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16/12/2015, 12.28 Video

La seconda vita di Kyle Kuric

Il giocatore americano racconta il calvario dell’operazione alla testa

Dal profondo della notte che mi avvolge,
Buia come un abisso che va da un polo all'altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per la mia indomabile anima.

Con questa citazione della poesia Invictus del poeta inglese William Ernest Hanley si apre l’intervista pubblicata dall’Herbalife Gran Canaria su Youtube per raccontare il calvario di Kyle Kuric, operato lo scorso mese di novembre per la rimozione di un tumore alla testa. Il giocatore si racconta parlando del suo momento attuale, di come si è sentito in quei giorni, dell’appoggio ricevuto. Ed ovviamente di come non veda l’ora di tornare in campo.

“Mi sento molto meglio, sono molto felice di essere tornato a casa, sulla spiaggia. Non posso ancora fare molto. Sono andato a vedere gli allenamenti, ho fatto qualche passeggiata. Non mi aspettavo quest’accoglienza da parte dei miei compagni. È stato davvero emozionante. Loro mi sono mancati e credo anch’io a loro, ed è stato bello stare di nuovo vicino alla squadra”. Kuric ha quindi parlato dei giorni precedenti all’operazione, quando gli fu diagnosticato il tumore, e di come siano stati duri e difficili. “È stato molto duro. Sono uno che non salta mai una partita, a meno che non sto molto male. Quindi già dover saltare una partita per un mal di testa era molto difficile. Oltretutto vedere la mia squadra soffrire in trasferta e aver bisogno del mio aiuto, fu ancora più difficile. Ora però sappiamo cosa era successo. Devo ammettere che quando me l’hanno comunicato è stato molto strano. La prima cosa che feci fu chiamare mia moglie e mio padre. Era molto presto, risposero la seconda volta. Gli dissi ‘ho fatto un esame medico e ho bisogno che lo vediate, i medici dicono che ho un tumore’, tutto qui. Il mio livello di coscienza non era il migliore. Non ricordo niente, è tutto molto confuso. Poi ricordo l’aiuto di Berni, della squadra, il mio agente, tutti mi hanno aiutato. Non ricordo molto di più”.

Il supporto della famiglia però non gli è mancato. “Fu difficile. Prima di sapere del tumore, Taraneh (la moglie, ndr) aveva già il biglietto per venire a Barcellona. Lo ha saputo prima di prendere l’aereo e quindi ha potuto portare i nostri figli. Avevano appena compiuto tre mesi. È stato emozionante, avevo al mio fianco mia moglie e i miei figli, e stavo per affrontare un’operazione al cervello. Non sai mai quello che può capitare durante un’operazione. Poteva andare male ed era l’ultima volta che ci vedevamo, quindi ringrazio mia moglie per averli portati con lei, è stato emozionante”. Anche per la moglie non sono stati i momenti migliori della sua vita. “Volevo morire. Temevo di perderlo, pensavo solo che i nostri figli sarebbero cresciuti senza un padre, solo ascoltando le sue storie o vedendo le foto”.

“La gente mi dice che ero molto calmo”, ha proseguito Kuric parlando dell’intervento. “Sentivo la pressione ma logicamente era diversa rispetto a quella di giocare, di un tiro decisivo. Avevo fiducia nei dottori e nello staff medico. Sentivo l’appoggio della mia famiglia, dei tifosi, di tutti. Grazie al basket ho avuto molto più appoggio di quello che avrei avuto in un’altra situazione. Ringrazio tutti.” La sua vita sarà diversa adesso, per forza di cose. “È una cosa che ti cambia in ogni caso, nel bene e nel male. Dovrò stare lontano da quello che amo per diversi mesi. È una cosa che ti fa capire che le cose possono cambiare da un momento all’altro. Passi dal non poter giocare una partita al dover essere operato al cervello nel giro di due giorni. Devi apprezzare quello che hai e approfittare del momento”. Il suo pensiero è andato direttamente al campo e al basket. “Quando sono uscito dal coma indotto, vedevo dove mi trovavo, capivo la situazione in cui ero, quello che stava succedendo, era giovedì e giocavamo a Tenerife quel fine settimana. Dicevo alle infermiere ‘sto bene, posso uscire da qui sabato, andare a Tenerife e magari giocare, aiutare la squadra’ ma poi mi resi conto che avevo bisogno di aiuto per uscire dal letto e rimettermi in piedi. Rendermi conto che ero più lontano di quanto mi aspettassi dal tornare in campo fu molto duro, mi colse di sorpresa. Poco a poco però sono migliorato, riuscivo a rimettermi in piedi, sedermi, camminare. È come ricominciare tutto di nuovo, devi chiedere il permesso per poter camminare, anche solo per fare un giro in ospedale. Volevo correre ma il dottore mi diceva che prima dovevo riprendere a camminare. Però è andata bene. Tra due settimane potrò riprendere a nuotare, andare in bicicletta, ritrovare la forza muscolare. Nel giro di un mese posso anche tornare ad allenarmi e magari in due tornare a giocare”.

Kuric apprezza davvero l’aiuto ricevuto. “Diedi il telefono a mia moglie e lei non me lo dava perché ero appena uscito dall’anestesia e non capivo niente. Così quando me l’hanno raccontato non mi rendevo conto di cos’era realmente successo fuori. Lessi i messaggi di Facebook, Twitter, fino al punto di dovermi fermare perché stavo sforzando troppo il cervello. Mi veniva mal di testa per tutti i messaggi che leggevo. Non era solo dalla Spagna o dagli Stati Uniti, ma anche Francia, Turchia, Serbia. È stato incredibile e non potrò mai ringraziare tutti abbastanza. Anche i giocatori di Barcelona sono stati incredibili, aiutarono mia moglie lì mentre le mogli dei miei compagni l’hanno aiutata qui. Ci portavano da mangiare perché Taraneh era lì al mio fianco e non voleva lasciarmi. Non potrò mai ringraziare abbastanza.”

L’americano vede già il completo recupero davanti a sé. “Recuperare è una sfida. Devo andarci piano perché corro il rischio di farmi male in altre parti del corpo, però devo anche esigere di più per poter tornare prima del previsto. Non sappiamo bene cosa fare. Abbiamo un’idea ma non sappiamo bene perché è una cosa capitata a pochi giocatori, o forse nessuno, quindi non abbiamo un riferimento. Stiamo cominciando da zero, e sarà necessario molto lavoro di squadra e l’aiuto di tutti. Ma ho voglia di farlo.” Anche sua moglie lo sostiene nel suo recupero e sa che il peggio è passato. “È stato bello vederlo recuperare. Prima dicevano che avrebbe saltato tutta la stagione, poi maggio. Poi però hanno visto che faceva progressi, camminava. Lui è molto motivato, vuole tornare a giocare. Riuscire ad essere tornati è bello. Riuscivo a pensare solo alle cose negative, a dover tornare qui, prendere tutto ed andare via. Sono sicura che i tifosi non vedono l’ora di rivederlo in campo”.

“Conoscendo i tifosi mi aspetto che sarà un bentornato emozionante. Lo è già stato con i miei compagni e stavolta sarà con molta più gente. Sarà travolgente, però molto emozionante ed è qualcosa che sto sperando di vivere. Sarà incredibile tornare a giocare. Desidero non solo giocare ma anche tornare con la squadra in panchina, rimettermi la divisa. Sarà molto emozionante. Non vedo l’ora.”

Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.



© Riproduzione riservata
A. Tarallo

A. Tarallo

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Comments Occorre essere registrati per poter commentare 3 Commenti
  • JuvecasertaBasket 16/12/2015, 15.23 Mobile

    Che intervista, che combattente Kyle!

  • andrebott 16/12/2015, 14.25

    Bellissima intervista e le parole di Kuric fanno davvero impressione...dai Kyle ti rivogliamo presto in campo!

  • bubu170 16/12/2015, 14.13 Mobile

    Bellissimo pezzo, da brividi