voglioso di dare una nuova impronta al gioco dei Pacers e una nuova voce all'interno dello spogliatoio. Nella conferenza stampa di fine stagione, Bird ha confermato le indiscrezioni e ha annunciato che Vogel non sarebbe ritornato l'anno prossimo.
E' il caso di sottolineare alcune della parole di Bird in conferenza stampa, soprattutto riguardo alla necessità di 'una nuova voce' all'interno dello spogliatoio: "Ho giocato per tanti anni e la mia esperienza è che i buoni allenatori vanno via dopo tre anni. Ho giocato per Bill Fitch e l'ho visto succedere personalmente. Ho parlato tante volte con Red Auerbach riguardo a questo argomento. Abbiamoa avuto K.C. Jones per 5 anni. La migliore persona che abbia mai incontrato. E venne licenziato e stavamo avendo succcesso".
Sostanzialmente Bird spiega come la sua esperienza gli dica che arrivano dei momenti, di solito dopo tre anni, in cui bisogna cambiare la rotta. Il problema è che Bird interpreta la sua storia personale in maniera un po' troppo selettiva. Red Auerbach decise di mandare via Bill Fitch dopo l'eliminazione in semifinale di conference nel 1983. Fitch era ai Celtics da 3 anni. Venne rimpiazzato da K.C. Jones, che rimase ai Celtics per cinque stagioni. Jones raggiungse quattro finali NBA in quattro anni, vincendo anche due titoli NBA. Nel suo quinto anno venne eliminato in finale di conference. Jones venne rimpiazzato da Jimmy Rodgers, che nelle sue due stagioni a Boston uscì per due volte al primo turno dei playoffs. Quindi per quanto il cambiamento di Fitch aveva portato risultati, forse mandare via Jones perchè aveva perso in finale di conference non era stata l'idea del secolo.
Una regola che Bird dovrebbe aver imparato anche sulla sua pelle. Quando nel 1997 Bird divenne il capo allenatore dei Pacers disse subito che sarebbe rimasto solamente tre anni. E così fece. In tre stagioni arrivò sempre in finale di conference ad Est e nel 2000 portò la squadra alle NBA finals. Dopo si fece da parte per scegliere un nuovo allenatore in grado di dare una 'nuova voce alla squadra'. Venne scelto Isiah Thomas, che per tre anni consecutivi uscì sempre al primo turno dei playoffs. Soprattutto nel 2003, la sua ultima stagione da coach dei Pacers, in molti pensarono che Thomas non fosse stato in grado di gestire al meglio un gruppo di grande talento, che valeva più di un primo turno di playoffs. Un gruppo giovane formato da Jermaine O'Neal, Ron Artest, Al Harrington, Jamal Tinsley, Brad Miller e gestito dalla leadership di Reggie Miller. A fine stagione Thomas venne mandato via, anche in questo caso la scelta di Bird di farsi da parte dopo tre anni e di scegliere qualcuno di nuovo non pagò grossi dividendi.
Sempre nella conferenza stampa Bird sottolinea che il gruppo ha bisogno di un cambiamento dopo un tot di tempo: 'E' così da sempre. L'ho visto succedere e dopo un certo numero di anni è necessario fare un cambiamento. E credo sia la decisione giusta".
Anche questa è un'affermazione interessante. E potrebbe avere molto senso se i Pacers avessero un gruppo storico che è insieme da anni. Ma così non è. Gli unici tre giocatori dei Pacers che sono in squadra da più di tre anni sono Paul George, George Hill e Ian Mahinmi. Il lungo francese, inoltre, sarà free-agent in estate, quindi non è neanche così scontato che rimanga. Era davvero necessario portare dentro una 'nuova voce' per soli due-tre giocatori? Ed è inoltre lecito chiedersi se questi giocatori fossero così stufi di Vogel. Considerando il saluto che Paul George ha riservato a Vogel su Instagram, pare di no: 'Ad una delle persone più influenti della mia vita. Il nostro rapporto e il nostro affetto non terminano qui. Grazie per questo incredibile viaggio e per i momenti che abbiamo condiviso. Tu hai parlato e io ti ho ascolato...e abbiamo fatto funzionare le cose"
E' chiaro che tutto questo non voglia dire che Bird non avesse il diritto di cambiare, ci mancherebbe altro. Bird è il top executive della franchiga ed è lui che decide cosa è giusto per il futuro della squadra. E nemmeno si vuole fare passare l'idea che Vogel fosse il miglior allenatore di questo pianeta, perchè chiaramente non lo è. Ma rimane comunque il dubbio che le motivazioni addotte da Bird per la mancata conferma di Vogel siano quantomeno fuorvianti.
In questi anni Vogel aveva dato un'identità a questa squadra, da molti definita come 'smashmouth basketball'. Una pallacanestro fatta di grande difesa, intensità e fisicità. Forse non il basket esteticamente più bello al mondo ma certamente in grado di produrre risultati. Con questo tipo di basket, i Pacers sono riusciti a mettere in seria difficoltà i Miami Heat dei Big-Three, probabilmente una delle squadre più talentuose della storia recente della NBA. E lo hanno fatto a modo loro. Quando gli altri andavano piccolo, seguendo la tendenza della small-ball, Vogel continuava ad insistere sui due lunghi, spesso riuscendo anche ad avere ragione. L'ormai ex allenatore dei Pacers ha trasformato Roy Hibbert in uno dei lunghi difensivi più efficaci di tutta la NBA, facendolo arrivare anche all'All-Star Game. E' riuscito a tirare fuori il meglio da Lance Stephenson, un giocatore completamente anarchico e fuori dagli schemi, facendolo diventare un'arma letale in uscita dalla panchina, con la sua difesa asfissiante e la sua imprevedibilità offensiva. Vogel ha avuto un grande rilievo anche nella crescita di Ian Mahinmi, da lungo quasi del tutto grezzo ad efficace arma nel pick and roll. Come giustamente sottolineato da Zach Lowe in un suo recente articolo, Vogel non ha mai ricevuto abbastanza credito per questo lavoro. Durante la sua gestione il coach ha sempre portato i Pacers ad essere una delle 10 migliori difese della NBA, diventando la prima assoluta per due anni consecutivi. Anche questo è un aspetto che è passato troppo spesso inosservato.
Ci si riempie spesso la bocca in NBA con parole come continuità, stabilità e coerenza. Tutti citano gli esempi di Popovich, di Rick Carlisle o di Erik Spoelstra, sempre sostenuti dalle loro franchigie, anche nei momenti più difficili. In pochi, però, poi seguono questo tipo di esempi, finendo per reagire eccessivamente alla minima crisi di risultato e creando disastri decisamente evitabili (I Kings della gestione Ranadive sono un esempio abbastanza lampante della 'schizofrenia' di alcuni front-office in giro per la lega).
Anche Larry Bird, scegliendo di non confermare Vogel, ha preferito interrompere il percorso di crescita di una squadra che negli ultimi due anni era cambiata parecchio per portare dentro una nuova voce. Bird vuole che i Pacers segnino di più, che giochino una pallacanestro offensiva più veloce e fluida, con molti meno set e molte più letture dettate dai singoli possessi. Insomma qualcosa che, con le dovute proporzioni, si avvicini a quello che fanno i Golden State Warriors, perchè quella sembra essere la direzione verso la quale si sta dirigendo la NBA da qualche anno a questa parte.
Come al solito, però, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Già in questa stagione Bird avrebbe voluto vedere un basket simile a quello di Golden State ma il materiale dato a Vogel non era necessariamente il più adatto. Gli addii di Hibbert e West non hanno reso i Pacers una squadra più veloce, l'hanno resa semplicemente più piccola. Non si può semplicemente volere che la propria squadra giochi small-ball con quattro giocatori costantemente sul perimetro e che si corra come se non ci fosse un domani. Non è una cosa che succede dall'oggi al domani e soprattutto è una cosa che non può succedere se non si hanno i giocatori adatti alla realizzazione di questa idea. Ne sanno qualcosa gli Washington Wizards, che erano entrati in questa stagione con la volontà di giocare 'piccoli', rinunciando alla coppia Nenè-Gortat e cercando di sviluppare un gioco più fluido e veloce in attacco. Le cose non sono andate esattamente come ci si aspettava, complici anche i problemi fisici di quei giocatori che avrebbero dovuto migliorare le spaziature offensive come Alan Anderson o Jared Dudley.
Bird ha dichiarato che si aspettava di più da questa squadra, voleva più di 45 vittorie e di una eliminazione al primo turno dei playoffs a gara 7. Allora, probabilmente, avrebbe dovuto dare del materiale migliore a Vogel per giocare quella tanto 'decantata small ball". Le principali aggiunte della off-season sono state quelle di C.J. Miles, Monta Ellis e Chase Budinger. Budinger era da diversi anni un pupillo di Bird ma è stato chiaro quasi fin da subito che l'ex giocatore dei Rockets non è più lo stesso dopo gli infortuni al ginocchio. Anche Monta Ellis non ha fatto esattamente la stagione della vita, nonostante il quadriennale da 44 mln di dollari firmato, e la sua difesa è rimasta su livelli davvero troppo bassi per giustificare una produzione offensiva non all'altezza. Miles è un discreto tiratore dal perimetro ma è anche un altro pessimo difensore. Nonostante tutto Vogel è riuscito a tenere i Pacers nell'elite difensiva della lega, Indiana ha chiuso terza per punti per possesso concessi. Il tutto nonostante Ellis, Miles e il rookie Myles Turner, che doveva imparare ancora molti meccanismi difensivi, giocassero minuti importanti. L'idea di inizio stagione di giocare con Paul George da quattro è subito tramontata, anche perchè lo stesso giocatore non sembrava proprio entusiasta di questa ipotesi. E nonostante un discreto inizio di stagione con C.J. Miles costantemente in quintetto e Myles Turner a fare da lungo di 'fatto' della squadra, le cose sono andate peggiorando abbastanza in fretta e Vogel è corso ai ripari tornando alla tradizionale formula a due lunghi.
L'idea di far giocare Miles da cinque e avere quattro giocatori perimetrali attorno era molto interessante sulla carta ma è abbastanza evidente che il rookie non è ancora pronto per sobbarcarsi tutto il lavoro difensivo che gli sarebbe richiesto in quel ruolo. Ed è anche normale che sia così, Turner è un giocatore di grandissimo talento ma come qualunque rookie ha bisogno di tempo per imparare determinati meccanismi, soprattutto a livello difensivo. Ci si poteva davvero aspettare di più da una squadra con una sola vera superstar, Paul George, una potenziale rising-star, Myles Turner, e una serie di role-player attorno? Onestamente risulta difficile immaginarlo e nonostante ciò i Pacers sono stati ad un passo dal realizzare un upset e la scorsa stagione sono andati vicinissimi alla qualificazione ai playoffs, nonostante l'assenza prolungata di Paul George.
Vogel è un grande allenatore offensivo? No, probabilmente no. Diverse versioni dei suoi Pacers hanno avuto un'efficienza offensiva pessima e troppo spesso, soprattutto nei momenti decisivi, ci si riduceva ad isolamenti e forzature senza grande senso. Ma non tutte le responsabilità sono di Vogel. Giocatori come Paul George, George Hill, Lance Stephenson si sono spesso rifiutati di allargare gli spazi in attacco, occupando sempre le stesse posizioni che amavano, andando ad ingolfare ulteriormente un attacco che con due lunghi come West e Hibbert già di base non poteva essere l'emblema delle spaziature e del ritmo. Questo perchè spesso le abitudini di un giocatore non sono semplici da modificare. In questa stagione si è parlato spesso degli errori commessi da Kevin Durant e Russell Westbrook nei momenti decisivi, affermando che tendono a ricadere sempre negli stessi schemi. Credete che Billy Donovan non ci abbia provato a cambiare le cose? E' pagato per farlo ma il problema è che, come detto in precedenza, le abitudini dei giocatori, soprattutto dei giocatori chiave di una squadra, sono estremamente difficili da modificare.
In definitiva Larry Bird ha fatto una scelta, e come detto in precedenza si tratta di una scelta più che legittima. Ma le motivazioni e i modi di questa scelta sono decisamente discutibili e a tratti non veritiere. Frank Vogel ha fatto un ottimo lavoro sulla panchina dei Pacers e non è un caso che sia già diventato il principale obiettivo di altre squadre NBA alla ricerca di un allenatore. Vogel ha solamente 42 anni, è un allenatore ancora giovane e con margini di miglioramento. Magari nei prossimi anni diventerà anche un allenatore offensivo più efficace, magari no. Quello che è certo è che Bird non ha avuto la pazienza di aspettare questi sviluppi e si è probabilmente posto degli obiettivi fin troppo ambiziosi, che non erano raggiungibili dall'attuale versione dei Pacers.