Andrea Trinchieri: 'Urla e litigi con il d.s. Arrigoni? Tutte balle'
Il coach di Cantù spiega il momento della squadra
Il coach di Cantù intervistato a La Gazzetta dello Sport. Riportiamo alcuni tratti dell'intervista.
Voci di rotture, litigi, clima da ultimo anno: Cantù è in un mo- mento delicato?
«No. C'è molta, quasi troppa attenzione su quello che ci succede. Per vari motivi, è stata una stagione diversa dal solito. La folla preme al muro di cinta. Per diventare più bravi, allenatori, giocatori, politici, capitani d'industria, devono saper dare il meglio quando la pressione esterna aumenta».
Frizioni con il manager Bruno Arrigoni?
«Nonostante l'età che avanza, tutt'e due abbiamo i capelli, le uniche frizioni le facciamo in testa».
Si è parlato di urla in spogliato- io dopo qualche sconfitta?
«Non ho mai sentito Bruno urlare in vita mia. Il presupposto è che Arrigoni mi ha portato a Cantù quando allenavo in LegaDue. Le parole sono tante, i fatti pochi».
D'amore e d'accordo?
«Non siamo sempre d'accordo su tutto. Ma che ci sia una rottura è una balla. E non è una difesa d'ufficio. A Cantù funziona così: c'è il buon senso di fare decantare le sconfitte e non farsi inquinare dai fumi della partita».
Siena ha perso sei partite di fila tra Eurolega e Serie A: domani è l'occasione buona?
«Penso di capirli, l'anno scorso facemmo le Top 16 e so quante energie drena quando non sei abituato a quel livello. Sono anche sfortunati. Ma diffido da chi ha dimostrato di saper vincere, come in Coppa Italia. Prima di darli per morti, starei attento».
Sassari e Varese?
«Brave, sono meritatamente in testa. Essere partite con meno aspettative e pressione fa tutta la differenza del mondo in un campionato dall'equilibrio assoluto come questo. Per- mette di affrontare i problemi con insostenibile leggerezza».
Come sta Cantù?
«C'è un certo spread tra quello che riusciamo a fare in allenamento senza pressione e quello che produciamo in partita. Ma tende al positivo, sono abbastanza fiducioso che si raggiungerà un equilibrio».
Quanto pesa il ritorno del play Jerry Smith?
«Pesa visto che il sostituto Kevin Anderson non ci ha deliziati con grandi prestazioni. Smith ci dà gambe, attitudine, aggressività».
A che punto è l'inserimento di Stefano Mancinelli?
«Sono convinto che ci darà molto. Ha una grande dote, è emotivo. Per questo devo provocarlo, nell'accezione positiva del verbo. Cambiare l'assetto di squadra, con tre lunghi, rende l'uso del campo molto diverso».
La Grecia?
«Sarà la mia meta estiva».