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NBA 17/08/2015, 12.19

Intrigo a palazzo: la guerra degli stadi a Milwaukee e Los Angeles

Nella traduzione odierna da Grantland si parla della costruzione delle arene negli USA

NBA

La traduzione odierna da Grantland di Giacomo Sauro parla della costruzione delle arene e degli stadi negli Stati Uniti.

Durante la precedente Età dell’Oro persino Mark Twain si era arreso. “Viviamo un’epoca in cui siamo pervasi da vaghi desideri”, scrisse. “Un’epoca in cui sogniamo di volare verso isole tranquille nelle remote solitudini del mare, oppure in cui posiamo le mani nelle mani e ci diciamo: ‘Qual è ormai il senso di questa lotta, di questa fatica, di queste ansie? Desistiamo infine’”. Se lo scrittore fosse vivo oggi, e se vedesse ancora una volta le città americane piegarsi su loro stesse per compiacere i vari plutocrati che possiedono le società sportive di questa nazione, potrebbe decidersi ad abbandonare il sogno di fuggire verso isole tranquille per iniziare a cercare un modo di raggiungere direttamente la luna.


In tutta onestà pensavo che ormai l’avessimo superato questo tempo, ma forse è solo un’impressione dovuta al fatto che vivo nel Massachusetts, dove più di una volta la volontà popolare ha salvato il Fenway Park, obbligando il proprietario dei New England Patriots a costruirsi il nuovo stadio (principalmente) a spese sue, e più recentemente ha spinto l’amministrazione della città di Boston a ribellarsi e a dire al Comitato Olimpico degli Stati Uniti e a una schiera di miei concittadini prepotenti e influenti di andare a quel paese. Non vorrei sembrare arrogante, ma perché la nostra città è piena di babbei?


Al momento in cui scrivo, alcune delle classiche truffe stanno avendo luogo alla luce del sole. In particolare i St. Louis Rams sono coinvolti in molte di esse, il che è anche curioso, perché è da quando se ne sono andati da Los Angeles che i Rams non sono al centro di qualcosa (complice il trasferimento dei Raiders, ora L.A. non ha nessuna squadra di football professionistica e, non a caso, ora la NFL ha un’utile clava da usare ogni qual volta una città è vittima del ricatto che prevede la costruzione di un nuovo stadio). La scorsa settimana i Rams hanno ricevuto la bella notizia che un tribunale locale ha annullato la legge comunale secondo cui era necessario un referendum per permettere che fossero usati soldi pubblici nella costruzione di un nuovo stadio; un grande passo verso la costruzione di una struttura da 1 miliardo di dollari, di cui 400 milioni di fondi pubblici. St. Louis è ostaggio di un proprietario di nome Stan Kroenke (patrimonio di circa 6 miliardi di dollari) che continua a minacciare di spostare baracca e burattini a Los Angeles, mossa che alletterebbe sia i Raiders sia i Chargers.


Esistono seri progetti per costruire non uno ma due stadi dalle parti di Los Angeles, la cui area metropolitana si estende più o meno fino alla Mongolia. Kroenke ha proposto di costruire a Inglewood uno stadio con un tetto trasparente. Nel frattempo in quel di Carson si è aperta la diatriba intorno a un possibile stadio da quasi 2 miliardi di dollari; lo scorso giugno una seduta del consiglio comunale si è quasi trasformata in una rissa. Sia i Raiders che i Chargers sono allettati dalla situazione di Carson, seppure non abbiano mostrato troppo interesse. Durante un’altra seduta del consiglio, convocata per aggiornare i cittadini sul travolgente problema fiscale, nessuna delle due squadre si è degnata di mandare un proprio rappresentante. I tempi sono così frenetici che persino John Oliver sulla HBO si è dichiarato allucinato. “Oggigiorno la maggior parte dei nuovi stadi”, ha dichiarato un sorpreso Oliver, “sembra progettata da Willy Wonka sotto l’effetto di cocaina”. Benvenuto in America, fratello.


Tuttavia da nessuna parte la truffa ha attecchito così bene come a Milwaukee, dove una volta guardavo i Warriors di Al McGuire (e i Bucks di Larry Costello) giocare a pallacanestro nella Milwaukee Arena, che sembrava una gigantesca scrivania del Settecento. Sia Marquette sia i Bucks si sono trasferiti al Bradley Center (oggi BMO Harris Bradley Center) nel 1988. Era stato costruito con la velleità di attrarre una squadra NHL, ed era stato finanziato dalla famiglia di Harry Lynde Bradley, diventato ricco per aver cofondato la Allen-Bradley Company; quello stesso patrimonio ora finanzia politici conservatori e cause affini. Parliamo dunque del progetto di costruzione di una nuova arena e dell’uomo che più di tutti insiste perché veda la luce, il quale si dà il caso sia anche candidato alla presidenza degli Stati Uniti.

* * *


Nell’aprile 2014 l’ex senatore Herb Kohl vendette i Bucks per 550 milioni di dollari a una coppia di speculatori finanziari di nome Wesley Edens e Marc Lasry. La cifra al tempo fu considerata una follia per uno dei manicomi fiscali della NBA. I nuovi proprietari promisero di tenere la squadra a Milwaukee e di lavorare per la costruzione di un nuovo palazzo nel centro città per sostituire il Bradley Center, che dopotutto aveva già 26 anni, quindi, secondo i calcoli di chi ama costruire nuovi impianti con i soldi altrui, praticamente un sito archeologico. Per loro fortuna, nel momento di più disperato bisogno è arrivato un messia pieno di ambizioni chiamato Scott Walker.


Dopo aver estinto con successo più di un secolo di governi progressisti in uno Stato dove i governi progressisti erano ormai una costante, e dopo essere stato eletto tre volte in cinque anni, Walker ha iniziato a scaldare i motori in vista delle elezioni presidenziali. Ha proposto di usare 250 milioni di dollari di fondi pubblici per costruire ai Bucks una nuova arena e convincerli così a non lasciare la città. I suoi avversari politici si sono affrettati a fargli notare che la cifra era esattamente la stessa che era stata tagliata dai finanziamenti alla University of Wisconsin. Un altro duro colpo è arrivato a Walker dai suoi ex alleati: i legislatori conservatori hanno contestato l’operazione, sostenendo si trattasse di un enorme pacco regalo alle imprese private (e anche l’idea di consegnare 250 milioni a Edens e Lasry, che in passato avevano finanziato campagne elettorali per i democratici, non andava loro esattamente a genio). Da parte sua Walker ha difeso la decisione, aprendo la porta a miriadi di argomenti contro la costruzione di stadi finanziati da soldi pubblici.


Walker sosteneva che solo 80 milioni sarebbero venuti dal Wisconsin e che il resto sarebbe stato messo dalle amministrazioni locali, come se le persone vivessero e pagassero le tasse in un posto chiamato Stato e non nelle città o nelle province. È la tecnica del gioco delle tre carte. Walker ha aggiunto che il Wisconsin avrebbe perso 419 milioni di dollari nei prossimi 20 anni se i Bucks avessero lasciato la città. In questi calcoli veniva fatta rientrare anche la stima del mancato gettito fiscale dei potenziali ex giocatori dei Bucks che non avrebbero più pagato le tasse nel Wisconsin, lasciando intendere che quegli stessi giocatori si rivolgono a commercialisti stupidi, ubriachi o già morti. Ha poi detto a ABC News che affari come questi si sono rivelati ottimi per le economie locali in tutta la nazione. È stato a questo punto che gli economisti si sono iniziati a gettare dalle finestre. Walker, che è candidato a presidente per i repubblicani, si è trovato agli antipodi del Cato Institute.


Il fatto che questa guerra sull’arena abbia fatto così clamore è un buon segno, così come è positiva la risonanza che ha avuto la quasi rissa al consiglio comunale di Carson per la faccenda dello stadio. Significa che vendere fumo sta diventando più difficile e che quella sorta di sciovinismo civico non ha più la magia di una volta. In generale i cittadini hanno imparato a stare in guardia contro gli stratagemmi fiscali di chi vuole mettere mano alle loro tasche; non si lasciano più fregare così facilmente dai politici, non si lasciano più adulare così facilmente dai Babbitt locali e non si lasciano più infinocchiare da una scellerata combinazione delle due categorie. Purtroppo rimane il ricatto, e in questo caso la giuria è ancora riunita per decidere se rimanga una tattica vincente.


In Wisconsin sembra funzionare, perché Walker sta cercando di trasferire i soldi del riscatto il più in fretta possibile. Rimane da vedere se funzionerà anche per i St. Louis Rams o i San Diego Chargers o gli Oakland Raiders, squadra che ha passato quasi tutta la sua storia a mettere Oakland e Los Angeles una contro l’altra. Il problema della NFL non era che i Raiders stavano truccando il sistema, ma che lo stessero facendo senza permesso. Erano sostanzialmente l’equivalente di chi va al casinò e conta le carte. Se osservate come si muove Kroenke, che cerca di mettere contro St. Louis e Los Angeles, e come i Chargers e i Raiders provano a far scontrare due progetti di stadi con le città in cui attualmente giocano, capite come funziona.


In questa nuova Età dell’Oro niente ci dovrebbe più sorprendere. Nel Wisconsin, dove Walker sta facendo carte false per far sì che una coppia di milionari democratici abbia il proprio parco giochi, il suo comitato elettorale ha nominato presidente della campagna Michael Grebe. Di lavoro Grebe fa il presidente e l’amministratore delegato della Bradley Foundation, fondata con gli stessi soldi che finanziarono il Bradley Center, il quale altri soldi affermano ora essere obsoleto. Mark Twain aveva ragione: ora quelle isole tranquille sembrano proprio allettanti.

Traduzione di Giacomo Sauro
(le traduzioni torneranno a settembre)



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Comments Occorre essere registrati per poter commentare 8 Commenti
  • Torinonelcuore 18/08/2015, 18.42

    Bello e interessante! Grazie e torna presto Giacomo :D

  • HalGreer 18/08/2015, 14.02

    Grazie per questo articolo; faccio cose simili nel poker che è il mio campo e so quanta passione ci vuole per buttarsi in simili traduzioni.


    Complimenti.

  • laspadanellaroccia 18/08/2015, 08.46

    In generale i cittadini hanno imparato a stare in guardia contro gli stratagemmi fiscali di chi vuole mettere mano alle loro tasche; non si lasciano più fregare così facilmente dai politici, non si lasciano più adulare così facilmente dai Babbitt locali e non si lasciano più infinocchiare da una scellerata combinazione delle due categorie.

    Proprio come un paese civile che non è l'Italia...

  • LelouchViBritannia Account Verificato 17/08/2015, 16.06 Mobile

    Grande giacomo sauro e le sue traduzioni ci vediamo a settembre ! Torna eh!

  • TomLom80 17/08/2015, 14.46 Mobile

    Se avanza qualche milionata di dollari, potrebbero usarli per il nuovo pala di Reggio Emilia;-)

  • larryjoe87 17/08/2015, 14.05

    gran bell'articolo

  • mimancavescovi 17/08/2015, 13.15 Mobile

    Dispiace per i bucks, ma la situazione LA e NFL ha un peso leggermente diverso. Che i raiders tornarono a Oakland fu naturale, che anche i Rams se ne andarono lasciando LA senza football fu inconcepibile. Ma in USA se non ottieni lo stadio e altro, la franchigia emigra; che dopo 20 anni però nessuna franchigia abbia preso bagagli e si sia trasferita in California dà da pensare. Dopotutto anche lakers e clippers ( oltre ai kings della NHL) giocano nella stessa arena e nello sport americano non mi viene in mente una situazione simile di tre squadre in contemporanea nello stesso palazzo. Che a Los Angeles lo sport sia poco considerato?

  • Checcochecco 17/08/2015, 12.37 Mobile

    Prima volta che riesco a leggere uno di questi articoli per intero. Davvero ben fatto,spiega molti "retroscena" curiosi.