Cesare Pancotto: 'Ai ragazzi ho detto Never Give Up'
Pancotto è l'artefice della rinascita della Scandone Avellino
Cesare Pancotto è il grande artefice della rinascita di Avellino. Presa in mano la squadra, Pancotto l'ha risollevata conducendola a 4 vittorie consecutive. La partenza alla guida della Scandone non è stata delle più felici (tra le prime partite si registra la sconfitta 108-57 a Milano, ndr) ma il coach, arrivato dopo Valli e Tucci, ha saputo far quadrato attorno alla squadra dandole fiducia e sicurezza dei propri mezzi. Ecco le parole di Pancotto nel corso di una lunga intervista con La Gazzetta dello Sport.
"Ai ragazzi ho detto never give up, mai arrendersi. Ok, siamo ultimi, ma lasciate parlare il cuore, tramutate i fischi in applausi. Questa è una squadra fatta da ottime persone, guidata da un presidente-proprietario come Gianandrea De Cesare, un appassionato come pochi che il basket non dovrà mai perdere. Avellino, dopo l'esperienza di due stagioni prima, mi è rimasta nel cuore. È una vera città del basket, piena di energia, passione e pressione positiva spiega il coach : le gente ti ferma, sorride, vuole sapere tutto. A me, vivere in questa dimensione mi diverte e fa stare sereno. Quando mi hanno chiamato a gennaio, c'erano le porte girevoli a mò di saloon. E sapevo che la mission, quella di salvare la squadra, non era semplice. Ma le difficoltà sono lo specchio della quotidianità. Lakovic? Campione dalla disponibilità immensa. E avete visto che Dean non sa solo segnare, anzi è diventato uno dei migliori difensori del campionato? Ma sono davvero tutti importanti. Certo, mi piacerebbe vincere lo scudetto e magari fare l'Eurolega, l'unica competizione che mi manca. Ma vedo Sacchetti che ha due anni più di me ed è primo in classifica con Sassari, e quindi ho fiducia, mica guardo la carta d'identità. Il prossimo step? La salvezza con Avellino. Quando finirà il campionato, è giusto che il club si prenda due settimane di tempo per decidere in tranquillità. Se De Cesare e il suo staff saranno soddisfatti del mio operato, non potrò che esserne onorato. Oggi faccio il sarto in questo club, ma la moda cambia, bisogna seguirla e bene fanno i miei colleghi ad accettare esperienze all'estero. La conoscenza delle varie culture è la ricchezza di ogni lavoro. Twitter? Lo leggo pure io, è utile per scambiarsi opinioni. Ma c'è chi ne abusa. I giocatori? Bisogna tornare a farli lavorare sui fondamentali, certo la "treccia" oggi non possiamo più farla…Arbitri? Per me la terna non è stata ancora metabolizzata, il metro di giudizio tra i tre ancora si fa fatica a uniformarlo…".