Mens Sana in liquidazione, quale futuro per la società?
Quale futuro per la Mens Sana Siena alla luce delle ultime evoluzioni societarie?
Quale futuro per la Mens Sana Siena alla luce delle ultime evoluzioni societarie?
I regolamenti vigenti della Fip lasciano poco spazio alle interpretazioni: il comma 3 dell’articolo 130 del Regolamento Organico (“La messa in liquidazione di una società professionistica comporta la revoca dell’affiliazione") in tal senso è lapidario nel chiudere sulla carta ogni spazio di manovra dopo le deliberazioni dell’assemblea dei soci della Mens Sana SPA dello scorso 21 febbraio.
Il problema non sorge relativamente alla stagione in corso, che potrà essere regolarmente portata a termine anche nell’attuale condizione societaria; ma sembra un ostacolo insormontabile per quanto concerne l’ammissione al campionato 2014/2015.
Non c’è Com.Te.C. che tenga, al di là dell’esigenza di ricapitalizzazione riscontrata dall’organo tecnico-economico della Fip nell’ultima visita: se la Mens Sana SPA sarà ancora in liquidazione, la revoca dell’affiliazione - che comporta non solo la non ammissione della prima squadra al massimo campionato senior, ma anche lo svincolo automatico di tutti gli atleti del settore giovanile, e la perdita dei parametri NAS per gli atleti prodotti negli anni dal vivaio Mens Sana oltre alla cancellazione del codice Fip - pare automatica.
A meno che non intervenga una decisione politica riguardo al tentativo di “spinoff” con la creazione di una nuova società che porti avanti titolo sportivo e codice Fip dell’attuale Mens Sana SPA, mentre nella “bad company” in liquidazione resterebbero le attuali passività da ripianare attraverso un apposito piano di rientro:
L’operazione non è dichiaramente vietata (ma neppure ammessa) dai regolamenti Fip; ma sostanzialmente sembra un tentativo analogo a quello che nell’estate 2012 portò alla fine dell’avventura in serie A di Treviso, ossia quando il Consiglio Federale si espresse a votazione sulla possibilità del passaggio del titolo sportivo della Benetton Basket (che peraltro aveva formalmente rinunciato al campionato a fine giugno) al Treviso Basket. D’altra parte il titolo sportivo (che secondo i regolamenti Fip non può essere oggetto né di cessione né di valutazione economica) fa esclusivamente capo alla forma giuridica della società che lo detiene attraverso il codice Fip.
E rispetto ad allora non c’è neppure più l’appiglio del famoso comma 5 dell’articolo 128 R.O. (“In caso di rinuncia del titolo sportivo da parte di una società detentrice del diritto, la FIP potrà assegnare il titolo medesimo, compatibilmente con il livello del campionato di riferimento ed in presenza dei requisiti necessari, ad altra società affiliata appartenente alla stessa città”) che è stato depennato nell’autunno del 2012 dal regolamento.
Per mantenere codice Fip e titolo sportivo l’unica possibilità potrebbe essere quella utilizzata nel 2009 dalla Fortitudo Bologna, che non avendo le carte in regola in chiave Com.Te.C. per iscriversi all’allora LegAdue chiese ed ottenne l’ammissione al primo campionato dilettantistico (allora la DNA) con contestuale rinuncia al campionato al quale aveva diritto di partecipare sul campo. Si trattò comunque di una decisione politica del Consiglio Federale, una sorta di anticipazione di quel “Lodo Petrucci” che le società di serie A richiedono a gran voce da qualche mese per poter ripartire dalle categorie inferiori in caso di sofferenza economica senza rinunciare al patrimonio di storia che andrebbe disperso in caso di mancata ammissione al campionato professionistico senza “paracadute”. (La strada Fortitudo del 2009 venne comunque presa da una società che non aveva i titoli per superare i controlli Com.Te.C. ma fu ammessa alla DNA pagando i debiti FIP. Ma non era in liquidazione quindi anche in questo caso non è detto che la FIP accetti anche il discorso autoretrocessione in questo status giuridico).
Al momento attuale comunque una sorta di “Lodo Petrucci” affidato interamente alla discrezionalità della Fip esiste già nel contesto del Regolamento Esecutivo Gare: all’articolo 5 comma 2 si statuisce che “Il consiglio federale ha la facoltà di ammettere una società sportiva ad un campionato non professionistico anche in aggiunta all’organico deliberato nell’ordinamento, e rispetto ad eventuali squadre riserva”.
Ossia la formula regolamentare attraverso le quali Treviso e Fortitudo Bologna sono state ammesse alla DNB 2013/2014, nella fattispecie il primo campionato dilettantistico disponibile nel quale l’elenco delle aventi diritto era inferiore alle richieste di ripescaggio (mentre DNA Gold e Silver erano indisponibili per una giacenza di richieste di ripescaggi superiori ai posti liberi).
Ma questa fattispecie sarebbe configurabile per una sola società già esistente (o eventualmente una nuova, non però nell’ottica dello “spinoff”) che si qualifichi come erede della tradizione della Mens Sana. Per la quale comunque, fermi restando gli attuali regolamenti Fip vigenti ed alla luce delle parole del presidente Petrucci, non esistono dal punto di vista regolamentare delle possibilità di essere ammessa al campionato di serie A 2014/2015 se non attraverso il ripianamento del passivo del bilancio 2012/2013 (e la ricapitalizzazione richiesta dalla Com.Te.C. per la stagione corrente).
E l’unica chance di conservare titolo sportivo e codice Fip passa attraverso la rinuncia preventiva alla serie A e l’accettazione del Consiglio Federale (comunque non scontata) della richiesta di ripartire dal basso.
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