NBA on fire: chi ferma Steph?
Incredibile inizio di regular season per Curry e i suoi Warriors
Evidentemente Curry si era sul serio legato al dito i commenti di giocatori e addetti ai lavori sul ruolo della fortuna nella stupenda cavalcata dei Warriors fino all'anello. Dietro il suo assurdo inizio di stagione probabilmente c'è anche la voglia di dimostrare al mondo che al top della NBA c'è sempre la stessa squadra, decisa come non mai a rimanere sul trono.
Dopo 5 partite viaggia con medie da videogame: 35.8 punti (57% FG, 51% 3p, 94% FT), 5 rimbalzi, 5.8 assist, 2.2 rubate e appena 1.6 perse, tutto in 31 minuti per game...
Per molti è il giocatore più immarcabile di questo sport, principalmente grazie all'abilità di tirare dal palleggio in un amen da qualunque posizione. Le triple in pullups costituiscono oltre il 32% dei suoi tiri, e le sta realizzando con un astronomico 57% (76% efg, che tiene conto del maggior valore del tiro da tre). Più sono difficili e più le butta dentro:
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— Golden St. Warriors (@warriors) 5 Novembre 2015
E' ben oltre il 90 percentile in svariate situazioni, 95.9 in transizione (freq% 24.2, Punti per possesso 1.72), 93.5 in isolamento (freq% 10.8, PPP 1.38), addirittura 100 uscendo dai blocchi (freq% 10, PPP 1.5) e come ball-handler nel pick'n'roll (freq% 27.5, PPP 1.55).
(Quando parliamo dei giocatori On fire, dopo aver descritto la serie positiva aggiungiamo praticamente sempre una frase del tipo 'questi numeri sono destinati a calare'. Ecco, nel caso di Curry chi Vi scrive non ne è sicurissimo....)
L'unica situazione in cui è appena normale è.... la più 'facile', i tiri in spot-up, roba che tra l'altro è in grado di costruire per i suoi compagni come pochi altri.
Il vero trend emerso in questo scampolo di 2015/16 è la riconversione di diversi team verso il pace and space che ha fatto la fortuna dei Warriors -non a caso la chiamano 'copycat league'-. Questo è sicuramente un bene per gli appassionati, per chi ama le giocate spettacolari, ma guai a pensare che basti giocare in quel modo per salire al livello dei campioni in carica.
Golden State ha tanta esperienza di gioco comune, si intendono a occhi chiusi, nessuno antepone il suo bene a quello del team, e tutti difendono con intensità e intelligenza. Poi c'è Steph, che già di suo è una sorta di marziano, e diventa una furia se qualcuno mette in dubbio il valore del suo team.
Meglio non punzecchiarlo la prossima volta.