Pesaro, parla Wally Judge: Impatto ottimo con la città. C'è entusiasmo
Le parole del rookie di Pesaro
Nuova presentazione degli atleti della Consultinvest 2014-15, stavolta nella ‘casa di Pesaro’, e cioè la sala del Consiglio comunale. Protagonista ne è stato Wallace ‘Wally’ Judge, accolto scherzosamente dal presidente Ario Costa da collega a ex-collega: “Ecco finalmente un big man come ero io! Siamo molto contenti di averlo, cercavamo da tempo un giocatore così, un vero centro. Lui ha capito subito lo spirito con il quale accogliere la nostra chiamata e che tipo di opportunità gli potevamo offrire. Fisicamente è giá in forma, e questo è un bel vantaggio per lui e per noi”.
Inquadramento tecnico-tattico affidato al direttore sportivo Stefano Cioppi: “Judge è uscito dalla high school come uno dei 15 migliori atleti del paese, poi è stato due anni in un ateneo di alto livello come Kansas State. Il suo grande atletismo gli ha dato ben presto problemi di falli; giocando poco, ha preferito cambiare università a favore di una meno nota come Rutgers, dove ha frequentato gli ultimi due anni rivelando appieno le sue doti: ottimo a rimbalzo e spalle a canestro (occhio al suo gancio destro), difende duro anche in anticipo. L’ho visto già bene inserito nel gruppo”.
Palla a Wally Judge, infine: “Sono un rookie, ma ho avuto un impatto ottimo con la città: c’è grandissima passione e entusiasmo da parte dei tifosi. Voglio imparare prima possibile l'italiano per poter comunicare con i miei compagni. E’ la prima volta che vivo in un posto di mare e lo trovo fantastico”.
“Su Pesaro e il campionato italiano mi sono informato parlando con gente di Washington D.C., che è il posto da dove provengo io. In particolare, mi ha incoraggiato a scegliere Pesaro James White, che per me è come un fratello maggiore. La differenza delle regole col basket americano non mi spaventa troppo: ho partecipato al torneo di Mannheim con la nazionale americana ed ho già sperimentato regole diverse, ma il basket è il basket: se giochi duro e di squadra raggiungi i risultati”.
“Ora inizia un nuovo cammino per me, per vincere e portare Pesaro in alto. Per segnare questo nuovo inizio ho scelto un numero diverso di maglia: il 13 che ho indossato in nazionale. La squadra mi ha accolto a braccia aperte, gli italiani ci aiutano ad ambientarci e a conoscere le nuove regole. Nel basket non puoi controllare tutto. Se ti alleni duro e dai il massimo, hai fatto tutto ciò che è in tuo potere. Il resto non dipende da te. Il mio ruolo è quello del pivot, ma non sarà facile somigliare ad Ario, che per me non è solo il presidente ma anche uno dal quale imparare tanto. Il ferro va difeso, e il pivot è l'ultimo baluardo. Si difende in 5, ma mi piace essere l'ultimo ostacolo verso il canestro per gli avversari. Alla fine, l'obiettivo principale è vincere”.
Inquadramento tecnico-tattico affidato al direttore sportivo Stefano Cioppi: “Judge è uscito dalla high school come uno dei 15 migliori atleti del paese, poi è stato due anni in un ateneo di alto livello come Kansas State. Il suo grande atletismo gli ha dato ben presto problemi di falli; giocando poco, ha preferito cambiare università a favore di una meno nota come Rutgers, dove ha frequentato gli ultimi due anni rivelando appieno le sue doti: ottimo a rimbalzo e spalle a canestro (occhio al suo gancio destro), difende duro anche in anticipo. L’ho visto già bene inserito nel gruppo”.
Palla a Wally Judge, infine: “Sono un rookie, ma ho avuto un impatto ottimo con la città: c’è grandissima passione e entusiasmo da parte dei tifosi. Voglio imparare prima possibile l'italiano per poter comunicare con i miei compagni. E’ la prima volta che vivo in un posto di mare e lo trovo fantastico”.
“Su Pesaro e il campionato italiano mi sono informato parlando con gente di Washington D.C., che è il posto da dove provengo io. In particolare, mi ha incoraggiato a scegliere Pesaro James White, che per me è come un fratello maggiore. La differenza delle regole col basket americano non mi spaventa troppo: ho partecipato al torneo di Mannheim con la nazionale americana ed ho già sperimentato regole diverse, ma il basket è il basket: se giochi duro e di squadra raggiungi i risultati”.
“Ora inizia un nuovo cammino per me, per vincere e portare Pesaro in alto. Per segnare questo nuovo inizio ho scelto un numero diverso di maglia: il 13 che ho indossato in nazionale. La squadra mi ha accolto a braccia aperte, gli italiani ci aiutano ad ambientarci e a conoscere le nuove regole. Nel basket non puoi controllare tutto. Se ti alleni duro e dai il massimo, hai fatto tutto ciò che è in tuo potere. Il resto non dipende da te. Il mio ruolo è quello del pivot, ma non sarà facile somigliare ad Ario, che per me non è solo il presidente ma anche uno dal quale imparare tanto. Il ferro va difeso, e il pivot è l'ultimo baluardo. Si difende in 5, ma mi piace essere l'ultimo ostacolo verso il canestro per gli avversari. Alla fine, l'obiettivo principale è vincere”.
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