Trinchieri: basket tedesco cresce, l'Italia?ci vorrebbe un triumvirato
Evento a Milano con ospite il coach italiano campione di Germania con Bamberg che parla di basket italiano, Nazionale, mercato e di mancati incontri in birreria con l'Olimpia...

Prima di dissertare sulla sua esperienza teutonica coach Trinchieri inizia con una dedica speciale a Toni Cappellari (presente in sala), suo antico mentore: “Vorrei ringraziare prima di tutto Toni Cappellari, fu lui ormai oltre venti anni fa a darmi la prima occasione in questo mondo ed a spronarmi per realizzare il mio sogno, quindi grazie Toni per allora, e per oggi”. Torna subito sull'attualità e sull'argomento aperto da Bernardi sulla qualità dei nostri coach: “Tengo a dire subito che la scuola della pallacanestro italiana degli allenatori è sempre di primissima qualità. A livello assolutamente di quella tanto celebrata serba. Sulla qualità degli uomini che fanno basket in Italia ho pochissimi dubbi e ci sono tantissime persone di ottimo livello. Non è mai facile fare l'emigrante cestistico, me lo disse un grande come Ettore Messina, ovunque vai è complesso perchè comunque per qualcuno porti via un posto di lavoro ad un esponente locale. Sono felice per la vittoria, anche sorpreso, non era ne scontato ne facile con una squadra nuova. Sensazione nuova e diversa, ti fa capire tante cose, mette i puntini sulle i, dopo tante esperienze difficili o stimolanti in Italia. In Germania non ti senti un eroe, non sei ne un fallito ne un genio ne un pediatra neonatale, nessuno ti tira pomodori se perdi. Vivono lo sport in modo diverso, forse più simile alla NBA, lo spettacolo è vissuto in modo differente: ottimi palazzi, intrattenimento all'interno oltre la partita, non voglio dire migliore o peggiore, semplicemente diverso. La finale italiana è stata splendida, per pathos, emozione, equilibrio, ed i complimenti vanno genuinamente ad entrambi i contendenti. Ho visto un grande come Kaukenas giocare a 38 anni come un ragazzino e metterne 25 con disinvoltura. Ma sono convinto che il Rimas di 4 anni fa, che ho avuto il piacere di vedere in finale e che segnava da panchinaro di lusso una decina di punti a partita, non può essere più forte di quello di oggi, e questo è un segnale eloquente sul livello della nostra pallacanestro ora. Ha vinto Sassari perchè ha davvero avuto qualcosa in più, Reggio ha avuto la straordinaria chance in gara 6, poi diventa difficile gestire anche la pressione in gara 7. Soprattutto quando parti così forte poi c'è il rischio di arrivare “corti”, di non riuscire a completare il grande sforzo. Il merito di Sassari? Forse la grande capacità di Meo Sacchetti di “depenalizzare” gli errori dei suoi giocatori. Lui è così, ti toglie quella pressione a volte molto forte di sbagliare. Tornare in Italia?Risposta complessa, l'Italia è un paese straordinario, la progenie di ciò che chiamiamo Europa nasce dall'impero romano, dai greci. Sono cambiati i valori del nostro campionato ovviamente, dire che non tornerei sarebbe davvero poco elegante, magari dire che tornerei domani, beh forse ti direi che ci penserei un po'. In Germania c'è sicuramente meno competenza, noi abbiamo una tradizione incredibile, c'è gente che viene al palazzo a vedere le partite che ha visto Morse, McAdoo, Carroll, il gotha del basket. Non c'è la tradizione e la storia, sanno meno di basket, ma stanno ricucendo il gap ad ampie falcate. Il prodotto basket in Germania è più accattivante rispetto al nostro, non dico migliore ma diverso. Come si potrebbe migliorare la nostra situazione?Non posso dare certo ne consigli ne idee che giustamente non fanno parte del mio ruolo, però credo che sarebbe importante valorizzare ciò che abbiamo già. Ovvero eccellente dirigenti nel posto giusto, una meritocrazia che ci potrebbe far fare un salto in avanti. Magari un commissioner, anzi direi no meglio un triumvirato che, con le rispettive competenze, avrebbe il compito di far aumentare qualità, visibilità ed organizzazione del nostro basket. Facendo rispettare le regole, in Germania non è ammessa la finanza creativa. Fare dei nomi?Non si fanno mai, di solito quando fai un nome automaticamente è come averlo fatto silurare, meglio di no”.
Si entra nel vivo anche con altri argomenti come la Nazionale.
“Guidare l'Italia? Non posso che darti una risposta pessima: se dico di no sembrerei snob, se dicessi si sembrerebbe che volessi fare le scarpe a Pianigiani, per cui entrambe non andrebbero bene. Invece sono convinto che agli europei potremo fare molto bene, anche nel girone difficile come quello di Berlino, la Germania ha giocatori fisici ma è carente nel settore guardie. Credo che noi abbiamo qualcosa di più di loro”.
L'immancabile domanda sul rapporto con l'antica alma mater Milano con accenni sibillini a birrerie ed affini (per il celebre incontro tra Proli e Banchi due anni orsono n.d.r.): “Contatti con l'Olimpia?Contatti del terzo tipo non ce ne sono stati e nessun incontro in birreria, ce ne sono tante di ottima qualità a Bamberg come potrei.....”.
Non mancano gli accenni al mercato: “Melli certamente ci piace, guardiamo a lui come a tanti giocatori in scadenza di contratto, resta però un “long shot”, molto complesso da realizzare. Percentuali di permanenza di Mbakwe?Siamo al 5%, e sono già stato largo credimi. Resto di sicuro a Bamberg il prossimo anno questo lo garantisco invece al 125% con tutto il mio staff. E vorrei aggiungere proprio l'importanza dello persone che ti stanno accanto dello staff. E' importante, direi fondamentale avere attorno il proprio gruppo di lavoro e mi meraviglio come a volte le società non lo capiscono. C'è profonda intesa che ci aiuta a sviluppare meglio tutto il lavoro in palestra e sul campo, nel calcio su questo sono ad esempio più avanti. Quando arriva un allenatore porta con se il proprio gruppo di lavoro e, come uno stormo, nel caso riprendono il volo da un'altra parte quando finisce la collaborazione con la società. E credetemi fare l'allenatore è estremamente dispendioso, fare anche il GM (come mi è capitato lo scorso anno in parte a Kazan) fare anche il mercato è totalmente fuori portata. Il coach non ha il tempo materiale per guardare il mercato, giocatori, ed il mercato va iniziato a febbraio non a giugno”.
Chiudiamo proprio con una parte dello staff di coach Andrea Trinchieri ovvero con l'assistente Federico Perego: “E' stata una bellissima stagione, era tutt'altro che facile provare a vincere il campionato, non hai la pressione come in Italia ma sicuramente sapere di far parte di una squadra che ha già vinto diversi scudetti ti impone comunque di restare ad alto livello. Le armi vincenti in finale?Il Bayern è una squadra totalmente opposta alla nostra per caratteristiche: smaliziata, esperta, con mille trucchi sul campo, noi siamo più atletici e con giocatori dai grandi istinti. E' stato importante il lavoro psicologico fatto da Andrea e da tutto lo staff per non dare eccessiva pressione ai giocatori, curando certi i particolari tecnici ma senza diventare ossessivi. Vedo qualche analogia, sia in ambito tecnico che come caratteristiche di qualche giocatore, con la Dinamo Sassari campione d'Italia”. E non poteva mancare la sorpresa finale del coach campione d'Italia Meo Sacchetti che arriva proprio a sigillare l'evento con la sua solita amabile ironia:” Non sono qui per rispondere a domande, è la conferenza stampa di Andrea è lui l'ospite d'onore. Certo che poi parla sempre talmente tanto che ho dovuto aspettare un'ora fuori dal locale per non disturbarlo”.