VL Pesaro: Darren Daye scalda ancora i cuori biancorossi
Sono passati 30 anni ma l’affetto per lui è quello di un tempo
“Per me è molto importante per me essere qui oggi. Ho rivisto tanti miei amici, ho pranzato con Matteo Minelli. È un piacere e motivo di orgoglio che mio figlio Austin abbia giocato qui con la mia stessa maglia, la numero 9. Per lui è stata una grande opportunità giocare a Pesaro dove tutti già lo conoscevano fin da piccolo. Pensare che in tempi diversi io e lui abbiamo giocato nella stessa squadra è fantastico, anche perché ha aiutato a salvare Pesaro che è casa mia”, dice tra gli applausi dei tifosi che riempiono la sala.
Darren parla anche della pallacanestro di ieri e di oggi e sottolinea alcune sue caratteristiche di giocatore: “Giocavo con la palla in mano e anche in palleggio, riuscivo a essere pericoloso sia in 1 contro 1 che sul perimetro. Con Darwin Cook ci conoscevamo già da un training camp a Washington, è stata un’occasione molto importante per migliorarmi”, sottolinea.
Sono passati 30 anni, ma la sua memoria è perfetta. Ricorda tutti i particolari e gli aneddoti di quella magnifica stagione che ha portato al primo, storico, scudetto della Vuelle. “Una delle chiavi del successo è stata la difesa che io e Walter Magnifico siamo riusciti a organizzare, cambiando uomo durante la partita nella serie contro Roma. Quella variante tattica è stata fondamentale”, dice con convinzione.
La Vuelle era già entrata nella storia, per un soffio ai Mc Donald’s Open non è riuscita a battere i campioni dei New York Knicks: “È stata una partita fantastica. L’idea di poterli battere è stata eccitante, sono stati fortunati, io e Cook nel supplementare avevamo i crampi – dice -. Alla fine eravamo molto tristi perché avremmo potuto essere la prima squadra europea a battere una squadra Nba. Non penso sia un caso che poi abbiano deciso di far giocare solo squadre Nba”, ironizza.
Dalle finestre della sala si vede il lungomare di Viale Trieste, lo stesso che nell’88 vide decine di migliaia di persone ritrovarsi per una tavolata che ancora oggi è da Guinness dei primati. “Quella serata è un ricordo incredibile, come anche aver vinto lo scudetto all’Hangar contro Milano. I due ricordi più clamorosi sono la vittoria a semifinale a Varese e gara 2 a Milano. A Pesaro aspettava che tornassimo col pullman per festeggiare insieme a noi”, ricorda.
Con la città ha un legame speciale, e lo dimostra ancora una volta: “A Pesaro la gente è molto calorosa e amichevole, la sento come una mia seconda casa. Da tempo sento di essere parte della storia della città. 15 anni fa ero tornato qui e già avevo avuto un’accoglienza straordinaria e spero in futuro di poter restare più a lungo”, conclude prima di ricevere un ultimo applauso dal pubblico. L’incontro però non finisce qui: dopo i ricordi per Darren arriva il momento più bello: centinaia di persone che lo aspettano per una foto e un autografo. Pesaro non lo ha dimenticato, come lui non ha dimenticato la città.