Charles Jenkins: 'Mi interessa vincere e a Milano posso riuscirci'
Jenkins parla al sito ufficiale dell'Olimpia
L'Olimpia Milano riporta un'intervista a Charles Jenkins, nel quale il giocatore ha parlato della sua carriera e di tante altre cose:
Charles Jenkins è un fascio di muscoli, senza un filo di grasso, un giocatore non alto ma di grande struttura fisica, e capacità di accelerare importante. Quando giocava a Hofstra, a Long Island, ritirarono la sua maglia numero 22 prima che finisse la sua carriera universitaria da leader ogni epoca del college per punti segnati. Poi ha giocato nella NBA e due anni a Belgrado conquistando il pubblico della Stella Rossa, forse il più caldo e caloroso d’Europa. Ma ora vede Milano come una grande opportunità di crescere ancora.
IMPRESSIONI – “Sono contento di essere qui, in una squadra forte, con grande tradizione. Lo considero un passo in avanti nella mia carriera rispetto a dov’ero l’anno passato. Ho sentito grandi cose anche sulla città ma finora non ho avuto il tempo di visitarla davvero. Se penso a tutte queste cose messe assieme, ritengo che venire in Italia sia una grande cosa”.
PERCHE’ PIACE AI FANS – “Credo che si veda quanto gioco duro, che ce la metto sempre tutta. Era così al college, a Hofstra e poi anche dove ho giocato da professionista. E’ una questione di rispetto nei confronti del basket e dei tifosi. Una persona che la metta si alza e ha magari cose più importanti da fare che venire a vedere una partita se lo fa il minimo che si merita è il rispetto di chi gioca. Ecco perché cerco sempre di dare tutto. E a loro piace”.
LA MAGLIA RITIRATA A HOFSTRA – “E’ stato il momento più emozionante della mia vita, perché ho visto improvvisamente tutto il lavoro svolto negli anni del college arrivare a compimento. Per me come giocatore di basket non è stata solo una grande soddisfazione nella mia ultima partita casalinga al college: il 22 è il numero di anni che aveva mio fratello quando è scomparso. Da allora ho sempre giocato, fin dai tempi del liceo, con quel numero. Che lo abbiano ritirato ha un valore emotivo fortissimo”.
LA SCELTA DI MILANO – “La parte più dura è stata dire addio alla Serbia, spiegarlo a famiglia e amici. Ma dal punto di vista professionale non è stata una scelta difficile. Sapevo di venire in una squadra molto forte, ambiziosa e di grandi tradizioni: la sua era una proposta irrinunciabile”.
LE CARATTERISTICHE – “Mi ritengo un giocatore in senso totale. Qualunque cosa il coach mi chieda di fare sono pronto a farla, che sia difendere forte o giocare fisico. Ho un buon tiro da fuori, posso entrare in area e creare opportunità anche per i compagni ma soprattutto nel corso degli anni sono migliorato nel mio gioco all-around, faccio tante cose, un po’ di tutto”.
ASPETTATIVE – “Quando sono entrato in palestra la prima volta ho visto lo striscione con scritto “Se non sei qui per vincere, sei nel posto sbagliato”. Questa è esattamente la mia mentalità e la porto con me fin dall’allenamento. Alla fine mi interessa solo vincere”.
LA PARTITA DI NEW YORK – “E’ una grande opportunità, giocare al Madison Square Garden, nell’arena più famosa del mondo, un grande onore. Potrò tornare a casa qualche giorno e giocare con la mia squadra davanti a famiglia, amici e tifosi. Sarà una grande occasione”.