Frank Vitucci: Vittoria di prestigio contro una grande squadra
Le parole del coach di Avellino
Frank Vitucci: E' stata chiaramente una vittoria di prestigio contro una grande squadra come quella campione in carica di Milano. In settimana avevo chiesto ai ragazzi di affrontare la EA7 a viso aperto, senza timori reverenziali, e sono felice che mi abbiano ascoltato. I miei ragazzi sono stati bravi nell’approccio alla gara, ma vedendo come si allenano durante la settimana e la serietà che mettono in ogni cosa, non potevo avere dubbi in merito a questo. Sono felice anche perché la città di Avellino merita una gioia simile, e la vittoria contro una squadra che difficilmente ne perderà molte è una grande soddisfazione.
Ovviamente nonostante la vittoria ci sono delle cose da correggere (individuabili soprattutto nel terzo e ultimo quarto), ma a queste ci pensiamo domani perché stasera è giusto godersi questo successo.
E’ stata una vittoria meritata, ottenuta grazie all’intensità messa in campo, in cui ognuno di noi ha fatto la sua parte, anche se ritengo che la nostra panchina possa e debba darci di più.
E’ chiaro che il grandissimo primo tempo che abbiamo fatto ci abbia aiutato a raggiungere questo risultato, infatti quando nella ripresa abbiamo mollato qualcosa abbiamo rischiato e Milano ci ha quasi rimontato.
In settimana ho provato a far capire ai ragazzi che con il giusto atteggiamento si può provare a far risultato anche contro grandi squadre come Milano che vanta a roster giocatori come Kleiza, Brooks e Gentile.
Credo che la mia squadra sia migliorata molto rispetto alle gare precedenti e ora è importante continuare a fare progressi e raccogliere i frutti di questa vittoria anche nelle prossime gare di campionato per far si che questo successo non rimanga fine a se stesso. Siamo solo all’inizio della stagione ma la Sidigas mostra margini di miglioramento importanti che mi fanno guardare con fiducia al futuro. È chiaro però che in questo momento non abbiamo fatto ancora niente e dobbiamo restare cauti e tranquilli perché la strada da percorrere è ancora lunga.
di Amedeo Fine