Moreyball, Tiro da tre punti e Midrange
Vi proponiamo un interessante analisi sui Rockets, sul Moreyball e non solo da Pick and Pop Culture
Un'analisi molto interessante sul "Moreyball e la correlazione sia del tiro da tre punti che del midrange" (pubblicata in gennaio) direttamente dal sito PickandPopCulture.it a cura di Alberto Ambrosio aka "Albydigei", mettetevi comodi e godetevi la lettura, non ve ne pentirete!
Spesso però quando si tratta questo argomento ci si confonde, analizzandolo solo in superficie e senza approfondire un fenomeno che necessita di un importante analisi dettagliata per essere compreso al meglio. Iniziamo da una semplice considerazione, che spesso viene spesso trattata come verità assoluta: i tiri dal mid range sono statisticamente inefficaci, e un considerevole utilizzo di questi porta necessariamente a un declino dell’efficienza offensiva della squadra. Siamo realmente sicuri che questa assunzione sia vera? Beh, per tentare di “sfatare” questo mito credo sia necessario considerare tanto l’aspetto tattico, quanto quello statistico.
Il jumper è ancora oggi, nella “NBA del futuro”, una soluzione tattica estremamente valida ed efficace: spesso si considera un tiro valutando semplicemente la propria efficacia statistica, la percentuale reale di realizzazione, senza tenere in considerazione i benefici che questo può portare all’equilibrio offensivo e alla fluidità del gioco. I San Antonio Spurs sono la terza squadra NBA a tirare il maggior numero di jumper dalla media distanza per partita, eppure sono il terzo miglior attacco per punti segnati su 100 possessi. Il totale rifiuto da parte del nuovo flusso culturale verso questo tiro, ha creato importanti mutazioni nelle scelte tattiche degli head coach NBA, i quali cercano di ridurre sempre di più le situazioni di gioco in cui sia presente il tiro dalla media distanza, in favore della costruzione di tiri da tre punti. Tutto questo si riflette anche nella fase difensiva: allenatori come Tom Thibodeau (considerato da molti come il miglior allenatore difensivo dell’intera NBA) hanno incentrato il proprio sistema di gioco nel concedere volontariamente tiri dalla media distanza ai lunghi avversari.
Non ci vuole molto a capire fin da subito come una tripla sia maggiormente efficace di un tiro da due punti: basta moltiplicare per 3/2 le percentuali di realizzazione medie di un tiro da 3 punti e si trova facilmente la sua percentuale reale. Se infatti in media un tiro da due punti produce 0,96 punti per possesso, un tiro da tre ne produce 1,044: è un’enorme semplificazione della situazione, ma questo serve per inquadrare meglio l’obiettivo dell’analisi.
È interessante però valutare anche in che condizione questi tiri vengano presi, perché siamo sicuri che un tiro contestato da 3 punti sia più efficace di un tiro da due punti? Ovvero, data la stessa distanza dal difensore, un tiro all’interno dell’arco dei tre punti sarà più o meno efficace di una tripla?
*In queste analisi vengono analizzati i dati dividendoli in tiri contestati (difensore distante 0-2 piedi dal tiratore e 2-4 piedi) e tiri non contestati (4-6 piedi e più di 6 piedi dal tiratore)
Ecco quindi la prima mini-conclusione di questa breve analisi, un tiro da tre punti è realmente la soluzione maggiormente efficace solo se i tiri creati sono qualitativamente buoni, quindi il difensore è a più di 4 piedi di distanza. Un tiro da tre punti non contestato è in effetti estremamente produttivo in termini di punti per possesso: l’ossessiva ricerca di triple non contestate da parte degli Houston Rockets ha dunque enorme senso sotto questo punto di vista. Aumentando il numero di triple non contestate, si aumenta l’efficienza offensiva.
Come sempre però bisogna prendere questo risultato con le pinze, e adattarlo ad ogni tipologia di roster, dato che le caratteristiche possono variare enormemente l’output di questo “algoritmo”: una tripla contestata di Korver sarà sempre e comunque più efficace di una sua penetrazione o tiro dalla media distanza. Quello che contribuisce realmente ad incrementare la pericolosità offensiva di una squadra (intesa come punti per possesso) non è un’ossessiva ricerca nel trovare indistintamente tiri da tre punti, bensì una continuità nel costruire triple non contestate per i giusti giocatori.
Il tiro da due punti però possiamo scomporlo in due situazioni di gioco differenti: tiro al ferro e tiro dal mid range. L’efficienza offensiva di un tiro da pochi piedi di distanza dal ferro non è comparabile a un jumper da 4-5 metri dal ferro; vediamo dunque le differenti percentuali al tiro, sempre rapportate alla loro “qualità”. Nel seguente grafico verranno utilizzati anche valori riguardanti la scorsa stagione, gli unici al momento disponibili in rete.
Qui in azione il lungo degli Hawks Al Horford con il suo classico piazzato dalla media a segno.
Questa la shot chart di Wiggins relativa a fine gennaio:
Wiggins è dunque il prototipo del giocatore inefficiente nella NBA moderna, estremamente dannoso per un contesto organizzato di pallacanestro, indipendentemente dalla mera produttività in termini di punti realizzati: certo, attacca il ferro e lo fa decentemente (poco sopra la media NBA), ma troppo poco per uno con quelle qualità atletiche.
Come possiamo vedere, il mid range è una situazione di gioco in cui anche i buoni attacchi si rifugiano, e non c’è evidente correlazione tra la quantità di midrange giocati in una partita e l’efficienza offensiva di questa squadra. Teoricamente, seguendo le “indicazioni di gioco di Daryl Morey” il mid range è una situazione di gioco che alla lunga tende ad essere inefficiente, eppure sulle 30 squadre NBA non c’è evidenza di reale correlazione tra queste due serie di dati (% di mid range presi e punti realizzati su 100 possessi).
Da questo grafico si nota quanto il tiro dal mid range sia, sotto determinate condizioni, ancora efficiente, e che le qualità dei singoli giocatori siano fondamentali tanto sul tiro da tre punti, quanto su tiri dalla media distanza. È chiaro che un buon tiratore dall’arco dei tre punti ha un “valore atteso potenziale” superiore rispetto ad un buon tiratore dalla media distanza, ma troppo spesso per cercare di creare un tiro da tre si forzano situazioni che portano ad un inceppamento offensivo.
Teoricamente le squadre dovrebbero disporsi attorno ad una linea di tendenza in cui le più efficienti (quelle che realizzano più punti su 100 possessi) si trovano nella parte più a sinistra del grafico (pochi mid range tirati), mentre le squadre meno efficienti (con un offensive rating inferiore) dovrebbero disporsi nella parte inferiore, a destra. Questo però non avviene, e il coefficiente di correlazione tra le due serie di dati (0,068 al 14 gennaio 2016) dimostra statisticamente come non ci sia alcun’influenza su larga scala dell’uso del mid range sull’efficienza offensiva delle squadre.
Per esserci evidenza di correlazione, l’indice dovrebbe essere almeno di -0,60/70, e anche considerando una possibile atipicità stagionale, è pressoché impossibile dimostrare con dati reali che meno tiri dalla media distanza si prendono, e più efficace è l’attacco.
La conclusione di tutto questo quindi qual è? È vero, una squadra raggiunge l’apice della sua possibile efficienza offensiva quando massimizza il numero di conclusioni al ferro e tiri da tre punti non contestati, ma questo non è (ancora) vero per tutte le squadre, e tutti i diversi sistemi di gioco: il mid range, se preso da giocatori capaci di segnarlo con contiuità, è un’ottima soluzione in attacco, sia per gli equilibri della squadra, sia per l’apertura del campo; Pau Gasol, Al Horford e altri ottimi tiratori dalla media distanza, costringono (praticamente sempre) il proprio difensore a rimanere attaccati a loro, senza avere la possibilità di aiutare nei pressi del ferro.
La pericolosità offensiva di una squadra non è data dalla posizione da cui si prendono determinati tiri, quello che realmente conta è costruire i tiri giusti per i giocatori giusti, indipendentemente dal fatto che questi siano considerati “globalmente inefficienti”: abbiamo dimostrato con questa piccola analisi come due giocatori prendendosi lo stesso tipo di tiro possono risultare così diversi dal punto di vista della pericolosità in attacco mentre due squadre con differenti uomini e differenti scelte di tiro possono avere comunque la stessa efficienza offensiva, pur predicando due filosofie di gioco sostanzialmente agli antipodi. L’attacco non deve cambiare radicalmente, questa è sempre la stessa vecchia pallacanestro, e gli obiettivi degli allenatori devono essere sempre gli stessi: mettere i giocatori nelle condizioni migliori di esprimersi. Perché si, un tiro dalla media distanza è efficiente, ancora oggi.