Consolini: Si deve dare possibilità agli italiani di poter giocare
Parla il responsabile del settore giovanile della Virtus Bologna
"Una buona parte degli stranieri non è così eccellente; gli italiani costano molto perché sono pochi, con settori giovanili che producono giocatori italiani ma con un completamento che avviene fuori. Non dico che si debba dimezzare il numero degli stranieri o dare corsie preferenziali ai nostri, perché la concorrenza è sacrosanta. Ma ora non c’è sbocco: si deve dare la possibilità agli italiani di poter giocare, perché chi esce dalle giovanili e ha modo di stare sul campo si dimostra all’altezza. Non vorrei che dopo un periodo di entusiasmo calasse l’attenzione sul nostro settore, quando invece il basket ha bisogno di famiglie che si avvicinino, sia per aumentare il numero di ragazzi che giocano sia per avere genitori che vengono alle partite. Non siamo come il calcio, per cui avere un nostro gruppo può far crescere l’interesse. Fontecchio ha dei numeri, sta giocando bene, ma non è un marziano, e alla Virtus in questo momento non sta andando male. E’ il resto che mi preoccupa, perché nel 2013 ho contato otto società, tra le prime tre serie della pallacanestro, che seguono strutturalmente il settore giovanile. I campioni arrivano e non li puoi programmare, ma dietro serve costruire i buoni giocatori perché, Nazionale compresa, non ne bastano cinque.
Ai tempi dei cartellini, con due americani in squadra, le juniores producevano ricchezza: Porelli vendette Masetti a Ferrara per 400 milioni, più di uno sponsor, e sono cose che oggi non capitano più. In Virtus abbiamo creato Michele Vitali, Tommasini e Baldi Rossi, ma noi siamo messi bene. Poi spesso, nel professionismo, gli allenatori chiedono agli italiani di fare da esempio agli altri per compattare il gruppo. E quando sei nelle juniores e vedi uno che era accanto a te che l’anno dopo gioca in serie A, hai un pungolo e una fiducia enorme. La Virtus, ripeto, va bene, ma non mandiamo in rovina i nostri settori: non voglio chiudere le frontiere, ma serve darsi una mossa. Se vogliamo che la Nazionale sia un traino, qualcuno deve farsi carico della situazione: manca il ministero della pubblica istruzione del basket, ma la pallacanestro italiana può andare avanti senza la formazione?”