Le pagelle della finale Scudetto
I voti ai protagonisti di Olimpia Milano e Mens Sana Siena
Alessandro Gentile 8+: Alza il trofeo da capitano, è immarcabile per lunghi tratti della serie, nonostante 3 partite molto al di sotto dei suoi standard. Ma quando la squadra è spalle al muro tira fuori tutto il suo talento; una gara6 irreale, una gara7 di un’intelligenza mostruosa, e 18 anni dopo papà Nando un altro Gentile solleva al cielo lo scudetto biancorosso. MVP.
Bruno Cerella 6,5: Gioca solamente 2 partite, e guarda caso nella pessima gara5 è il migliore in campo. Da un altro contributo in gara7 e termina questa sua fantastica stagione da idolo incontrastato del Forum.
Nicolò Melli 7: Partenza molto in sordina, è quasi un fantasma per 5 partite. Ma anche lui in gara6 ha un risveglio, piazza due bombe di un’importanza capitale, e il meglio lo da in una gara7 giocata alla perfezione. È il più “milanese” di tutti visti i 4 anni di militanza ormai, e vedendolo nei festeggiamenti si nota come senta fortemente questa vittoria.
Daniel Hackett 6+: Di sicuro questa serie era speciale per lui, la tensione era tanta e lo si notava molto. Le prime due gare senza infamia e senza lode, poi un tracollo nelle successive 3. Ma lui è uno abituato a vincere, quando la palla scotta tira fuori il meglio. In gara5 con Pistoia fu dominatore assoluto, in gara7 ieri sera gioca con intelligenza e aggressività, rubando due palloni di un’importanza capitale e mettendo anche il 2+1 probabilmente decisivo per lo scudetto. E alla fine strappa una sufficienza grazie alla pesantezza delle sue giocate.
Kristjan Kangur 5,5: Molta difficoltà per l’estone in questa serie, in cui non riesce mai ad imprimere il suo gioco, con le consuete triple sugli scarichi. Si sbatte abbastanza su ambo i lati del campo, ma i risultati non sono dei migliori.
Keith Langford 7: Per la finale decide di mostrare un Keith nuova versione. Meno individualismo, più difesa e gioco di squadra. È costante per tutte e 7 le gare, con qualche alto e basso ovviamente, ma riesce ad imprimere un gioco sempre lineare e duttile per la squadra. Termina come miglior marcatore questi playoff e finalmente porta a casa un trofeo. Il futuro ancora non è ben chiaro per lui, ma di sicuro a Milano verrà sempre ricordato come uno dei maggiori talenti mai visti.
Samardo Samuels 5: Una sola gara positiva su 7 non basta per salvarlo. Hunter lo scherza come vuole, e lui non riesce mai ad opporsi in alcuna maniera. Notevoli passi indietro rispetto a grandi prestazioni come con Sassari, ma alla fine per sua fortuna ci han pensato gli altri a colmare le lacune da lui lasciate.
CJ Wallace 6,5: Ogni volta che è stato chiamato in causa ha risposto presente. Come sempre l’esperienza paga e lui ne ha da vendere. Quei 4 punti di gara6 quando Milano era finita sotto di 5 hanno un particolare peso nell’economia di questa serie.
Gani Lawal 6,5: Rispetto a Samuels lui riesce a giocarsela molto meglio con Hunter, magari commettendo qualche solito errore, ma garantendo più sicurezza che di quelle fornite dal jamaicano. Buon’impatto e tratti di continuità mostrati durante la serie. Poteva fare meglio ovvio, ma stavolta non ci si lamenta.
David Moss 6: E’ quasi un peccato che il miglior giocatore di tutta la stagione di Milano sia “crollato” sul più bello, ma per molto tempo si è visto un David sulle gambe, che non segnava mai e in difesa era sempre un passo indietro. Ovviamente il suo mattoncino comunque lo portava sempre, anche se meno del solito. Ma la tripla del delirio milanese porta la sua firma, the MossMan.
Curtis Jerrels 8: Se Milano oggi festeggia molto lo deve al signore con il numero 55. Dal famoso tiro di Dejan Bodiroga in gara3 con la Fortitudo, al famoso tiro di Curtis Jerrels in gara6 con Siena. Quel buzzer beater ha un’importanza clamorosa, ma lui in questa serie si è distinto anche per molto altro. La pazzesca gara1, la continuità delle successive gare, la tripla del pareggio in gara7. Insomma, che altro doveva fare? Gentile è l’MVP, ma Jerrels merita tutti gli elogi di questo mondo.
Luca Banchi 7,5: Il condottiero di questa Olimpia alla fine termina con un successo. Ha avuto momenti in cui ha sbagliato è vero, ma esce vincitore e quindi ha ragione lui e merita lui i complimenti. Sicuramente alcune scelte durante questa finale qualche dubbio lo han lasciato, ma anche lui quando si è trovato spalle al muro ha tirato fuori il meglio gestendo egregiamente gara6 e gara7. Due scudetti consecutivi su 2 panchine diverse, insomma non proprio una cosa da poco.
Mens Sana Siena 8: Semplicemente pazzeschi. Il meno solo perché un minimo bisogna rendere onore ai vincitori, ma ciò che Siena ha fatto è stato incredibile. Cuore, anima, impegno, e altro ancora. È quasi impossibile pensare che non ci sarà più il prossimo anno, ma fino all’ultimo ha lottato, riuscendo quasi in un miracolo. In quei 7 minuti finali qualcosa si è bloccato, ma non toglie di certo merito a ciò che ha fatto Marco Crespi e i suoi ragazzi.
Jeff Viggiano 7: Protagonista silenzioso, ma quanto mai mortifero e decisivo in alcuni frangenti della serie, specialmente con una precisione dall’arco più che efficace. In difesa si sbatte e prova a tenere, dando tutto se stesso.
Othello Hunter 8: Assoluto padrone e dominatore del pitturato. Unica gara sofferta la seconda, in cui Samuels gli piazza un 22+15 in faccia, ma per il resto fa vedere i sorci verdi al jamaicano. Soffre di più Lawal, ma nel complesso è spesso immarcabile. Il fatto che abbia raddoppiato le sue cifre in questa finale qualcosa vorrà pur dire. Chapeau Othellone.
David Cournooh 6: Un discreto minutaggio per il giovane senese che si fa trovare pronto, specialmente in fase difensiva. Nulla di trascendentale ovvio, ma un buon contributo anche da parte sua.
MarQuez Haynes 6,5: Alti e bassi, con partite incontenibili e partite completamente anonime. Di sicuro non si ripete ai livelli delle sfide con Reggio Emilia e Roma, forse perché anche per lui questa era una serie un po’ speciale. Di sicuro non pecca di personalità, visto che ci prova più e più volte in ogni occasione, spesso però forzando e sbagliando. Ma se la Mens Sana è arrivata fin qui molto merito è suo.
Josh Carter 7,5: Insieme ad Hunter il più continuo in queste partite, con una mano sempre calda da 3 (gara1 esclusa) e la solita pericolosità offensiva. Magari in difesa non è sempre impeccabile, spesso ha problemi di falli, ma davanti è una sentenza e una minaccia continua.
Matt Janning 6,5: Una prestazione assurda, quella gara4 spaziale, discrete partite di contorno, ma anche tanta difficoltà nelle gare giocate a Milano, con una sola tripla a referto in 4 sfide. Abbastanza discontinuo, ma comunque positivo, perché si danna l’anima e lotta su ogni pallone. Buona anche la gestione in assitenza ai compagni.
Thomas Ress 6,5: Vecchio cuore di capitano, sempre pronto a lanciarsi su ogni pallone, a dar la carica ai suoi compagni, a prendersi le responsabilità quando serve. Le sue lacrime a fine gara parlano da sole. Lui ha vissuto tutti gli anni di questa Mens Sana trionfale, e il suo stato d’animo è racchiuso in quello sguardo.
Benjamin Ortner 5: Non gioca molto, vista anche la serie pazzesca di Hunter, ma quel poco che fa è quasi sempre negativo. Poco incisivo sotto i tabelloni, in difesa riesce a concedere le poche giocate buone a Samuels e non lascia mai un’impronta.
Spencer Nelson 6+: Solite prestazioni solide, specialmente durante la rimonta senese dallo 0-2 al 3-2, anche se poi sparisce un po’ quando conta, sovrastato dal boom di Melli. Sicuramente porta molto la sua esperienza e tutta Siena ne beneficia.
Erick Green 5: Si sveglia tardi, molto tardi e quindi lascia molto rammarico. Gara7 è l’unica in cui gioca come sa, per il resto è un fantasma, e non basta solo quest’ultima gara a salvarlo. La sua assenza si è sentita eccome, perché è di gran lunga il giocatore con maggior talento di tutta Siena. Chissà, se avesse giocato anche prima forse ora staremmo parlando di altro.
Marco Crespi 7,5: L’anima della Mens Sana. Un uomo ancor prima che un allenatore, in grado di creare una sintonia speciale in quei 12 giocatori. Chiude a testa altissima, la storia di Siena finisce con lui e forse è giusto così, perché anche se non ha vinto come i suoi predecessori, ha lasciato sicuramente qualcosa di indelebile nel cuore di tutti i senesi. E non scordiamoci quanto fatto sul campo, che è stato sensazionale.
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