Serie A2 Est 17/10/2013, 12.44

Antonio Forni spiega i motivi dell'addio a Biella. Domenica derby

Domenica si giocherà il grande derby Biella-Torino

Zdenek Zeman diceva che il derby fosse una partita come le altre. Ma Angelico Biella-Pms Torino di domenica (ore 18 al Forum) sembra tutto fuorché un match con soli due punti in palio. Vuoi per una certa rivalità storica. Vuoi perché ci si aspetta un palazzetto gremito (sarà aperta anche la tribuna gialla per ospitare i tifosi di Torino, che domenica per la prima in casa hanno sfondato il muro dei 3500 spettatori). Vuoi perché il numero uno della Pms è Antonio Forni, l’uomo più discusso nel basket biellese degli ultimi anni, anche (ma non solo) per la sua fuga improvvisa nel maggio 2012. A una settimana dalla partita più sentita, il notaio esce allo scoperto spiegando, senza peli sulla lingua, i motivi che lo hanno portato all’addio.

Antonio, cominciamo dal suo legame con Biella. Dell’esperienza biellese ha più ricordi positivi o negativi?

I ricordi per me sono sempre positivi. Perché le esperienze negative le dimentico in fretta. E poi sinceramente l’avventura biellese è stata nel complesso entusiasmante, sia per i traguardi sportivi raggiunti (semifinale scudetto, Eurocup), sia soprattutto per aver vissuto quattro anni in una città che ama davvero il basket più di ogni altra cosa, a contatto con un pubblico caldo e appassionato come pochi.

A distanza di un anno e mezzo può spiegare quali sono stati i motivi reali del suo addio, così drastico e improvviso?

Ho dedicato quattro anni della mia vita esclusivamente alla causa di Biella. Ho condiviso questa passione con persone straordinarie. A un certo punto purtroppo è venuta meno la coesione, l’unità di intenti è scomparsa, sono iniziate manovre sotterranee e pretestuose sotto la regia di qualcuno che pretendeva di dettar legge, di farla da padrone, a dispetto di chi aveva responsabilità e oneri maggiori in società. Era impossibile continuare così! E’ stato davvero un grande peccato, per me e per tutti.

Ma ha mantenuto con qualcuno di Biella un rapporto di cordialità e amicizia?

Ho mantenuto naturalmente i rapporti con quei soci e componenti dello staff con i quali avevo stretto più amicizia e con i quali ero maggiormente in sintonia. Con loro mi sento spesso per condividere impressioni e riflessioni. E credo che questo appartenga alla cultura dello sport, in particolare della pallacanestro.

Come si prepara al derby di domenica?

Un anno fa non avrei mai immaginato di ritrovare così presto Biella come avversaria. Ero convinto delle nostre potenzialità, ma mi sembrava davvero improbabile che Biella soccombesse in un campionato con un’unica retrocessione. Il derby in un certo senso mi ha colto impreparato.

Ritiene che se fosse rimasto, si sarebbe potuta evitare la retrocessione subita la scorsa stagione?

Difficile dirlo. Probabilmente il mio recesso ha indebolito la società. E non solo dal punto di vista finanziario, perché credo di aver portato anche entusiasmo nell’ambiente e di aver fatto spesso da “collante”. Tuttavia l’analisi dei fattori strutturali che contraddistinguono l’economia locale non era confortante. Senza considerare poi le altre concause legate agli aspetti più sportivi.

Che tipo di partita si aspetta?

In campo scendono gli atleti e per loro sarà una partita come le altre. Siamo praticamente all’inizio del campionato e le squadre sono ancora in rodaggio. Sicuramente sarà una gara divertente, tra due formazioni che, pur molto diverse, giocano una pallacanestro veloce.

Conosce il nuovo progetto di Pallacanestro Biella, teso alla valorizzazione dei giovani?

Credo che rappresenti la strategia giusta. In linea con la filosofia di Pallacanestro Biella, che ha sempre valorizzato il settore giovanile. E in linea anche con la politica della nostra Federazione. E con quanti si pongono come obiettivo primario la crescita del movimento cestistico nazionale.

Parliamo di voi, di Torino. Come pensate di rilanciare il basket nel capoluogo piemontese?

Torino potenzialmente rappresenta una delle piazze più importanti d’Italia per la pallacanestro. Oggi stiamo risvegliando l’entusiasmo che si era sopito dopo quasi 20 anni di assenza dal grande basket. L’obiettivo è far tornare Torino centro nevralgico del movimento su scala nazionale, grazie ai risultati sportivi, alla presenza di grandi campioni dal forte impatto mediatico e all’attenzione per il settore giovanile. Vorremmo una Torino “città del basket” come Bologna o Biella. E vogliamo riportarla il prima possibile in A1, anche per onorare nel migliore dei modi la nomina di Torino quale Capitale europea dello Sport per l’anno 2015.

Pensa che la Pms possa essere una delle favorite, anche alla luce di acquisti del calibro di Amoroso, Mancinelli e Steele?

Credo che Torino, considerando sia i nuovi acquisti che i giocatori confermati, oltre naturalmente al coach, sia veramente la squadra da battere. Questo non vuol dire che automaticamente andremo di diritto nei playoff. Mai come quest’anno il campionato di Legadue è ostico, per la presenza di grandi campioni in varie squadre e per le ambizioni dichiarate di molte società.

Che messaggio vuole lanciare ai tifosi rossoblu che ancora la ricordano con piacere e alla città di Biella in generale?

Avrei preferito tornare a Biella direttamente il prossimo anno, con entrambe le squadre in A1. Il destino ha voluto diversamente. Per me sicuramente non sarà una partita come le altre. La mia squadra oggi è Torino e verrò per i due punti. Ma è innegabile che un pezzo del mio cuore sia rimasto al Biella Forum. Non potrò mai provare rivalità per i colori rossoblu. Spero che la mia esperienza personale serva da ponte tra le due tifoserie e porti un piccolo contributo alla cultura vera del basket, che è intrisa di fair play, condivisione di emozioni e valori autentici.