La FIP rischia una sanzione dalla UE: troppi italiani nel campionato
Una denuncia ancora anonima ha attivato la UE che ha messo aperto una procedura d'infrazione nei confronti della FIP
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La FIP rischia una sanzione da parte della UE, secondo quanto scritto da Il Fatto Quotidiano in un articolo a firma Lorenzo Vendemiale a causa della norma che obbliga le squadre del massimo campionato di Serie A ad avere in roster minimo cinque giocatori che si siano formati in Italia, cosa che violerebbe il principio di libera circolazione. Le due regole al momento valide per la Serie A sono il 3+4+5 ed il 5+5.
Infatti, c’è stato un esposto da parte di qualcuno a cui le limitazioni sugli stranieri piacevano poco che ha innescato l’intervento della UE . La denuncia è ancora anonima ma rischia di avere effetti importanti sula FIP che è stata messa ufficialmente in procedura d’infrazione.
Da Il Fatto Quotidiano: “E il procedimento è anche in fase abbastanza avanzata presso la Commissione Lavoro”, spiega al fattoquotidiano.it Maurizio Bertea, segretario generale della Federazione. “Siamo preoccupati delle possibili conseguenze”. “Quello europeo è un ordinamento giuridico superiore, a cui non potremmo che sottostare”, prosegue. In caso di rifiuto, infatti, lo Stato italiano (e a scalare il Coni e la Fip) incorrerebbero in una sanzione economica molto pesante. “Parliamo di milioni di euro, cifre insostenibili per le casse federali” (il cui fatturato totale ammonta a circa 26 milioni, stando al bilancio 2012). “La linea del presidente Petrucci è resistere. Ma non possiamo permetterci un muro contro muro”.
Ma almeno con la regola del 5+5 le società sono costrette a prevedere in rosa un numero adeguato di italiani, che riescono a giocare grazie alla rotazione in partita”, sostiene Bertea. Adesso anche questo palliativo potrebbe venire meno. La Fip ha tempo fino a luglio per presentare a Bruxelles le proprie considerazioni difensive.
Speriamo di convincere la Commissione della bontà della nostra posizione”, conclude Bertea. In caso contrario, sarebbe costretta a rivedere l’attuale regolamento (magari diminuendo il numero minimo di homegrown players) o addirittura rinunciarvi del tutto. Per compensare, si potrebbe intervenire sul numero di extra-comunitari (attualmente tre per squadra): “Ma diminuirli non significherebbe necessariamente creare spazio per i nostri ragazzi”, sottolinea il segretario. Che conclude: “La Federazione spesso viene additata come colpevole, ma fa quel che può. Le scelte delle società, purtroppo, vanno in direzione diversa dalla tutela dei vivai. E adesso c’è anche la procedura d’infrazione. Noi vorremmo fare qualcosa in più, ma ora come ora sarebbe un successo già difendere la situazione attuale”.
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