Marco Crespi: La gente di Siena ha passione difficilmente riscontrabile altrove
Le parole dell'ex coach della Mens Sana Basket
Marco Crespi ha rilasciato una lunga intervista a Il Corriere Fiorentino in cui ha parlato dei suoi due anni a Siena, soprattutto l’ultimo vissuto da capo allenatore. Ecco gli estratti principali.
Standing Ovation prima di Gara 6. Sono stato emotivamente travolto dal quel lungo applauso. Io sono molto riservato, a Siena ho vissuto tra ufficio, palestra e casa. Penso di essere uscito una sola volta la sera a cena e ho passeggiato per il centro solo perché sono dovuto andare dal dentista. Mi vengono i brividi di piacere ogni volta che ci ripenso e significa che, e lo dico con orgoglio. Qui ho imparato che si può fare qualcosa di differente anche ad alti livelli staff, ho fatto qualcosa per la gente di Siena. E la gente di Siena ha dentro una passione e una qualità di affetto difficilmente riscontrabile altrove.
Aspettative dal nuovo corso. L'ho detto ai tanti tifosi che me l'hanno chiesto, la passione di Siena è di alta qualità e se non esistono programmi all'altezza è meglio prendersi una pausa, rimanere fermi. Piuttosto che perdere tutto è più vantaggioso fermarsi a riflettere.
Chiamata per coinvolgerla. Sono rimasto deluso da alcuni atteggiamenti molto mediocri che si sono verificati all'indomani della vittoria in gara tre, quando in conferenza stampa ho parlato di lacrime, di emozioni sincere. All'indomani ho ricevuto una telefonata e mi è sembrato un opportunismo politico di basso livello. Sinceramente non mi aspettavo niente. Credo che Ricci e l'assessore allo sport del Comune abbiano delle idee e da febbraio le stiano portando avanti. Se avessero voluto sapevano dove trovarmi. Credo però che quella che chiamano "tabula rasa" delle persone che hanno vissuto con me questa stagione così emozionante sia una delle cose più ingiuste mai viste, anche perché si parla di persone di grandissima qualità umana e professionale.
Cosa ci si porta dietro dopo una stagione del genere. La consapevolezza che i sogni possono esistere anche nello sport professionistico”.
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