The Truth always hurts: gli straordinari playoff di Paul Pierce
Paul Pierce è un giocatore speciale. Lo sappiamo già tutti da tempo, e ci sono 15 anni con la maglia più pesante della NBA a dimostrarlo
Grazie alla collaborazione con Pick and Pop Culture riportiamo un articolo di Davide Leccese su Paul Pierce dei Washington Wizards.
Paul Pierce è un giocatore speciale. Lo sappiamo già tutti da tempo, e ci sono 15 anni con la maglia più pesante della NBA a dimostrarlo: un losangelino trapiantato nei nemici storici dei suoi Lakers, che riporta al titolo i Celtics dopo 22 anni di astinenza, dopo aver rischiato la vita pochi anni prima. Ma oggi non vogliamo parlare della sua, pur straordinaria, parabola in biancoverde.
Dicevamo, un giocatore speciale. Ce ne rendiamo conto ogni anno di più, ogni serie di playoff. Nel 2013, all’ultimo giro in maglia Celtics, Pierce giocò dei playoff mediocri (37% dal campo, 27% dall’arco, un PER ai minimi storici, 10.6) e quando fu scambiato ai Nets in estate, era lecito pensare che Pierce fosse un giocatore finito, il classico giocatore preso più per il nome che per il possibile rendimento in campo.
I primi mesi di stagione non sono stati certo esaltanti, con i Nets che si sono ritrovati in fondo alla Eastern Conference forse peggiore di tutti i tempi (ma a pensarci bene lo si dice ogni anno). Poi però con l’infortunio di Lopez, Jason Kidd si è visto costretto a ridisegnare gli equilibri della squadra, con Pierce da ala forte. E da lì i Nets hanno cominciato a vincere, e sono riusciti ad agganciare i playoff. Ed arrivati ai playoff, Paul Pierce, da campione quale è, ha deciso di zittire i critici e gli scettici, permettendo ai Nets di arrivare al secondo turno, sconfiggendo i Raptors ed avendo un ruolo fondamentale nelle vittorie di Brooklyn. I Nets non avranno poi vita lunga in quei playoff, ed usciranno per 4-1 contro i Miami Heat di LeBron James.
In estate Pierce è free agent. I Washington Wizards, usciti anch’essi al secondo turno ad est come i Nets, hanno perso Trevor Ariza, ed hanno bisogno di un giocatore in grado di portare esperienza in una squadra mediamente giovane, che di esperienza playoff ne ha davvero poco. E chi, in una situazione del genere, meglio di Paul Pierce? I Wizards negli ultimi anni sono sempre sembrati una squadra piena zeppa di giocatori mentalmente inaffidabili (da Nick Young a Javale McGee, passando per Andray Blatche), ed un giocatore come Pierce è sembrato subito perfetto per portare esperienza, leadership in uno spogliatoio che ne aveva assoluto bisogno.
La stagione regolare di Washington è caratterizzata da alti e bassi, con i Wizards si classificano quinti ad est. La sua regular season non è esaltante, sicuramente si è rivelato utile per ciò per cui Washington lo ha firmato in estate, ma senza strafare, mettendo magari lo zampino su qualche finale di partita come ha sempre fatto (e sempre farà). Al primo turno di playoff i Wizards trovano i Raptors, gli stessi Raptors che Pierce aveva sbattuto fuori l’anno prima. Pronti via, ventello di The Truth in gara 1 e fattore campo subito strappato ai canadesi. In gara 3 è di nuovo Pierce a decidere la partita, con la tripla del +6 a 20″ dalla fine del match, che taglia definitivamente le gambe ai canadesi, al grido di That’s why I’m here!. La serie è senza storia, un 4-0 che non ammette repliche.
Ancora una volta, Paul Pierce ai playoff è salito di livello. Pierce in questi playoff si sta rivelando la star dei Wizards. E se Washington adesso si ritrova a gareggiare alla pari con gli Atlanta Hawks dominatori della Eastern Conference, nonostante John Wall abbia saltato tre delle quattro gare disputate, gran parte del merito è suo. Le sue prestazioni nella post-season finora sono irreali per un trentasettene, 16.4 punti, 4 rimbalzi, il 53% dall’arco e il 54.5% da tre, con un PER che dice 18.8 (l’ultima volta che PP ha fatto registare un dato così alto nei playoff risale a 10 anni fa). La cosa più impressionante è che questi numeri li ha fatti registare in meno di 30 minuti. Pierce infatti sui 36 minuti è il miglior realizzatore della squadra capitolina, con 19.8 punti.
Il suo apporto però non è semplicemente legato alle statistiche. Washington nella seconda metà della regular season era sembrata in grande difficoltà, con un record negativo (13-15) nel periodo post All-Star Weekend. In questo lasso di tempo infatti i capitolini hanno avuto grossi problemi nella fase offensiva, segnando appena 98.6 punti su 100 possessi (sesto peggior dato della lega, solo i Milwaukee Bucks tra le squadre arrivate ai playoff hanno fatto peggio), mentre la fase difensiva è rimasta sempre su buoni livelli (defensive rating 99.9).
Nei playoff invece la squadra di Randy Wittman ha alzato l’asticella (sicuramente aiutata dai deludenti Raptors). Nella post-season infatti il record della squadra dice 6-2, con un Offensive Rating di 107.7 punti subiti su 100 possessi ed un Defensive Rating di 100.4. Si nota immediatamente come la fase difensiva non sia particolarmente cresciuta a livello di efficienza, mentre quella offensiva abbia fatto grandi passi avanti.
Se vogliamo cercarne le cause, anche qui il nome di Paul Pierce è scritto a caratteri cubitali. Come detto in precedenza, l’utilizzo di Paul Pierce da ala forte nella scorsa stagione ha cambiato la stagione dei Nets. La stessa cosa sta succedendo in questi playoff. Dando uno sguardo alle statistiche risulta evidente come con Pierce da 4 i Wizards riescano ad essere molto più efficienti nella fase offensiva, essenzialmente per questioni di spacing e di selezione dei tiri. Washington infatti in questi playoff prende molte più triple rispetto alla regular season (24.8 contro 16.8) e le manda a bersaglio con percentuali sensibilmente più alte (43.4% contro 36.1%).
Sono invece diminuiti i tiri presi dentro l’arco ma non nelle vicinanze del ferro, passando dai 30.1 della regular season ai 23.4 dei playoff. Buone spaziature e tiri ad alta efficienza, il segreto (di Pulcinella) di qualsiasi buon attacco. Quando hanno in campo il quartetto formato da Beal, Porter, Pierce e Gortat i Wizards segnano la bellezza di 125.6 punti su 100 possessi, subendone 107 (Net Rating di +18.6). La difesa ne risente, ma l’attacco è estremamente più produttivo. Tra le lineup più utilizzate da Washington, tutte quelle con Pierce da 4 si sono rivelate più efficaci rispetto a quelle con i due lunghi contemporaneamente in campo. I Wizards, infatti, con Nené e Gortat contemporaneamente in campo hanno un net rating complessivo di -1.5 in questi playoff.
L’apoteosi è arrivata in gara 3 contro Atlanta. I Wizards, privi di Wall, dominano la partita, arrivando anche ad un vantaggio di 21 punti, prima della furiosa rimonta degli Hawks, che arrivano a pareggiare la partita sul 101-101. Ultimo possesso della partita, la palla, ovviamente, va a The Truth. Nel momento in cui riceve palla in finale è già scritto. No, non è una frase fatta. Pierce tira in fade-away, con tre giocatori nelle immediate vicinanze, è un tiro contestatissimo, ed è lungo, ma il pallone colpisce il tabellone ed entra.
“Did you call bank?”
“I called game”
Sentir dire che i campioni veri sono quelli che fanno la differenza quando conta è uno stereotipo di cui spesso si abusa. Se però c’è un giocatore per cui questa è tutto tranne che una frase fatta, questo è proprio Paul Pierce, che a 37 anni ancora ci dimostra ogni anno quanto sia ancora un giocatore in grado di fare la differenza nei playoff. Lo dicevamo in apertura: un giocatore speciale.
PS. Qualcuno lo ha anche votato presidente in Polonia. Vedere per credere.