Kostas Sotiriou scrive del suo grande amico Alphonso Ford
Oggi sono otto anni dalla scomparsa del giocatore
Oggi, 4 settembre, sono 8 anni dalla scomparsa di Alphonso Ford. Riportiamo quanto il suo amico greco, il giornalista Kostas Sotiriou di To Vima, ha scritto dopo la sua morte
"La morte è un mistero, che un giorno tutti risolveremo. Il punto e’ “quanto saremo pronti al momento del grande incontro?”. Alphonso Ford era pronto ad affrontare questa dura prova e quando due anni fa minacciava di lasciare il basket, forse aveva intuito la fine. Noi lo ricorderemo per sempre…
Dieci giorni fa ho trovato il coraggio di chiamare a casa sua. Alzò il telefono una signora (probabilme
Avevo già avuto una brutta esperienza con la leucemia e con quanto spietata sia questa malattia. La mia ragazza, Konstantina, aveva 20 anni, avevamo appena finito la scuola. Allora mi sono detto tra me e me… Al se ne va. Un cancro bastardo uccideva la fiera. Così semplicemente, senza spiegazioni.
E’ un peccato, amico, fuggire così da noi, senza avere il tempo di salutarti. La mia tastiera è ora inondata di lacrime, perché abbiamo pianto molto sia io, sia Papamakarios, sia Kritikos, sia gli altri ragazzi. Anche i tuoi avversari, che hai trattato come marionette sul parquet, hanno pianto per te. Alcuni che talvolta avevano osato asserire che tu giocassi dopato, con i farmaci di cui facevi uso necessariamente.
Che sapessero che sette anni fa, all’età di 26, avevi iniziato a perdere la battaglia? Che sapessero che il tuo problema con il tuo sangue era molto più grave di una quarantina di punti o di un risultato amaro? Una vittoria o una sconfitta. Ora lo hanno scoperto e chiedono perdono a Dio. Lo hanno imparato e lo abbiamo imparato tutti. Il problema era grave, e anche se la voce circolava sembra impensabile fosse la verità.
Tu sapevi però, avevi percepito la fine e alcune precise cose che avevi rabbiosamente detto ora si sono rivelate come profezia, Diavolo! Sapevi che ti attendeva il destino e semplicemente aspettavi il momento in cui la Morte ti avrebbe chiamato a sé, per guadare insieme il fiume.
”Non giocherò più a basket. Via, fine, questo è tutto. Mi ritiro!” mi avevi confessato nell’inverno 2002, prima di una partita tra Panathinaikos e Siena all’Holiday Inn. “Assolutamente no”, dissi io, ma continuavi ripetendo che alla fine della stagione avresti appeso le scarpe al chiodo, per dedicarti alla pesca nel Mississippi, la tua terra. Lontano dall’angoscia delle partite, lontano dalla pressione che condizionava gli altri, ma mai te. Volevi staccarti da tutto, “to stay away from shit”, come dicesti allora, ma solo tu potevi conoscere il tuo destino.
La tua follia per il basket era più forte e successivamente due mesi dopo firmasti per la Scavolini, nonostante allora tu volessi fortemente giocare nel Panathinaikos ed essere allenato da Obradovic, mi dicesti al telefono. Una verità che non è mai divenuta realtà. Per la metà dei soldi saresti rientrato ad Atene e io so cosa significava per te il denaro:
NIENTE! A lettere maiuscole. Come lo leggete! NIENTE! Ricevette 1.200.000 euro da Siena, più o meno lo stesso dalla Scavolini, forse un po’ meno. “E quindi? Sappi che nel Mississippi non so che fare di questi soldi. La casa più costosa costa 200mila dollari, e non parliamo di una casa semplice, ma di una villa. Per quello che riguarda la macchina? Ho preferito una Escalade e non la Mercedes 600 che sognavo. Perché se fossi andato per strada con una simile macchina mi avrebbero per un pappone o un mafioso. Qui dove mi trovo, tutti questi soldi non servono” mi aveva confessato, e mi fece pensare.
Ma la vita é ingiusta. E’ caduto il ragazzo migliore. I punti, le statistiche e i record personali non sono sufficienti a descrivere il carisma del suo carattere. Non possono descriverlo come persona. Perché pochi conoscevano Al. Non lasciava nessuno fuori dalla porta di casa. Non è un caso che molti suoi compagni adorassero prima la persona e poi il giocatore Ford.
Il suo grande amore era il Peristeri. Anche in altre squadre aveva avuto amicizie, ma al Peristeri avrebbe giocato anche gratis. Al Papagou e allo Sporting divenne semplicemente conosciuto, onorando il contratto fino all’ultimo centesimo del contratto. All’Olympiakos sognava di giocare, ma se ne è se è andato ferito dalla nota storia con Subotic. In Italia ha trascorso due stagioni serene, adorato sia a Siena sia a Pesaro. Dall’alto, dove ora si trova ora, si ricorderà con più cuore del Peristeri, di Papamakarios, Pelekanos, Tsartsaris, Kritikos, di coach Pedoulakis: il suo secondo padre, come lo chiamava.
Dicevamo che i 1.200.000 euro della Montepaschi non significavano niente. Semplicemente, deve essere ammirato anche da altri tifosi. E lo ricordino come uno degli scorer più carismatici, quello che se voleva segnarti un canestro, te lo segnava, senza innervosirsi e sempre con il sorriso del killer. Solo con Radja arrivò alle mani, perché il croato colpì Pelekanos in una partita tra Olympiakos e Peristeri, e Pelekanos era il suo pulcino. Molto difficilmente poteva succedere qualcosa o qualcuno poteva farlo uscire di testa. O lo mettesse KO, almeno senza combattere.
Solo un avversario ce l’ha fatta. La morte non fa eccezioni. Punisce persone sbagliate, quelle che non hanno colpa di niente. Quelli che non hanno mai fatto niente di male, anzi, combattono perché la loro famiglia possa condurre una vita serena. Lavorando duramente, avendo sempre la parola giusta sulle labbra.
Amico, te ne sei andato da noi a 33 anni. Lo dicevi e lo hai fatto. Hai lasciato i parquet, ma non lascerai mai i nostri cuori. Sarai sempre il solo e unico Al. L’amico, il “campione”, anche se non hai mai vinto un campionato. I titoli che hai vinto, però, sono dentro di noi e valgono di più. Buon Viaggio, e al prossimo incontro. “Later”, come dicevi sempre. Stai bene amico, e abbi cura di te, ovunque tu sia. Ti ringraziamo di tutto…"
(Kostas Sotiriou, giornalista del quotidiano ellenico “To Vima” e grande amico di Alphonso Ford)