Liga Endesa: Do Americans Do It Better?
"Complesso" è il rapporto tra “los norteamericanos” e la Liga Endesa

(Ciamillo & Castoria)
Complesso è sicuramente un aggettivo adatto per descrivere il rapporto tra “los norteamericanos” e la Liga Endesa.
Nessuna squadra di ACB conta più di 2 giocatori con passaporto extracomunitario e molti di questi, soprattutto i più giovani, hanno un ruolo marginale o non riescono ad ambientarsi completamente nel campionato iberico.
Per rendere l’idea nell’undicesima giornata di Serie A Beko gli extracomunitari (non solo USA) hanno segnato il 40,7% dei punti totali mentre nella nona giornata di Liga ACB solo il 14,4%.
Il discorso non riguarda le squadre di primissima fascia che riescono comunque ad accaparrarsi giocatori con esperienza e già affermati in Liga (Sikma a Valencia, Doellman a Barcellona) o a livello internazionale (Ayon a Madrid, Arroyo a Barcellona).
Inconsueti sono gli esempi di Malaga e Baskonia che, negli ultimi due anni, hanno invece deciso di scommettere, con successo, anche su giocatori come Jack Cooley ed il “dynamic duo” Mike James-Darius Adams, prelevati rispettivamente da Rodi e Nancy già ad una giovane età.
Pochi sono i giocatori americani che orbitano da anni in Spagna; Bamforth, Wood, Mallet e Hannah rappresentano eccezioni rispetto ai tanti che nella penisola iberica hanno giocato solo per qualche mese.
Anche quest’anno sono sbarcati in ACB alcuni volti nuovi targati USA che stanno senza dubbio faticando ad ambientarsi.
Siviglia ha firmato in estate il rookie da Providence LaDontae Henton che, nonostante un enorme potenziale, soprattutto offensivo, nelle prime 4 giornate ha viaggiato a 3,8 punti di media in 14 minuti ed un plus/minus medio di -14; le sue sono statistiche che ricordano pericolosamente quelle di Xavier Thames, rookie da San Diego ingaggiato lo scorso anno da Siviglia e tagliato a Gennaio.
Emblematica è stata la dichiarazione di Kerry Carter appena sbarcato a Tenerife: “Negli Stati Uniti sappiamo che la Liga Endesa è un campionato di alto livello”; la combo guard giocò solo le prime 5 partite di campionato prima di essere svincolato per far spazio a Joseph Jones, rimpiazzo dell’uscente Xavi Rey.
Carter nei suoi 9 minuti di media di utilizzo non andò oltre i 3,2 punti a partita, tirando con il 30% da dentro l’arco.
Anche il 31enne giramondo Brandon Thomas, che veste in questa stagione la maglia dell’Estudiantes, nonostante una decente media realizzativa (5,4 ppt) sta faticando molto ad entrare nei meccanismi della squadra allenata da Diego Ocampo ed il suo ingresso in campo ha spesso effetti negativi per il suo equipo; lo testimoniano un plus/minus medio di -6,3, il 21% con cui tira da tre e le quasi 2 palle perse in 24 minuti di media.
Il club madrileno può vantare a roster anche l’ex Trento Tony Mitchell che, dopo un difficile esordio contro Malaga (12 punti ma anche 5 palle perse) ha deluso nel match casalingo contro Andorra in cui ha tirato 2/6 da 2 e 0/2 da 3.
Un altro giocatore visto in Italia la scorsa stagione ma ormai sull’orlo del taglio è Landon Milburne che, nonostante un acuto contro l’Obradoiro da 18 punti, non è riuscito a spiccare in una fino ad ora disastrosa stagione del Gipuzkoa; a condannarlo è soprattutto una pessima percentuale da 3 punti (20% con 3/15 in totale) ed una scarsa intraprendenza che potrà essere probabilmente garantita dal sostituto Marcus Landry.
La nota più positiva tra i nuovi arrivati è sicuramente Brandon Paul, ala del FIATC Joventut.
Paul vanta già 4 “ventelli” in 10 partite, arrivati rispettivamente contro Valencia, Saragoza, Madrid e Malaga (season high di 25).
L’ex Illinois è capace di penetrate a canestro, spesso con la mano destra, con grande efficacia e dispone di un grande atletismo che spesso lo fa finire sopra il ferro.
I suoi punti di forza sono anche il tiro dai 6,75 ed una mana praticamente infallibile dalla linea della carità (42/46 in stagione).
Le cifre del giocatore de la Penya sono: 15,7 punti a partita, 3,5 rimbalzi e 3,8 falli subiti in 25 minuti di media.
In conclusione, sebbene alcuni giocatori come Tyler Haws (Obradoiro) o lo stesso Paul stiano facendo bene, sorge spontanea una domanda per quanto riguarda il basket iberico…
Do americans really do it better?
Di Lorenzo Beretta