Benjamin Eze: 'Banchi numero 1. La ragione principale del mio ritorno'
Il centro nigeriano parla del suo ritorno alla Mens Sana Siena
Benjamin Eze, dopo due stagioni, è tornato in estate alla Mens Sana Siena. Il centro nigeriano di passaporto italiano ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport. Ecco le sue parole.
"Conosco la storia dei ritorni: vuol dire che qui c'è un grande progetto, i giocatori ci tornano volentieri perché si sentono a casa. Dopo non aver giocato per un anno intero, se pensi da professionista cerchi il meglio. E il meglio per me era tornare qua. Forse potevo restare due anni fa, ma a volte la tua testa ti dice qualcosa e non vuoi avere rimpianti. È il motivo per cui sono tornato adesso. Quando è maturata la decisione? L'anno scorso la gente mi chiedeva se sarei tornato, ma ero sotto contratto con Milano. Ho lavorato da solo, mi sono tenuto in forma, tra casa mia a Phoenix, la Florida e la California. C'era un contratto da onorare. Non è dipeso da me che andasse così. Sì, tra Siena e Milano è nata una grande rivalità, ma non mi va di parlarne adesso. Ora voglio lavorare, voglio portare il mio corpo in condizione per essere pronto. E la mia testa, pronta. Non voglio aggiungere altro. Stagione difficile? Lo è tutti gli anni, e lo fu anche in quelle stagioni di successi. Ma una squadra vincente sa come vincere e lavora su questo, non importa chi ha o chi non ha Milano. L'anno scorso ero qui a vedere i playoff: Siena sapeva come vincere, non importava chi c'era in campo. È qualcosa che viene dal club, dallo stare insieme, da come viene costruita la squadra: questa è la differenza. È stato strano per me non rivedere Mclntyre, Stonerook, Sato. Questo è lo sport, si va avanti. Tanti dei nuovi li conosco per averci giocato contro: abbiamo talento, se lavoriamo bene possiamo essere al top. Mi manca chi c'era prima, ma ho lavorato per 4 anni con Banchi: lo conosco bene, lui mi conosce. So cosa è stato per Siena: Pianigiani era il capo allenatore, ma Banchi è sempre stato un pilastro. È stato importante sapere che lui sarebbe stato l'allenatore, so come lavora. È il numero uno, è la ragione principale per cui sono tornato. Più vecchio? No, maturo! Ora tocca a me aiutare i più giovani, dovrò essere più vocale, in attacco e in difesa, dovrò dare di più. È quello che serve: non c'è più Stonerook, c'è bisogno di una guida, soprattutto dietro".