Max Menetti intervistato da Sportando
Chiacchierata con l'allenatore della Pallacanestro Reggiana su passato, futuro e basket in generale
IL PASSATO
Partiamo con il finale della scorsa stagione e quindi con quella Gara 4 con Siena dove avevate il match point sulla racchetta. Anche per smorzare un po' le polemiche che c'erano state per il tecnico a Silins, credi che comunque lo si legga, quello sia un episodio da cui ripartire e che potrà servirvi per crescere?
Partiamo col dire che quella partita si poteva vincere lo stesso, ma lo abbiamo anche sempre detto. Abbiamo visto che tipo di squadra era Siena e il fatto che ci è mancato davvero poco per batterla non fa che aumentare la nostra amarezza. Però, al di là delle cose che ci hanno fatto arrabbiare, è un episodio che effettivamente ci servirà come esperienza, perché tutte le esperienze ti aiutano a crescere. Servirà a me e alla squadra e servirà anche allo stesso Silins.
Nelle prime partite della stagione ti avevo chiesto se avevi pensato a inserire Bell in quintetto al posto di Karl, e mi hai risposto che non volevi toccare i meccanismi difensivi che stavano funzionando. Poi avete addirittura cambiato Karl con Kaukenas, quindi accettando di perdere ancora qualcosa in difesa, per fare un balzo notevole in attacco. Eri preoccupato da questo?
No. In realtà quella di Rimas era un’occasione che non potevamo non cogliere, era evidente che perdevamo qualcosa in difesa, ma sarebbe stato da stupidi non farlo. Nel basket moderno succede spesso che devi cambiare in corsa e non è mai facile, però io sono fiero del fatto che con giocatori che non avevano nella fase difensiva la loro migliore dote, siamo comunque stati la quinta difesa del campionato.
Quando è finita la stagione hai detto la parte più difficile è stata di trovare un amalgama per via delle caratteristiche tecniche dei giocatori e delle loro personalità. Quale aspetto è stato il più complicato da gestire? A un certo punto della stagione, vi siete trovati con quattro pivot...
Si, ma non abbiamo mai avuto problemi nella gestione dei giocatori. È chiaro che sei hai una squadra fatta da sei giocatori non puoi sbagliare i cambi e nessuno ti verrà a chiedere di giocare di più. Ma l’anno scorso il problema principale era che avevamo diversi giocatori che avevano bisogno di giocare la propria pallacanestro per rendere al meglio. Il problema era che a volte invece di pensare a giocare pensavamo a chi era di turno per avere il pallone e questo soprattutto in trasferta è stato penalizzante. Sotto questo punto di vista l’arrivo di Gigli è stato fondamentale, al di là dei problemi fisici che ha poi avuto, perchè era un giocatore che dava il meglio anche all’interno della pallacanestro degli altri. Magari non gli davi la palla per dieci azioni, ma quando lo coinvolgevi lui c’era. Credo che l’anno prossimo faremo un salto di qualità proprio in questo senso.
IL GIOCO
Nel gioco, in particolare in Italia, si da sempre più enfasi al tiro da tre. Il numero di tiri presi aumenta di anno in anno non solo in Europa. Si va sempre più verso questo tipo di gioco?
È chiaro che qui in Italia con il fatto che non ci sono ali forti e quindi ci sono quattro uomini sul perimetro, il tiro da tre è centrale nel gioco. Il fatto è che i giocatori che riescono a giocare dentro e fuori non ci sono e quelli che ci sono, in Italia non riusciamo a prenderli. Noi ora ne abbiamo preso uno, che è Lavrinovic, ma è un’eccezione.
Ancora sul gioco, un’altra parola magica, anche oltre oceano è: Small Ball. I quattro piccoli, a volte addirittura cinque, affascinano stampa, pubblico e allenatori. Anche qui pensi che sia una tendenza definita o solo una moda?
Per me ci sono dei cicli di Pallacanestro e ora la tendenza è questa. Io credo che avendo molti americani è chiaro che noi ci facciamo influenzare molto da quel tipo di pallacanestro, perchè il materiale umano che hai a disposizione è quello e quindi ti adatti. A volte la contaminazione è virtuosa, altre meno, perchè non dobbiamo dimenticarci che abbiamo delle regole completamente diverse, oltre che le dimensioni del campo. Ormai, però, più piccoli di cosí è impossibile.
IL FUTURO
Dopo la vittoria dell’Eurochallenge eri in conferenza stampa con Kaukenas e sottolineavi il fatto che Rimas era stato bravo a capire, dopo la fatica iniziale, che Cervi non era Lavrinovic e che andava servito in una maniera diversa. Per risolvere il problema Frosini ha comprato Lavrinovic…
Ah ma allora l’ho detta questa cosa? Allora adesso si può sfogare (risata). Gliel’avevo detto davvero perchè i veterani devono essere bravi ad adattarsi e ad accompagnare i giovani nel loro percorso di crescita. Infatti uno dei motivi per cui Rimas è voluto rimanere è perchè ha detto che ha trovato un posto dove lui poteva incidere ancora. Darius dovrà essere bravo, almeno inizialmente, a capire che sta giocando con dei giocatori che in prospettiva potranno diventare dei Lavrinovic e Kaukenas, ma che al momento non hanno quel bagaglio di esperienza che hanno i giocatori con cui ha giocato fino a ieri. Dal punto di vista tecnico Darius nella nostra squadra è perfetto perchè innanzitutto può giocare con Cervi, ed era importante per noi non chiudere troppo Riccardo perchè ha dimostrato che la fiducia in lui è ben riposta, poi perchè in Europa si gioca con quintetti con qualche chilo in più e quindi probabilmente dovremmo adeguarci.
Diener e Lavrinovic li conosciamo bene, mentre magari suscita più curiosità il ruolo che potrà avere Mussini in questa squadra. Tutti rimarcano troppo spesso l’aspetto fisico, ma secondo te sarà quello l’aspetto decisivo per lui e per la sua carriera?
Assolutamente no. A parte il fatto che se lo giudicassimo solo dal fisico lui non dovrebbe essere capace di fare quello che sta facendo ora, con la nazionale e con noi. Ma le caratteristiche di Federico sono altre, l’astuzia, il tiro, il fatto che ha la pallacanestro nel sangue, io al massimo sarei preoccupato se mettesse su troppa massa e perdesse la sua rapidità. Poi è chiaro che se l'anno prossimo gli metteranno addosso Moss farà fatica, ma chi è che non fa fatica? Anche Cinciarini con certi giocatori fa fatica a passare la metà campo, poi però capisce come adeguarsi e reagisce. Con Mussini accadrà la stessa cosa, solo bisogna dargli tempo e fiducia.
Quindi confermi che non c’è la volontà di prendere nessun altro?
Né ora, né più avanti. Mussini è la migliore soluzione tecnica che potremmo avere con Cinciarini, Diener, Kaukenas e Della Valle. E poi è reggiano, del nostro settore giovanile dal Mini-Basket e questo, in sé, per noi è un valore.
Se l’anno scorso una delle incognite di inizio stagione era la scelta puntare su Silins ala forte titolare, una incognita di quest’anno è lo spostamento di Silins in ala piccola. Vi auguro di vincere la scommessa nella stessa misura con cui avete vinto quella dell’anno passato...
Fare giocare Silins da 4 è stato un modo per fargli affrontare il professionismo nel modo migliore, perchè gli abbiamo chiesto cose semplici e che lui sapeva fare.
Puntare anche l'anno prossimo su OJ da ala grande, sicuramente sarebbe una scelta facile, perchè farebbe meglio dell'anno appena passato. Ma noi e anche Andrea Menozzi che lo ha scoperto, riteniamo che il suo ruolo naturale sia da 3. E qui torniamo al discorso di Mussini: se per farli crescere non mettiamo i giocatori di fronte alle difficoltà, va a finire che non si cresce mai. Ti porto l'esempio di Cremona, dove gli abbiamo affidato l'ultimo tiro. Qualcuno ha chiesto come mai abbiamo dato l'ultimo tiro al più giovane, ma poi quando la partita dopo ha segnato 24 punti, nessuno ha chiesto nulla.
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