4 cose che non sapete del campionato e che vi sorprenderanno
Un analisi stile Grantland sul campionato italiano e alcune sue peculiarità
Ognuno potrà raccontarvi quello che vuole sui suoi obiettivi in campionato. Non c'è nessun male a darsi degli step di crescita, ma quello che nessuno racconta o dice mai è che l'unica cosa che conta è vincere. Non importa che tu stia giocando per la salvezza (se non vinci non la ottieni), non importa che tu voglia ben figurare da un punto di vista statistico (se non vinci a nessuno importerà), né che tu voglia giocare per lo scudetto (se non vinci, beh è un disastro). L'unica cosa che conterà è vincere.
A noi piacciono le statistiche, ci piace ogni genere di intruglio numerico che ci aiuti a prendere in pugno il concetto che “la gara è stata vinta per...”. Eppure di questi numeri alcuni potrebbero lasciarti scioccato, addirittura attonito nel momento in cui ne vieni a conoscenza.
Volete vederne qualcuno? Vediamolo.
1) LA MIGLIOR GUARDIA DIFENSIVA
(Foto: Ciamillo & Castoria)
Nel nostro immaginario collettivo la guardia è colui che deve fare punti, una guardia che non segna è scarsa, inutile, insomma ha la stessa utilità del possesso alternato al posto della palla a due quando c'è una contesa. Non è facile valutare l'impatto difensivo di una guardia, anche perché egli stesso finirà per farsi travolgere dalle critiche se non dovesse conservare continuità dalla parte opposta del campo.
Di Drake Diener tutti conoscono tutto ed il contrario di tutto...sicuri? Noi crediamo di no, anzi crediamo che voi conosciate solo un Drake Diener. L'ex americano di Sassari ha una bella storia alle spalle, ma mai come quella che lo ha portato in terra reggiana: il suo desiderio di provare all'Italia di non essere semplicemente un'arma atomica dal perimetro. Notevole per uno che avrebbe potuto prendere un biglietto per recarsi a Berlino ad incassare molti più soldi, anzi lo rispettiamo per questa scelta alla sua età. Risultato ottenuto? Beh diciamo proprio di sì, visto che è la migliore guardia difensiva del campionato italiano.
Le medie in attacco sono precipitate (i possessi invece meno, ne è cambiata la modalità), ma quelle in difesa ci regalano un Drake nuovo. 98.3 punti di media concessi al diretto marcatore su 100 possessi. Meglio di gente come Melli e Ress, considerati degli specialisti. Merito di Menetti o demerito di Sacchetti? Un semplice dato: lo scorso anno ne concedeva 111 tondi, un miglioramento che nessuno si sarebbe mai aspettato, ma che dovrebbe far riflettere sul fatto di considerare vincente a lungo termine il sistema di gioco sassarese. Basti pensare che il migliore della squadra era Drew Gordon con 104.8, in sostanza una squadra con aste del telepass che si alzavano e si abbassavano.
Abbiamo un Diener meno tiratore, ma cresciuto (anzi scoperto) in tutto il resto: gestione della palla, rimbalzista, passatore. Con questo stiamo forse sostenendo che Diener sia un difensore d'elite? Lungi da noi, dimostriamo solo che ha ottenuto il suo obiettivo, ossia quello di dimostrare di non essere solo un "triplista" (cosa che comunque gli porta in cascina un titolo MVP).
Oh voi Reggiani, lo state ancora criticando? Dai smettetela che se poi si arrabbia comincia a tirare di nuovo con il 51% da tre; in quel caso l'Eurolega potrebbe raggiungerla con solo un anno di ritardo.
2) AVREBBE POTUTO ESSERE MqualsiasicosaP, MA LA SFORTUNA CI VIDE BENE
(Foto: Ciamillo & Castoria)
Lavorare presso un grande club è qualcosa che può cambiare la tua attitudine mentale come giocatore ed alzarti ad un livello superiore, così tanto che al momento del ritorno nel campionato italiano il tuo nuovo livello ti autorizzerebbe a spostare gli equilibri senza nemmeno pensarci. Probabilmente James Mays il suo infortunio con il senno di poi lo benedice visti tutti i minuti e la forma che ha recuperato, perché Cedric Simmons al suo ritorno si sarebbe potuto ritagliare qualsiasi tipo di premio.
La stagione in Eurolega con l'Olympiakos lo ha trasformato in un centro fortissimo. Ve lo ricordate tutti al primo anno? Sicuramente no, ma il 99% dei Brindisini sì e ad un certo punto quasi si invocava il taglio. Da quel momento è esploso, tanto che il colosso greco (che mai se lo era filato) gli ha offerto un bel contrattone per portarlo al Porto di Atene.
Simmons è stato stroncato da un infortunio maledetto come pochi, perché ci ha levato letteralmente un candidato a ogni tipo di premio possibile.
Nelle 6 gare che ha giocato a Brindisi non ha solo registrato 8.8 punti e 6 rimbalzi in 19 minuti (che proiettati sui 30 lo collocano al livello del miglior centro in Italia), ma ha realizzato qualcosa come 85.3 punti concessi su 100 possessi, 107 e rotti segnati con 8.2 di percentuale di stoppate e 2.8 di palle rubate, insomma una muraglia cinese, no anzi bulgara o forse americana.
Niente candidato MVP? Allora forse difensore dell'anno (lo avrebbe vinto in pantofole), Most Improved no per una questione di intermezzo tra le due stagioni, ma anche lì il miglioramento si rivelò così grande da lasciare a bocca aperta.
E' come se parafrasando DragonBall avessimo un Simmons Super Sayan al suo ritorno dopo un'intera vita senza aver saputo nemmeno di provenire dal pianeta Vegeta.
La soluzione per tutti? Andate all'Olympiakos, che poi a premiarvi per i miglioramenti ci pensiamo noi.
Dove sarebbe Brindisi adesso con lui al posto di Michael Eric? Non si sa, ma sicuramente non sesta e forse avrebbe una coppa europea in bacheca.
3) IL GIOCATORE CHE HA PIU' IMPATTO IN RAPPORTO AL POCO TEMPO CON LA PALLA IN MANO.
(Foto: Ciamillo & Castoria)
Il basket è un gioco semplice: c'è una palla, 10 giocatori e devi buttarla nel cesto avversario. Verissimo, peccato che mentre uno ha la palla gli altri 9 no e quindi per vincere è fondamentale (non si prescinde) dal dover essere importanti usando la propria testa e il proprio corpo. Ovviamente la palla circola e come tale passa inevitabilmente in mano a tutti.
Ad Andrea Zerini però mai o quasi, e infatti sui 105 giocatori che hanno un minutaggio adeguato nel campionato lui è quello che ha il più basso usage di tutta italia: 9.9% (in sostanza la palla la vede poco o nulla...basti pensare che Tony Mitchell, quello che calamita più possessi, registra il 36.6%, ossia tiene la palla in mano il quadruplo).
Zerini pur vedendo pochissimi palloni e tenendoli pochissimo in mano riesce ad essere quarto in percentuale di rimbalzi catturati nella squadra (terzo in quelli offensivi, dove si mette dietro anche Delroy James), quarto anche in percentuale di rubate e ad essere il quarto miglior giocatore della squadra anche in difesa con 101.4 punti concessi.
In attacco lo si critica per essere nullo? Allora la squadra di Brindisi è piena di nulli in attacco visto che riesce ad essere più performante su 100 possessi di Bulleri, Eric, James, Harper e Cournooh.
Quindi Zerini è sottovalutato? Dipende dal contesto, ma sicuramente ha un suo perché in quella squadra. Magari non è il tipo di giocatore che ti porta il titolo, ma è uno di quelli che di diritto sta in un roster di Serie A a giocarsi le sue carte.
Come fanno dunque a segnare questo buon numero di punti chiedete voi? Brindisi ha il nono attacco d'Italia con 76.6 punti a gara ed è forse questo il reale dilemma della squadra, che non riesce a trovare una continuità ad alto livello: la spaccatura nell'impatto offensivo di metà dei giocatori. Magari in estate un sesto uomo realizzatore potrebbe levare le castagne bollenti dal fuoco.
La stagione di Brindisi sembra sempre un camino dove la legna si esaurisce troppo in fretta, ma Bucchi non potrà certo disboscare tutta la Puglia per cercare di conquistare l'Europa che conta no?
4) IL GIOCATORE SUBENTRATO CHE HA AVUTO IL PIU' DECISIVO IMPATTO SUL CAMPIONATO PER LA PROPRIA SQUADRA
(Foto: Ciamillo & Castoria)
Chi ricorre al mercato di riparazione lo fa perché ha delle gravi lacune, pescare bene poi è un vero terno al lotto, in un groviglio di agenti che cercano di dimostrarti che il loro cliente è quello adatto per rimpiazzare uno invece “scarso” e fuori contesto.
Alla Virtus Roma, vuoi perché il budget all'inizio è un tot, vuoi perché poi al presidente Toti comunque non piace vedere una squadra in difficoltà o con delle defezioni, capita spesso di fare moltissimi cambi.
I cambi fatti da Roma sono Ebi, Stipcevic e Curry per Petty, Triche e Morgan (Vukona per Jones dobbiamo ancora valutarlo bene).
Ora quello che in molti sanno è che Roma è la miglior difesa del campionato, dove concede solo 72.9 punti a gara, meglio persino di Milano, senza avere David Moss, Nik Melli, specialisti come Cerella e senza Luca Banchi a insegnare la difesa. Com'è riuscito Luca Dalmonte a fare questo mezzo miracolo?
La spiegazione arriva dall'Egitto e si chiama Ndudi Ebi. Roma non è una squadra di specialisti difensivi, anzi: il miglior difensore fino all'arrivo di Ebi era Bobby Jones con 103.1 punti di media concessi su 100 possessi; avete la liceità di sentenziare pure che siano tanti e ve lo concediamo, ma bisogna sempre considerare che la protezione del canestro da parte dei lunghi della Virtus è stata per metà stagione assolutamente nulla.
Fino all'arrivo di Ebi la squadra capitolina era la peggiore in percentuale di stoppate in tutto il campionato; faceva un'intimidazione a chi penetrava dal palleggio pari a quella del potentissimo frontcourt dei Knicks di quest'anno Aldrich, Amundson, Bargnani.
Ebi non è solo il miglior difensore della squadra di gran lunga (90.3 punti concessi su 100 possessi, un dato impressionante), ma è anche quello che garantisce un minimo (più o meno minimo) di copertura e di cattiveria sotto canestro. Stoppa il 7.9% dei tiri che gravitano intorno a lui.
Volete sapere gli altri lunghi quanto stoppano? Morgan 0.9%, De Zeeuw 1.8%, Ejim 1.1%, Jones 0.3%. Il migliore? Daniele Sandri con 1.5%. Poi sorprendetevi pure se per caso scopriste che la squadra si è rivoltata come un calzino dal suo arrivo.
Onestamente ti facciamo una domanda Ndudi: ma all'El Zamalek come ca**o ci eri finito?
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