Cavs: la fine dell'era David Blatt, un finale scontato di un film già visto
Lo scorso Venerdì i Cleveland Cavs hanno annunciato il licenziamento di David Blatt, che non è durato neanche due anni sulla panchina di Cleveland. Un finale, purtroppo, scritto tempo fa
Lo scorso Venerdì i Cleveland Cavs hanno annunciato il licenziamento di David Blatt, head-coach che aveva portato in finale la squadra lo scorso anno. La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno ma è davvero difficile rimanere sorpresi di fronte ad un esito del genere. La fine di David Blatt sembrava scritta fin dal momento in cui Lebron James è tornato a Cleveland ma cerchiamo di capire che cosa è successo in quel di Cleveland nell'ultimo anno e mezzo.
Partiamo dall'inizio e cerchiamo di mettere in chiaro un presupposto fondamentale. David Blatt non era stato assunto per allenare una contender. Blatt era stato scelto per allenare una squadra guidata da Kyrie Irving e con la prima scelta assoluta del draft, Andrew Wiggins. Un gruppo che, se le cose fossero andate bene, al massimo poteva ambire a raggiungere il primo turno dei playoffs. Il coach avrebbe dovuto allenare un gruppo giovane e di talento, cercando di trovare quel tipo di chimica che, ad esempio, era sempre mancata durante la gestione Byron Scott. Dopo qualche settimana Blatt si è ritrovato ad allenare Lebron James e la dirigenza è entrata, ovviamente, in modalità win-now. Perchè è chiaro che se hai Lebron James, devi cercare di vincere subito, non puoi aspettare. Ed è proprio dall'arrivo di Lebron James che sono iniziati i problemi. Non è un mistero che Blatt sia un allenatore dalla personalità forte, è conosciuto per imporre la sua idea di gioco in modo netto e deciso, senza guardare in faccia nessuno. Ecco...fare una cosa del genere con Lebron James non è esattamente la cosa più semplice del mondo. Uno dei motivi per i quali Lebron aveva scelto di tornare a Cleveland era quello di poter avere quel tipo di autonomia decisionale che a Miami non poteva avere. Lebron voleva assolutamente tornare per vincere nella sua città natale ma voleva anche farlo a modo suo, dettando le condizioni. E una delle condizioni era proprio quella di scegliersi l'allenatore che preferiva.
Quando i Cavs decisero di assumere, un po' a sorpresa, David Blatt come nuovo allenatore, James e il suo entourage rimasero piuttosto stupiti. C'erano già stati dei contatti tra Lebron e la dirigenza di Cleveland, dunque tutti pensavano che i Cavs attendessero la sua decisione definitiva, prima di scegliere il nuovo allenatore. Ma Gilbert e Griffin non volevano perdere tempo e non volevano correre nessun rischio. Il loro pensiero era piuttosto chiaro: se Lebron sceglie di tornare da noi, bene. Ma in caso contrario, non staremo ad aspettare i suoi comodi, quindi ci metteremo all'opera prima della sua decisione. Ed infatti i Cavs, prima che Lebron annunciasse il suo ritorno, avevano contattato Gordon Hayward ed erano pronti a fargli un'offerta al massimo salariale. Successivamente il ritorno di Lebron è divenuto realtà e allora i piani sono cambiati, con la dirigenza che ha subito impostato i contatti con i Timberwolves per prendere Kevin Love. James e il suo entourage cercarono subito di spingere per avere Mark Jackson come allenatore, come ampiamente riportato da Adrian Wojnarowski. Ma la dirigenza di Cleveland aveva fatto una scelta precisa e non aveva nessuna intenzione di rinunciare a Blatt, dunque la proposta di James ricevette un secco no. Jackson aveva firmato con la Klutch Sports, l'agenzia di Rich Paul, agente di Lebron, ma questa mossa non gli portò nessun vantaggio. Visto che il piano Jackson era fallito, James e Rich Paul cercarono di spingere affinchè nello staff di Blatt venisse inserito Tyronn Lue. L'ex giocatore dei Lakers era stato intervistato per il ruolo di head-coach ed era stato vicinissimo ad ottenere il lavoro, prima che Griffin, il GM di Cleveland, scegliesse di affidare il posto a Blatt.
Ed ecco un altro dei problemi. Lue era stato il finalista nella corsa al ruolo di head-coach e venne assunto come assistente di Blatt, con un contratto pesantissimo per un assistente, 2 mln di dollari a stagione. Fin dall'inizio questa scelta è sembrata molto strana, non fai fare l'assistente principale del coach a quello che ha cercato di sedersi sulla sua poltrona fino all'ultimo secondo. E' inevitabile che, prima o poi, si vengano a creare delle tensioni o quantomeno delle incomprensioni. I giocatori hanno da subito iniziato ad identificarsi molto di più con Lue che con Blatt, perchè Lue è stato un giocatore NBA ed è stato allenato da grandi coach, perchè Lue aveva lavorato come assistente per uno degli allenatori più amati dai giocatori, ovvero Doc Rivers. Sostanzialmente Lue era tutto quello che Blatt non era, un ex giocatore NBA che sapeva interfacciarsi con le stelle della squadra, con il giusto tipo di atteggiamento e senza troppe imposizioni.
Blatt, invece, dall'alto del suo carattere e della sua esperienza ha cercato di imporre la sua legge fin dall'inizio. Il problema è che il suo piano è durato giusto un paio di settimane. Già verso la fine del training camp della scorsa stagione, James e Love avevano fatto capire a mezzo stampa che la Princeton Offense di Blatt la gradivano il giusto e che volevano maggiori possessi in isolamento. Blatt, dunque, si è dovuto adattare in corsa ad una situazione totalmente diversa da quella che gli era stata prospettata all'inizio. Ha iniziato a concedere molte più libertà a James, anche perchè quando non lo faceva, Lebron se le prendeva comunque. Come riportato ancora da Adrian Wojnarowski, James ha sostanzialmente rinunciato a cucire un certo tipo di rapporto con Blatt già dopo un paio di settimane dall'inizio della regular-season della scorsa stagione. Sotto questi presupposti, è quasi un miracolo che Blatt sia durato un anno e mezzo sulla panchina di Cleveland. Perchè quando alleni la squadra di Lebron James e non riesci ad andare d'accordo con Lebron, le tue ore sono contate, su questo non c'è dubbio.
I motivi dietro l'esonero di Blatt sono fondamentalmente caratteriali e di rapporto. Blatt non piaceva a gran parte della squadra. Anche nei momenti, durante le strisce di vittorie consecutive, la squadra non sembrava divertirsi e non pensava di poter arrivare lontano sotto la guida dell'ex coach del Maccabi. Blatt, come abbiamo detto in precedenza, è un tipo tosto, ha un carattere non facilissimo. Fin dall'inizio della sua esperienza in NBA ha sottolineato una cosa: non trattatemi come se fossi un rookie, perchè io alleno da più di 20 anni e ho vinto più di 700 partite in carriera. Giustissimo, Blatt ha un curriculum invidiabile, con un palmares ben più prestigioso di molti assistenti NBA che si ritrovano a fare gli head-coach per la prima volta. Ma questa era la visione di Blatt, la maggior parte dei giocatori dei Cavs la pensava in maniera totalmente diversa. Lebron, Love ed Irving, soprattutto, vedevano Blatt come un rookie, un allenatore che aveva tutto da dimostare. Quando i Cavs vinsero la prima partita della regular-season nella scorsa stagione contro i Bulls, i giocatori decisero di regalare la palla della vittoria a Blatt. Irving dichiarò: 'E' la prima vittoria del coach, è giusto che la riceva lui, sarà felice della sua prima vittoria'. Quello che da molti poteva essere visto come un gesto 'carino', Blatt lo vide come una grossa mancanza di rispetto nei suoi confronti, il coach dichiarò che lui aveva vinto più di 700 partite in carriera e che quella non era certo la sua prima vittoria. Questo tipo di incomprensioni si sono venute a creare, abbastanza spesso, anche con i media, presso la quale Blatt, a parte rare eccezioni (vedi Adrian Wojnarowski), non ha mai goduto di grande stima.
Nel suo ultimo podcast, Zach Lowe, giornalista di ESPN, ha parlato di un'intervista fatta a Blatt poco prima delle Finals contro gli Warriors. Lowe iniziò l'intervista chiedendo a Blatt se era emozionato, considerando che quella era la sua prima finale. Blatt rispose che non era la sua prima finale e che ne aveva giocate già diverse. Ecco, questo è un altro perfetto esempio di come Blatt non sia mai riuscito ad entrare nel cuore nè dei giocatori nè della maggior parte dei media. Non è un discorso tecnico, sia Griffin che molti dei giornalisti NBA ritenevano che Blatt fosse un signor allenatore sotto il profilo tecnico, è proprio un discorso di approcciarsi alle persone. I comportamenti di Blatt sono stati visti in modo negativo fin dall'inizio e lui non è mai riuscito ad avere quella flessibilità che un coach NBA dovrebbe avere come qualità fondamentale. E' chiaro che Blatt avesse già giocato tante finali ma quella di Lowe non era una domanda provocatoria, perchè prenderla sul personale? Sarebbe stato così difficile fare buon viso a cattivo gioco? A quanto pare per Blatt era estremamente difficile.
Ovviamente ci sono anche degli aspetti tecnici da prendere in considerazione. La transizione dall'Europa alla NBA è tutt'altro che semplice, Blatt ha fatto una fatica bestiale a gestire i time-out, soprattutto nella sua prima stagione. Tanto che ad un certo punto ha assegnato a Lue il compito di chiamare i time-out nei momenti decisivi. Lampanti sono state le difficoltà sul discorso time-out nella serie contro i Bulls dell'anno scorso, quando i Cavs sono stati davvero ad un passo dall'eliminazione, che probabilmente sarebbe costata a Blatt il suo posto ben prima. E quella serie contro i Bulls rappresenta un altro momento di rottura totale del rapporto con James. Blatt disegna la rimessa per l'ultimo possesso, quello che potrebbe permettere a Cleveland di pareggiare la serie, e decide che sarà James a rimettere la palla in gioco. Lebron non è per niente d'accordo e fa capire al coach che vuole l'ultimo tiro, quindi si cambia schema, Lebron si prende il tiro e Cleveland vince. Tutto bene....se non che a fine partita James butta sotto un autobus Blatt, dichiarando a mezzo stampa di aver cambiato lo schema in corso. Una discreta mancanza di rispetto nei confronti di Blatt. Anche in questo caso non si tratta tanto della scelta di farsi cambiare schema. Lebron non è l'unica stella NBA che si può permettere questo lusso, anche giocatori molto meno popolari di lui, ma che sono elementi chiave delle rispettive squadre, riescono a far cambiare idea in corso ai propri allenatori, soprattutto sui possessi decisivi. E' l'impatto mediatico che viene dato alla cosa, è il dare in pasto il proprio allenatore ai giornalisti, è il fare capire che la considerazione nei suoi confronti è davvero limitata. Quella uscita di Lebron James ha poi portato ad una serie di "report" su Blatt che hanno sfiorato il ridicolo, con giornalisti che sono arrivati a scrivere che Blatt non fosse stato in grado di disegnare degli schemi durante diversi time-out. Un allenatore come Blatt con più di 20 anni di esperienza e che ha vinto sia a livello europeo che internazionale non saprebbe disegnare degli schemi durante un time-out? Per favore....una cosa è avere difficoltà a gestire il numero dei time-out e le modalità di chiamata nei momenti decisivi, una cosa è mancare di rispetto ad un allenatore del genere dicendo che non è in grado di disegnare degli schemi. Se i Cavs hanno vinto due partite della serie di finale contro gli Warriors nella scorsa stagione, è quasi esclusivamente grazie agli aggiustamenti tattici di Blatt, che riuscì a rallentare, almeno in parte, la macchina perfetta degli Warriors, costringendoli a ritmi più bassi e a tiri molto forzati. Discutere Blatt da un punto di vista della gestione dello spogliatoio e delle relazioni va bene, discuterlo dal punto di vista tecnico-tattico neanche un po'.
Ma se Blatt aveva resistito tutta la scorsa stagione, nonostante i rapporti ai minimi termini con Lebron e gran parte dello spogliatoio, come mai è arrivato l'esonero a questo punto, con la squadra in testa alla Eastern Conference? Semplice, la squadra ormai non lo seguiva più, non gli stava dietro e voleva un cambiamento netto. Ad inizio di questa stagione, Blatt aveva capito che la squadra dovesse correre di più in attacco, voleva che ci fossero più possessi e un ritmo maggiore ma non è mai riuscito a mettere in pratica questo discorso. Mentre nelle prime due partite di Lue come coach, il numero dei possessi è schizzato a quasi 100 a gara. Un segnale evidente di come, anche se le idee di Blatt fossero giuste, il rapporto tra l'allenatore e la squadra era talmente logoro che non c'era più intesa. Gli unici due giocatori che seguivano ciecamente Blatt erano Dellavedova e Mozgov, che in uno spogliatoio con Lebron James, Kevin Love, Kyrie Irving e veterani come Mo Williams e James Jones, contano il giusto. Il russo, fra l'altro, è molto probabile che possa partire entro la deadline, era stato voluto fortemente da Blatt e adesso il suo principale sponsor non c'è più, il tutto condito da una stagione sottotono.
Che Lebron James provi ad imporre la sua volontà non è certamente sorprendente. La stella dei Cavs è il giocatore che si avvicina di più ad essere una franchigia vera e propria, quando arriva in una squadra cambia totalmente le prospettive e ha delle capacità di recruiting e attrattiva che nessun'altro ha. Questo, però, non vuol dire che possa fare qualunque cosa voglia. Non è un mistero che Lebron a Miami avesse chiesto di sostituire Spoelstra, perchè anche lui non era scattata l'intesa. Ma a Miami c'è un certo Pat Riley, che decide ogni singolo aspetto della franchigia e che fece capire ben presto a James che Spoelstra era la sua proiezione in panchina e che non se ne sarebbe andato per nessun motivo. Anzi, Riley spingeva Spoelstra ad andare a muso duro, sia contro Lebron che contro Wade e Bosh, ad allenarli in maniera autoritaria, senza preoccuparsi delle possibili pressioni esterne. Se c'è una cosa che è mancata a Blatt durante la sua esperienza a Cleveland, è proprio una figura dirigenziale come quella di Riley, pronto a difenderlo a spada tratta, anche davanti ai migliori giocatori della lega. Blatt ha dovuto ben presto cambiare atteggiamento perchè ha capito che il testa a testa non avrebbe funzionato, anzi. L'ex coach del Maccabi ha iniziato ad esssere fin troppo tollerante nei confronti di Lebron, ignorando volontariamente i suoi errori difensivi durante le sessioni video e fischiandogli praticamente ogni tipo di contatto a favore durante gli allenamenti, come confermato anche da Brendan Haywood, ex giocatore dei Cavs. Blatt, infatti, ha capito che non avendo dietro qualcuno pronto a metterlo anche davanti a Lebron, forse l'unica soluzione era quella di dargli corda e fargli fare. Ma tutto questo ha indispettito gli altri giocatori e ha fatto perdere a Blatt anche quel poco di rispetto e considerazione che gli era rimasto all'interno dello spogliatoio. Anche David Griffin, il GM della squadra, ha capito che il rapporto tra Blatt e lo spogliatoio era ormai irrecuperabile e che il cambiamento era necessario. Ma attenzione a sottovalutare la mossa del GM. Ovviamente Griffin dichiara a mezzo stampo che Lebron James non è stato interpellato ed è normale che sia così. Tutti sapevano che James non apprezzasse Blatt, non c'era bisogno di andargli a chiedere la conferma al momento del licenziamento. Adesso, però, tutta la pressione passa sulla squadra. Griffin ha tolto ogni scusa a questo gruppo. Il messaggio è abbastanza chiaro: vi siete lamentati per più di un anno che Blatt non era l'allenatore giusto e che con lui non si poteva vincere, adesso c'è Lue, che vi piace e che vi ascolta, e quindi non ci sono scuse. O si vince oppure Griffin è pronto a cambiare le carte in tavola già in Estate, con Love primo indiziato a partire in caso di mancato successo.
L'arrivo di Lue non toglie pressione all'ambiente, anzi. Se è possibile, ne aggiunge ancora di più. Se con Blatt i Cavs erano in modalità win-now, adesso sono in modalità win-immediately. Perchè adesso la scusa dell'allenatore che non piace ai giocatori non c'è più.
Per quanto riguarda Blatt, quella ai Cavs rimarrà per sempre una parentesi quantomeno bizzarra. Una finale NBA raggiunta, quasi sempre alla vetta della Eastern Conference ma nonostante questo un rapporto con l'ambiente che non è mai decollato e una fine del rapporto che sembrava scritta da tempo. L'ex coach del Maccabi troverà quasi certamente un'altra opportunità in NBA. Personalmente, se fossi nei Timberwolves, farei una chiamata a Blatt durante la off-season per offrirgli il posto di allenatore, visto che Sam Mitchell nel gestire la crescita di una squadra giovane e di talento sta quasi facendo più danni di Byron Scott, e non è semplicissima come impresa. Ai Cavs Blatt si è trovato a gestire qualcosa di molto più grande di lui e che aveva ben poche chances di riuscire a sottomettere.
Per quanto riguarda i Cavs, Gilbert e Griffin stanno capendo (in realtà Gilbert sta tornando a capirlo, visto che era una situazione che aveva già vissuto) che cosa vuol dire avere Lebron James in squadra. Sia nel bene che nel male. Nessuno dei due ha l'esperienza e il palmares di Pat Riley per mettersi di traverso a James. Il King è tornato per vincere nella sua Cleveland ma non è più un ragazzino, adesso vuole avere molta più voce in capitolo su tutte le scelte della franchigia. Non che sia una brutta idea accontentare il miglior giocatore del mondo....ma se poi non si vince, siamo di nuovo punto e a capo.
Pagina di 2