La lettera aperta di Sandro Santoro sulla Sutor Montegranaro
Lettera aperta di Sandro Santoro
Fatto molto singolare, proprio perché la Sutor non è in cima ai pensieri di tanti che in passato hanno valutato l’opportunità di amarla, è quello di aver deciso di presentare a Montegranaro una lista elettorale in concomitanza della partita di domenica scorsa. Sono convinto che sia stato fatto in modo assolutamente involontario, non so neppure quanta gente ci fosse, ma il solo fatto di non averci pensato, o di averci pensato dopo, è la risposta alle certezze che ho maturato.
E non si azzardi nessuno ad attribuirmi alcun tipo di strumentalizzazione politica. Non intendo farmi trascinare in alcuna bagare elettorale né intendo che venga trascinata dentro un dibattito politico la Sutor, che ricorso è la stessa che con i suoi giocatori ha anche partecipato alle Feste dell’Unità che si sono svolte a Montegranaro per il piacere di esserci a prescindere, consapevole di essere patrimonio di tutti coloro che la amano senza distinzione di colore politico e senza condizioni o preclusioni.
In un momento così delicato, in cui si dovrebbe fare fronte comune, mi capita anche di leggere su qualche social network che c'è chi si chiede “da quanti anni la Sutor e senza primo, secondo e terzo sponsor … e perché”. Vorrei intanto premettere che alla Sutor manca il primo sponsor da due anni ma sul secondo e il terzo mi preme fornire qualche numero. Abbiamo più di 80 aziende che ci sostengono e questo mi sento di dire che vale molto di più del secondo, terzo sponsor e forse compensa, almeno in parte, l’assenza del primo.
Ma, proprio perché è bene che ognuno si assuma le sue di responsabilità, si potrebbe anche dire che l’opportunità di un’azienda ad investire o meno dipende anche dal seguito e dall’interesse che c’è attorno ad una realtà sportiva come la Sutor. Per cui, per la prossima partita di domenica prossima contro Avellino, consiglio di acquistare il biglietto e di venire a sostenerci perché c’è bisogno della presenza fisica ancor più in questo momento di difficoltà. Ognuno giustamente deve fare il suo mestiere ma questo è uno di quei casi dove i risultati dipendono anche da modi e gradi di partecipazione. Sarebbe un aiuto per capire se siamo in grado di fare il nostro di mestiere.
Ironizzare poi sulle disavventure della Sutor, come qualcun altro fa da qualche blog, direttamente o indirettamente non aiuterà nessuno anzi probabilmente sarebbe più costruttivo, anziché l'essere banalmente provocatorio, invitare tutti coloro che sono attivi politicamente sul territorio in questo momento a partecipare. A tal proposito avrei io una proposta da fare ad aspiranti sindaci, aspiranti amministratori, esponenti politici eletti e non: venite alla partita di domenica prossima con Avellino, la Sutor si gioca la salvezza ed il suo futuro ma veniteci tutti e coinvolgete tutti quelli che potete.
Certo, potrebbe anche non servire alla causa o al risultato finale ma una cosa però la si può fare: partecipare. Lo dico perché ho sempre pensato che ad una tragedia, se pur solo sportiva, si partecipa. Una commedia la si guarda soltanto e, molto spesso, da lontano molto lontano.
Sono mesi che lavoriamo assiduamente per aiutare la Sutor. Abbiamo sacrificato soldi, affetti e carriere per perseguire il nostro obiettivo. Abbiamo bussato ad ogni porta e di più non sappiamo cosa si possa fare. Quel che però fa più male e che ci consegna la massima frustrazione è sentirsi dire: "Io lo farei, ma ormai si sono tirati indietro anche loro ... ma perché i soldi non li vai a chiedere a Tizio o a Caio, lui si che può ... eh, ma dove sono i tifosi, gli imprenditori? … ma la proprietà cosa fa?". Il risultato è un ambiente disgregato ed in perenne conflitto dove a dominare è l'ipocrisia di chi preferisce non fare o fare soltanto dopo che avrà fatto l'altro, anche se poi in cuor suo sa che, forse, è soltanto un alibi per non fare la propria parte.
Dovremmo forse tutti parlare di meno e fare di più. Ripartire da noi stessi e fare ognuno, per quel che possiamo, la nostra parte. Anche un biglietto di 10 o 15 euro può aiutare la Sutor, anche un contributo di 100 euro può aiutare la Sutor, anche comprare un cappellino in più o una felpa può aiutare la Sutor, anche uno sforzo in più degli sponsor che hanno già versato decine di migliaia di euro. Tutto può essere importante purché lo si voglia. Questa dovrebbe essere la domanda da porsi, lo si vuole o non si può? Bisogna però guardarsi allo specchio prima di rispondere.
Partiamo da noi stessi e non aspettiamo gli altri perché nessuna grande storia collettiva è stata scritta tirandosi indietro. Nessuna grande partita si è mai vinta accusando il compagno di sbagliare e ve lo dice chi lo ha sperimentato sulla propria pelle.