Gianluca Basile: 'Milano, 13 partite per risorgere'
Il Baso parla a Tuttosport
Gianluca Basile ha parlato a Tuttosport del momento negativo di Milano. Secondo il Baso le prossime 13 gare saranno decisive per 'risorgere' dopo l'avvio ben al di sotto delle aspettative. Di seguito le parole del giocatore.
"A partire da domani, avremo 13 partite per rimetterci in carreggiata, da qui alla fine della prima fase di Eurolega e alla boa di metà campionato. A quel punto faremo i conti. La partita contro Siena deve rappresentare l'esempio. Avevamo l'atteggiamento giusto, con l'aggressività che aiuta a cancellare certi errori. Dobbiamo migliorare a livello mentale, ne parliamo spesso. Però "cambiare chip" non è semplice a livello pratico. Serve mantenere una certa linea a livello di atteggiamento, fin qui non è successo ma stiamo lavorando bene. Resto positivo: non posso credere che una squadra come la nostra continui a giocare così. E se veniamo a capo di una situazione del genere, non ci fermerà più nessuno. Mai vissuto situazioni del genere in carriera? L'anno dopo il primo scudetto a Bologna, in Fortitudo: perdemmo di 37 il derby di Natale e seguì uno sbandamento pesante, però arrivammo comunque in finale-scudetto. Ma quattro gare di fila in casa no. non le avevo mai perse. Milano sta adottando la linea spagnola, simile al Barca, dove Dusko Ivanovic restò quasi tre anni, nei quali il club spese tanto ma non riuscì a vincere, prima di arrivare al punto di rottura. Non c'è una ricetta perfetta ma un cambiamento profondo è sempre una sconfitta per società, staff tecnico e giocatori, e non è garanzia di passi avanti. I fischi del pubblico? I fischi sono meritati, i tifosi attendono successi da 16 anni, non possiamo chiedere loro ulteriore pazienza. Quanto conta la sfida contro l'Efes? Non c'è tempo per recuperare, se non vincere le due in casa e almeno una trasferta. E dobbiamo rimontare pure in Serie A l'esclusione dalla Coppa Italia sarebbe una mazzata. Poz a Capo d'Orlando? Sono convinto che farà bene: la trasformazione da grande giocatore a grande coach non è immediata, ma il Poz capisce il gioco e sa riconoscere il talento. E' un mestiere differente, che ti costringe a pensare al basket 24 ore al giorno. Tifo per lui anche perchè mi piace l'effetto-novità che i giovani tecnici hanno portato già nella Serie A di calcio".