Linton Johnson torna ad Avellino: 'Mai mancato di rispetto ai tifosi'
Johnson parla anche di una amichevole che stava provando ad organizzare per portare i Chicago Bulls ad Avellino
Linton Johnson, passato a Varese qualche settimana fa, ha parlato a Il Mattino del suo ritorno ad Avellino nel fine settimana.
Ecco le parole di Johnson.
Annata 2013. Il 2013 è stato un anno altalenante. Ho fatto i conti con le conseguenze della morte di mia madre, ma ho anche avuto la fortuna di sposarmi. Ora, l'essere diventato padre mi fa pensare che abbia vissuto solo per questo. Mi dà grande soddisfazione il pensiero di poter condividere con mio figlio tutte le mie esperienze di vita.
Scelta di Sassari. La mia decisione di andare a Sassari è stata dettata principalmente dal voler ricongiungermi con i miei vecchi amici Green e Thomas. A Sassari non ho mai trovato un vero e proprio ritmo in attacco, e me ne assumo le responsabilità. In verità non mi sono mai sentito apprezzato fino in fondo. Sassari è una squadra piena di talenti e ha bisogno di un centro che dia equilibrio, che difenda, che prenda rimbalzi, che sia aggressivo sotto canestro. È quello che ho cercato di fare. Purtroppo In Italia c'è sempre la ricerca di un capro espiatorio se la squadra perde. La vittoria di Sassari in Coppa Italia non mi ha sorpreso più di tanto. Ho fatto il tifo e mi sono goduto le vittorie tramite i tanti messaggi con Marques, Omar e Caleb Green. Non ho nessun rimpianto, perché quelle vittorie non erano le mie. Ora il mio obiettivo è solo ciò che riuscirò ad ottenere con Varese.
Sidigas. Non ho avuto modo di seguirla molto. Ho saputo della sfortunata situazione in cui si è trovato Dean. È triste, perché lui era l'ultimo di quel gruppo del mio primo anno e davvero ha dato sangue e anima per questa squadra.
Coppa Ivanov-Thomas. Mi è sempre piaciuto tanto Koko Ivanov, alias "The Boss", giocatore passionale che non si spaventa di imporre il suo peso sul parquet. La coppia Ivanov-Thomas è efficace, ma non sono però sicuro che l'uno completi l'altro perché entrambi danno il meglio sotto canestro.
Accoglienza ad Avellino. Il pubblico di Avellino è come un iceberg. C è la punta che emerge ma non è rappresentativa di quello che c'è sotto, ossia la gente passionale, i tifosi che mostrano e meritano rispetto. Mi aspetto che la punta dell'iceberg sia combattiva e irrispettosa, e mi faccia divertire. Allo stesso la grande parte dei pubblico tiferà per Avellino senza mancarmi di rispetto perché non hanno dimenticato cosa ho dato per questa squadra.
Fine polemiche. Questa domanda dovrebbe essere rivolta alla punta dell'iceberg. Quello che odio di più sono le bugie. Sono il primo ad aver ammesso i propri errori in passato, ma ora lo dico chiaramente: non ho mancato di rispetto al gruppo di tifosi che era a Sassari e davvero non capisco perché si siano comportati in quel modo. Sono il giocatore che non ha accettato l'offerta di una squadra di Eurolega come Siena nel 2012 per tornare ad Avellino. Sono il giocatore che ha provato a far arrivare giocatori ex Nba, che stava organizzando con i Chicago Bulls un'amichevole in preseason. Il mio attaccamento ad Avellino è stato molto più dell' incasso di un assegno.
Equivoco nella carriera. Probabilmente che non sia un bravo tiratore dalla lunga distanza. Credo di esserlo stato in tutta la mia carriera, tanto all'Università quanto in Nba, dove la linea da 3 è molto più distante che in Italia”.