Peppe Poeta a tutto campo: Baskonia club super. Odom un'apparizione nella mia vita
Peppe Poeta nella sua nuova avventura: cibo, Lamar Odom, Baskonia, differenze tra Italia e Spagna ed addio a Bologna. Frecciatina a Arrigoni: 'Porta fortuna essere cacciati da lui: Io sono in Eurolega, Cinciarini sta andando alla grande a Reggio'
Il play campano lasciata la Virtus ha firmato un contratto per la stagione con il Laboral Kutxa che ha deciso di tenerlo anche oltre il 28 febbraio quando aveva opzione per il rinnovo.
Poeta è felice, felicissimo della sua esperienza in Spagna e nei Paesi Baschi.
Tanti gli argomenti trattati da Poeta, ripresi da Il Corriere di Bologna.
Cibo. Vitoria non è una grande città, ma per quando riguarda il cibo bisogna lasciarla stare. Ci sono alcuni posti davvero di prima classe e altri se ne possono trovare spostandosi a Bilbao, poco distante da qui.
Lamar Odom. Lamar è stata un’apparizione nella mia vita, a volte pensavo che si fossero allineati i pianeti. Io da Battipaglia, facendo tutta la trafila fino alla serie A, poi l’addio alla Virtus e tre mesi senza giocare prima di trovare questa opportunità. Lui dagli States, uno che ha visto la Nba e la bella vita vera, che ha vissuto solo a New York, Los Angeles e Miami. Me lo trovo qui, a spiegare basket. Sì perché questo conosce il gioco come nessuno, durante la partita col Barcellona che entrambi non abbiamo giocato l’avevo accanto e mi leggeva le situazioni alla perfezione, capiva prima quello che stava per succedere. Mi diceva ‘Peppi, ora loro proveranno a fare questo e se noi facessimo quest’altro li metteremmo in difficoltà’ e puntualmente era così. Peccato averlo avuto solo un mese, ma è stato bellissimo condividere la pallacanestro e anche la vita fuori dal campo con lui.
Squadre juniores. Qui negli juniores ci sono spagnoli, brasiliani, inglesi, gente di ogni nazionalità, tutti super atleti. Non li vedi mai, poi se c’è bisogno ne aggregano qualcuno alla prima squadra e te ne accorgi: qualche giorno fa c’era un energumeno brasiliano, giovanissimo, mai visto. Vado in penetrazione per segnare contro lui e questo m’ha spedito la palla in tribuna. Il serbatoio di giocatori è sempre pieno.
Baskonia. Sto imparando molto. E’ un club di super livello, il giocatore deve solo pensare a giocare. Per me disputare l’Eurolega è un sogno, quando ero bambino vedevo le partite in tv e sentirmi addosso, ora, l’inno dell’Eurolega mi fa venire la pelle d’oca. E’ un misto di energia e adrenalina. Sono qui con un ruolo preciso, so cosa devo fare. Mi manca la mia Bologna, perché ormai sono un bolognese e quella è la città che ho scelto per la vita, ma il basket in Acb adesso è di un altro livello. In Italia tornerò di sicuro, la nostra pallacanestro è stata il punto di partenza e mi ha permesso di essere qui oggi.
Differenze tra basket spagnolo ed italiano. La più grande differenza tra la pallacanestro spagnola e quella italiana, dal punto di vista tecnico, è l’assetto. In Spagna tutte le squadre hanno due playmaker veri, puri, un titolare e una riserva. Sono quasi tutti europei, è rarissimo incontrare un play americano. Giocano per la squadra, devono interpretare il gioco ‘vecchio stampo’ in chiave moderna. In Italia invece ogni team ha come titolare un play americano, che molto spesso non è nemmeno un vero play ma una combo-guard. Da qui parte tutto.
Addio a Bologna. Inutile girarci intorno: ci sono rimasto male. Ho dato tutto per il club, sono entrato in simbiosi con la città, per me la maglia della Virtus ha un valore inestimabile. Non me l’aspettavo, avevo il contratto e francamente stavo già pensando alla stagione del rilancio. Mi dispiace della scelta di Arrigoni, però porta fortuna essere cacciati da lui: io sono in Eurolega, Cinciarini sta andando alla grande a Reggio Emilia, Mike Green che domina al Khimki. Resto il primo tifoso della Virtus, quella è casa mia. Auguro a Villalta di riportare in alto il club, all’inizio le difficoltà sono tante ed è normale faticare un po’. Qualcuno dice che si sono pentiti di avermi mandato via? Non penso, erano molto sicuri. In ogni caso inutile guardare indietro. Il pensiero positivo è che se fossi rimasto a Bologna, ora non avrei giocato l’Eurolega. Mi ritengo fortunato: dalla C1 a oggi, ogni anno non ho fatto passi indietro. E spero che sia anche il percorso della Virtus, provare a dare continuità perché in Italia, adesso, è una cosa che fa la differenza. Avessimo avuto continuità, in passato, avremmo potuto fare grandi cose. Pensate alla squadra con me, Koponen, Cdr, Sanikidze, Gigli: se non fosse stata smantellata, con un paio di innesti avremmo certamente raggiunto la finale scudetto. Magari aprendo un ciclo. Il progetto tecnico non può mai essere secondario”.