Simone Fontecchio: Lavorare con Alessandro Gentile è il massimo
Le parole del neo arrivo in casa Milano
Simone Fontecchio non ha perso tempo. E’ già a Milano e sotto l’ala protettiva e severa di Massimo Cancellieri prepara la sua prima stagione all’Olimpia. “Quando ti cerca una squadra così prestigiosa, che ha lo scudetto sul petto, provi qualcosa di speciale. E’ stato così anche per me, non vedo l’ora di cominciare anche se mi rendo conto che ho tantissimo da lavorare per conquistarmi ogni singolo minuto sul campo”, dice il ragazzo pescarese, figlio d’arte (Malì Pomilio, giocatrice di Vicenza e della nazionale, pluridecorata), con un fratello giocatore, Luca Fontecchio, e un padre ostacolista di livello internazionale, Daniele Fontecchio. “Per un po’ sono stato indeciso tra atletica e basket ma andare a correre tutti i giorni non mi piaceva tantissimo: mia madre gestiva una piccola società e tutto è nato da qui. Mio fratello cominciò prima di me e vedendola tutti i giorni mi sono avvicinato anche io. Poi la passione ha preso il sopravvento. In quegli anni, troppo piccolo per apprezzare Michael Jordan, il mio idolo era Kobe Bryant. Sono cresciuto vedendo le sue partite e negli anni delle sue vittorie. Kobe è il mio preferito”, racconta Simone.
Fontecchio ha lasciato Pescara a 15 anni, chiamato dalla Virtus Bologna. “E’ stata dura perché ero piccolo ma sono stato trattato bene, sono stati sei anni meravigliosi”, ricorda. Fontecchio ha giocato cinque europei giovanili, ha vinto titoli italiani “Under”, è una sorta di predestinato ma Milano è una sfida diversa. Negli ultimi due anni ha giocato tanto, oltre 27 minuti nell’ultima stagione, due anni fa segnò due volte la tripla della vittoria e fu nominato miglior giovane della Serie A, e ora deve ricominciare un po’ da capo a Milano. “Misurarmi ogni giorno in allenamento con Alessandro Gentile è uno stimolo enorme. La sua furia agonistica è sicuramente la prima cosa che voglio rubargli. Io? Per il momento mi sento pronto soprattutto in difesa, fisicamente, atleticamente, per abitudine. In attacco ho tanto lavoro da fare, ma sono pronto a farlo”.
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