Che cosa dice di voi il vostro candidato al titolo di MVP
Mercoledì, appuntamento con una traduzione degli articoli di Grantland. Oggi si parla di corsa all'MVP
Tornano, puntuali ogni mercoledì, le traduzioni degli articoli di Grantland ad opera di Giacomo Sauro. Quello odierno è stato scritto da Jason Concepcion ed ha come titolo "What Your NBA MVP Candidate Says About You"
Il carattere primario del premio di MVP della NBA è la mancanza di criteri definiti. A questo proposito la antica parabola degli uomini ciechi e dell’elefante può tornare utile.
A un gruppo di uomini ciechi viene chiesto, presumibilmente da un coglione con troppo tempo libero, di descrivere un elefante. Usando il senso del tatto ognuno di essi “osserva” una parte diversa dell’animale, chi le zanne d’avorio appuntite, chi la proboscide tortuosa, chi i fianchi imponenti. Gli uomini giungono così a conclusioni diverse una dall’altra, ma allo stesso tempo oggettivamente vere, su cosa sia un elefante.
Per i nostri fini l’elefante è la parola valuable e i tizi ciechi sono tutte le parti interessate a definire quale giocatore NBA sia il più elefante di tutti. Così come nella parabola, il posizionamento del cieco rispetto all’elefante è spesso il fattore che più determina il risultato dell’osservazione. Non sorprende dunque il fatto che, al momento di rivelare il proprio MVP, dirigenti, allenatori, scrittori, blogger e tifosi scelgano un giocatore di una squadra per cui lavorano/sono pagati per scriverne/seguono. Notizia delle notizie: Daryl Morey ritiene James Harden l’MVP, mentre Steve Kerr non è d’accordo.
BLOOOOOOOOOOG FIIIIIIIIGHT pic.twitter.com/VJ8JdVhvhP
— Chris Towers (@CTowersCBS) 5 marzo 2015
Stando così le cose, il proprio personale candidato al titolo di MVP, specialmente in quelle stagioni in cui non c’è un chiaro favorito, spesso parla più di ciò che i vari appassionati ritengono più importante che della bravura oggettiva dei candidati. Se siete seguaci dei parametri di efficacia e delle statistiche basate sui possessi, nel 2010/11 avreste votato per Dwight Howard come MVP; se invece siete della scuola di pensiero classica, e molto nutrita, “Miglior giocatore della miglior squadra”, avreste scelto Derrick Rose. Le vittorie di Charles Barkley (1992/93) e la prima di Karl Malone sono state dettate più che altro dalla stanchezza della gente verso il cannibalismo di Michael Jordan. La doppietta di Steve Nash (2004/05 e 2005/06) è invece una sorta di fecondo test di Rorschach: è stata o la celebrazione di uno stile di gioco offensivo potente e rivoluzionario oppure un voto tinto da una leggera compassione razziale? Forse entrambi!
In onore di una delle sfide al titolo di MVP più aperte degli ultimi anni (in cui le tradizionali scelte plebiscitarie di LeBron James e Kevin Durant sono state messe da parte rispettivamente dagli sforzi per vincere in stile MJ e dagli infortuni) diamo un’occhiata ai tre favoriti e a quello che la vostra scelta rivela di voi.
Stephen Curry
Motivo per cui Curry è l’MVP: è il miglior giocatore della miglior squadra.
I Golden State Warriors hanno un record di 49-12, il migliore della lega. Hanno la miglior differenza canestri su 100 possessi, +11,6, quasi il doppio della seconda miglior squadra, gli Atlanta Hawks, con +6,4. Stephen Curry è il migliore e più importante giocatore di Golden State. È clamorosamente vicino a chiudere una stagione da 50-40-90 e, se la stagione finisse oggi, avrebbe la quinta miglior percentuale reale di tiro di sempre (fra i giocatori che hanno tentato più di 800 tiri in una stagione). È primo nella NBA per plus-minus reale (8,55), triple segnate e tentate (200 e 475) e palle rubate a partita (2,13).
Che sia migliorato come difensore è certificato dalla terza posizione fra i playmaker per plus-minus difensivo (1,67). La sua prodigiosa combinazione di palleggio, visione di gioco, creatività e raggio di tiro da cecchino gli permette di palleggiare fra i difensori e di sparare triple con una facilità che a tratti rasenta l’onnipotenza. Quando se la sente particolarmente calda non ha neanche bisogno di veder entrare il proprio tiro.
L’unica cosa che frena Curry nelle discussioni sull’MVP è il fatto che sia lui sia i Warriors sono stati troppo bravi per tutta la stagione, e non c’è praticamente nulla di cui parlare. La sua continuità è ormai considerata un dato di fatto. Non incarna neanche una particolare ideologia di pallacanestro, il che vuol dire che di solito la scelta di Curry è relativamente tiepida, perciò meno divertente da difendere.
Steph Curry è il vostro MVP se: avete ascoltato (e non per cazzeggiare) più di cinque ore del loop lungo tre giorni di “Hot in Herre” di Nelly sulla radio Latino Mix 105.7, o se sapete quali sono stati i fondi di investimento più redditizi del 2014.
James Harden
Motivo per cui Harden è l’MVP: è il giocatore più insostituibile.
Non c’è mai stato un giocatore che soddisfacesse la filosofia globale della sua squadra più di James Harden. È una guardia moderna fatta e finita; l’efficacia dell’attacco sembra fare parte del suo DNA. Grazie al suo lavoro di gambe minuziosamente rifinito, all’abile trattamento di palla, alla sua saldissima presa e all’incredibile capacità di invogliare i difensori a esporsi per provare a togliergli la palla, Harden potrebbe probabilmente indurre Wilt Chamberlain a commettere il sesto fallo.
Harden ha una percentuale di tiri liberi tentati rispetto ai tiri dal campo di .536 (la più alta fra le guardie e l’ottava in assoluto), e quest’anno ha sia tentato (599) sia segnato (520) qualcosa come 140 tiri liberi in più del secondo classificato in entrambe le categorie. È primo nella NBA per WAR (13,72). È un particolarissimo campione di stile che emana un’aura losca, capace di penetrare verso il ferro per attirare un fallo di LeBron James in un’azione, e di rifilargli un calcio sui testicoli con la posizione della Tigre Barbuta in quella successiva. È merito di Harden se i Rockets sono cresciuti malgrado la prolungata assenza di Dwight Howard. Di tutti i candidati al titolo di MVP quest’anno, Harden è quello che più rappresenta una specifica visione della pallacanestro: la devozione post-Sloan al processo più che ai risultati.
James Harden è il vostro MVP se: sapete cosa è il WAR e lo usate quando discutete di basket, o se il vostro eroe è quel tizio che ha sfruttato una promozione di una marca di pudding per accumulare più di un milione di miglia aeree gratuite e 815 dollari in detrazioni fiscali.
Russell Westbrook
Motivo per cui Westbrook è l’MVP: è il giocatore che più ha collezionato partite e momenti eccezionali.
Russell, almeno per il momento, è il miglior marcatore della NBA. La sua recente serie di quattro triple doppie in fila è la serie di triple doppie più lunga da quando il grande Michael Jeffrey Jordan ne ha infilate sette di seguito nel 1989. Russ nelle ultime 10 partite ha 34,3 punti, 10,2 rimbalzi e 11,4 assist di media. La sua detonazione nucleare da 49 punti, 15 rimbalzi e 10 assist contro i Sixers del 4 marzo, dopo aver saltato una partita per via di un buco sulla faccia, pareggia il Larry Bird dell’epoca del busto ortopedico per maggior numero di punti in una tripla doppia dal 1985.
Westbrook è un motore che trasforma gli affronti (reali o immaginati) in rabbia e la rabbia in pura forza atletica. Ha tre modalità di gioco: attacco, super attacco e Morte Nera. Nel suo attuale stato di forma Westbrook è un giocatore che vale il prezzo del biglietto della partita per la sua innata capacità di scatenarsi sui 28 metri come fosse l’orda mongola che invade la steppa russa.
Dietro questi fuochi d’artificio si intravede un po’ d’ombra, perché la fortuna, la logica e l’esistenza di Derrick Rose (mi ha sempre irritato il modo in cui gli opinionisti, gli scrittori e i tifosi di OKC fino al 2013 decantassero il fatto che Westbrook non avesse saltato una partita dai tempi dell’high school; mi è sempre sembrato come parlare dei record di imbattibilità: se c’è una cosa certa nello sport è il fatto che prima o poi un giocatore si infortunerà, perciò perché sfidare gli dei?) suggeriscono come sia biologicamente improbabile che la fisiologia, umana fino a prova contraria, di Westbrook possa sostenere questo livello di gioco. Westbrook può diventare un giocatore più ripulito ma non so se sia possibile che diventi più devastante.
Russell Westbrook è il vostro MVP se: immaginate con abbondanza di dettagli le vostre future liti stradali e vi piace John Wick, o se amate particolarmente una specifica mappa di Call of Duty.
Traduzione di Giacomo Sauro
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