NBA Focus: Miami Heat
Il team guidato da Spoelstra è ancora in lotta per il fattore campo nel primo turno dei playoff
La storia la conosciamo, dopo l’addio del Prescelto Riley ha preferito continuare a puntare al bersaglio grosso, niente rebuilding, non è roba ‘da’ Miami….
Purtroppo però il team è stato raramente in grado di esprimere il proprio potenziale, con i dubbi sulla coppia Dragic-Wade (qui i numeri, tra l’altro sensibilmente migliorati nell’ultimo periodo….) e l’assenza di Bosh che lasciavano presagire una seconda parte di stagione anonima, con il concreto rischio di mancare nuovamente l’accesso ai playoff.
Non è andata così, con una serie di mosse Spoelstra ha rivitalizzato i suoi uomini, tanto da portarli a vincere 16 delle 24 partite giocate dopo la pausa:
Due i dati chiave, i 7.5 punti x 100 possessi in più realizzati dall’attacco, e gli oltre 3 possessi in più x game.
Nella prima metà Wade e compagni segnavano appena 2.5 punti in più di quelli subiti nel pitturato, nell’ultimo periodo invece sono ben 9, con 52.8 segnati (miglior dato NBA post ASG) e 43.8 subiti.
Il predominio in the paint è un fattore importantissimo in generale, ma ancor di più per questi Heat, che hanno vinto in ben 31 delle 43 occasioni in cui hanno realizzato più punti degli avversari nel pitturato, ed in 32 delle 44 occasioni in cui hanno preso più rimbalzi.
La rivoluzione è nata seguendo una scelta precisa, giocare con un solo lungo vero (il rivitalizzato Stoudemire o Whiteside) in grado di risucchiare la difesa sul pick’n’roll, con la coppia Deng-Winslow a dividersi i minuti da 4. I due ex Duke non sono esattamente dei cecchini (il buon Luol rimane un gran tiratore dalla media), ma conoscono il gioco ed hanno quelle doti da ‘gamer’ che risultano fondamentali in un team che non basa il suo attacco sul tiro da fuori. Sempre da dopo la pausa, insieme assicurano alla causa degli Heat 13.8 rimbalzi, 4.5 assist, 2.3 rubate e appena 2.2 perse.
Lo starting-five sta funzionando benissimo, e dalla second unit sono arrivate risposte importanti da Winslow, da un Hassan Whteside mai così continuo, e dall’ennesimo talento scoperto da Riley, quel Josh Richardson appena eletto miglior rookie della eastern nel mese di Marzo. Qui vediamo l’ex Tennessee in azione contro i Bulls:
Con un tiratore tra Richardson (44 su 73 da 3 post ASG, il 60%...) e Johnson (41%) sempre in campo, e l’abilità nel muoversi e muovere la palla dei due finti 4, la coppia Dragic-Wade ha potuto godere di uno spacing migliore per attaccare l’area, c’è molto più movimento senza palla, e Flash ha aggiustato la selezione dei suoi tiri (-pull-ups +scorribande in area).
Il nuovo assetto ha anche favorito la definitiva esplosione di Whiteside:
Nonostante le sue incredibili medie, più di qualcuno tra i media aveva storto il naso notando - numeri alla mano- che la sua presenza non influenzava più di tanto il rendimento difensivo del team.
Ora non è più così, dopo la pausa gli Heat hanno concesso 101.4 punti x 100 possessi con lui in campo (secondo miglior dato di squadra dietro l’incredibile Winslow), e 105.9 quando è in panchina, ed anche a rimbalzo la differenza nei dati on/off è veramente notevole.
Inoltre in attacco il suo ruolo è cresciuto, vicino al ferro è letteralmente inarrestabile, ed ora mette anche i tiri liberi...
Spoelstra non perde mai occasione per rimproverarlo dopo un errore, ma Whiteside accetta i 'teaching moments' di buon grado, e nel frattempo continua a migliorare.
E’ ancora presto per dire se è ‘solo’ un extra-effort da contract year, o se finalmente Hassan ha deciso di sfruttare al meglio il suo enorme potenziale.
Nel dubbio, meglio non lasciarselo sfuggire….
Guardando ai playoff, per gli Heat sarà fondamentale giocare almeno il primo turno con il fattore campo a favore, ma questo vale anche per Atlanta, Boston e Charlotte, le altre tre in lizza per il terzo posto dietro Cleveland e Toronto.
Quattro team più o meno dominanti tra le mura amiche, ed intorno al 50% di vittorie in trasferta.
Sarà quindi battaglia fino all’ultima partita. E se Bosh dovesse tornare…..