Bryant Dunston: 'Varese senza limiti se giochiamo di squadra'
Il lungo della Cimberio si racconta
Bryant Dunston, una delle grandi sorprese di questo inizio di stagione nella Varese delle meraviglie, ha parlato a La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole
"Qual è il segreto di questa squadra? L'altruismo. Non ci sono giocatori egoisti, sin dal primo giorno abbiamo accettato l'idea di gruppo, difesa, condivisione della palla. Non avevo aspettative, è il mio primo anno in Italia, pensavo solo ad adattarmi. Importanza di coach Vitucci? Tanto. E' lui che dall'inizio ha posto l'enfasi sul passaggio in più, l'aiuto difensivo, cose che mettiamo in pratica in gara. Che giocatore sono? Intenso, orientato alla difesa, energetico, faccio il lavoro sporco, pronto a sacrificarmi per la squadra. Discreto schiacciatore? Ma è più forte Polonara, le sue hanno più varietà, le mie sono più potenti. Le 7 di Biella? Solo merito dei compagni. Se mi danno palla sotto al canestro cos'altro devo fare?. Conoscevo il campionato italiano? Ne avevo sentito parlare. Donnie McGrath (alla Cimberio nel 2009-10, ndr.), che è mio amico, mi ha consigliato Varese, dicendomi ottime cose della squadra e della città. Quant'è importante la chimica di squadra? Credo sia il motivo principale del nostro successo. Niente di forzato, abbiamo legato senza che nessuno ce lo imponesse. Siamo sempre assieme anche fuori dal campo e quando giochiamo tutto diventa facile. Conoscevo i compagni? Ho giocato contro Banks in Israele, e con Green alla Summer League». In estate ha preso parte alla Pro City League di New York. Purtroppo perdendo la finale con un canestro allo scadere di Gary Ervin, leggenda dei playground newyorchesi. Esperienza in Korea del Sud? E' un luogo molto diverso da tutti gli altri. Ma ero appena uscito dal college, credevo che tutti i posti fossero così... In ogni caso sono uno che si adatta facilmente. Uscito da Fordham, stesso college di una leggenda varesina, Charlie Yelverton? Me lo hanno detto. Mi sono laureato in informatica e quando smetterò di giocare vorrei programmare videogame, una mia grande passione». Come mi sono avvicinato al basket? Giocavano sia mio padre che una mia sorella. Ricordo che guardava i Phoenix Suns di Charles Barkley. Mi appassionai in fretta. Ispirato da qualche NBAers? Inizialmente, da newyorchese, a John Starks. Poi Shawn Kemp. Ma quando vidi per la prima volta Kevin Garnett decisi di diventare come lui. Adoro la sua intensità. Quanto ha influito sulla mia personalità l'essere cresciuto nell'ambiente militare? Molto, la mia disciplina deriva da lì. Sono nato nella base di Fort Campbell, nel Kentucky, mio papà era nell'esercito. E poi ero l'unico maschio, il più giovane e con 3 sorelle. Non è stato facile crescere con 4 donne in casa... Dovevo fare attenzione a quello che dicevo, a non offendere la loro sensibilità. Ma le adoro. Seguo altri sport? Non tanti, un po' il baseball perché mio zio Shawon ha gioito nelle Major. Ora è scout dei San Francisco Giants, che hanno appena vinto le World Series. Dove può arrivare Varese? Fin dove vogliamo se continuiamo a difendere e giocare d'assieme come abbiamo fatto sin qui".